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Intelligenza artificiale: guida alle app più innovative



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Grazie soprattutto a quelle generative, le intelligenze artificiali sono al centro di un processo di democratizzazione che le porta in qualsiasi comparto economico e in qualsiasi ambito sociale. Scopriamo alcune delle migliori app per il business, per la salute e per l’istruzione

Pubblicato il 14 dic 2023



AI governance

Uno dei più grandi meriti che vanno riconosciuti alle intelligenze artificiali generative è quello di avere partecipato attivamente alla democratizzazione delle AI stesse, sdoganando il concetto secondo il quale qualsiasi organizzazione pubblica o privata può farne uso.

L’impiego di app di AI e il loro sviluppo è vicendevole: più entrano nell’uso quotidiano e più si sviluppano ampliando sia le rispettive capacità sia i settori ai quali approdano. Oggi è pressoché impossibile trovare un comparto escluso dalle app di IA, anche perché queste si pongono spesso in modo trasversale coprendo le esigenze di organizzazioni di diversa natura, genere e grandezza.

Introduzione alle app di intelligenza artificiale

L’ intelligenza artificiale è oggetto di rapide evoluzione e diffusione. È fuori dubbio che queste due proprietà vivano in strettissima simbiosi: l’ampiezza della platea ne spinge l’evoluzione e questa si riverbera facendo crescere il numero di organizzazioni che vi fanno ricorso.

Ci sono App trasversali, su tutte la celeberrima ChatGPT e altre ancora che si concentrano su compiti specifici come, per esempio, la stesura di un testo oppure la creazione di immagini. Altre, ancora più settoriali, si concentrano su campi ristretti e ben delimitati quali l’analisi di referti medici o la misurazione di parametri specifici in ambito sportivo. Un mondo ampio e in continua espansione.

Più l’AI comprende il mondo del business e più quest’ultimo ne fa uso.

Cosa sono le app di intelligenza artificiale

Così come suggerisce il nome, sono applicazioni software che ricorrono ad algoritmi IA per fare le veci di un operatore umano nello svolgimento di una moltitudine di compiti.

Ce ne sono di generiche che si possono considerare trasversali e guardano così a diversi settori e, parallelamente, ce ne sono di specifiche che guardano a settori particolari tra i quali, per esempio, il marketing, la salute, l’istruzione, l’automotive oppure le traduzioni o il riconoscimento del volto.

Non vanno dimenticate le tante App per l’apprendimento automatico e le ormai canoniche chatbot – delle quali parleremo più avanti – che accompagnano clienti e utenti nella richiesta di informazioni o di supporto presso i fornitori di prodotti o servizi.

Come funzionano le app basate sull’AI

Le app basate sull’intelligenza artificiale fanno leva su diverse tecnologie per rispondere alle esigenze più vaste e non potrebbe essere diversamente, perché l’AI è un costrutto che poggia le proprie fondamenta su un insieme di discipline e tecnologie che fungono da pilastri. Tra queste:

  • comprensione: emulando capacità cognitive le AI sono in grado di riconoscere ciò con cui sono confrontate (testi, tabelle, voce, immagini, …) per estrarne informazioni
  • apprendimento automatico (e l’analisi dei dati): discipline utili a rendere le AI sempre più performanti e precise
  • elaborazione: mediante algoritmi le AI riescono a mettere in relazione tra loro le informazioni. Un classico esempio è l’elaborazione del linguaggio naturale (NLP), laddove i modelli di riconoscimento del linguaggio naturale (ancora una volta ChatGPT siede sul trono) sono il risultato di tecnologie che rendono possibile la comprensione sintattica di un testo, la sua interpretazione o la traduzione in altri idiomi
  • interazione: i sistemi NLP sono utili per introdurre l’interazione tra uomo e macchina, un rapporto simbiotico e vicendevole che, di fatto, rappresenta la “parte visibile” delle AI che più ha colpito l’opinione pubblica.

Ricondurre le AI a una sola tecnologia è fuorviante, sono frutti di un terreno pieno di humus.

Tipi di app di intelligenza artificiale

Come detto, ci sono app di AI per qualsivoglia comparto, organizzazione o mercato. Difficile trovare ambiti in cui le app di AI non si sono già estese anche se, in alcuni di questi, sono meno ramificate rispetto ad altri.

Prima di entrare nello specifico, è bene sottolineare che escludiamo ChatGPT da qualsiasi tipologia di business e da qualsiasi sottoinsieme applicativo, perché è tra le app di AI più trasversali che esistano attualmente ed è utile al business, all’istruzione e al nozionismo di qualsiasi materia o argomento.

App di AI per il business

Uno degli eventi che costano di più in termini di tempo e risorse sono le riunioni, spesso male assortite e scarsamente organizzate. Un adagio ereditato dalle scuole di management americane vuole che, se bisogna sedersi, una riunione sta diventando troppo lunga.

Fireflies crea riassunti dei meeting, facilitando così il reperimento di informazioni chiave tra i temi dibattuti durante gli incontri lavorativi.

La creazione di chatbot è assai diffusa e, tra le tante applicazioni disponibili, Tidio si sta ritagliando un ruolo di prestigio perché particolarmente facile da addestrare e usare. Può essere integrata in qualsiasi sito web e fungere da guida alle domande più ricorrenti ed essenziali formulate dagli utenti.

I marketer possono usare strumenti come Anyword, progettato da esperti del settore per scrivere testi efficaci da impiegare nelle campagne di comunicazione. Le metriche predittive sono in grado di aiutare a redigere testi usando le parole più appropriate in base alla platea di riferimento.

App di AI per l’istruzione

Anche nel vasto campo dell’istruzione le AI sono presenti in diversi modi.

L’istruzione non vive soltanto di insegnamento frontale, lo dimostra Gradescope AI, sistema di tutoraggio che fa leva sul machine learning per preparare gruppi di studenti facendo in modo che siano loro stessi, tramite feedback e scambio di informazioni reciproche, a provvedere alla loro stessa formazione. Questo lascia tempo ai docenti per approfondire meglio i programmi scolastici, riuscendo a fare passare con maggiore efficacia concetti e nozioni. Gli studenti, aiutandosi tra loro, permettono un insegnamento più fluido e tagliato sulle necessità dei singoli (o di gruppi).

L’insegnamento delle lingue nelle scuole primarie e secondarie può fare affidamento su Knowji, strumento AI che restituisce delle immagini per ampliare il vocabolario degli studenti. Non più soltanto parole nuove da studiare ma tecniche mnemoniche che tengono traccia dei progressi fatti da ogni singolo allievo per proporgli vocaboli e concetti in base alle sue capacità di apprendimento.

Querium guarda alle discipline STEM affiancando gli studenti di diversi ordini. Crea lezioni personalizzate rispettando parametri di difficoltà in base alle conoscenze e ai progressi degli allievi e aiuta gli insegnanti a comprendere le abitudini di apprendimento dei singoli, favorendo così la didattica e individuando le aree di miglioramento.

App di AI per la salute

Quando si parla di salute ci si muove su un terreno minato. La Sanità è uno dei settori in cui l’AI è più frizzante, tra algoritmi e dispositivi che si occupano della prevenzione delle malattie, della diagnosi e della degenza dei pazienti.

Qui ci soffermiamo su quelle app AI che possono essere usate da tutti a prescindere dallo stato di salute e quindi anche dalle patologie in corso.

Una app interessante è Babylon che consente di dialogare con un medico in remoto ma che, a prescindere, permette di controllare e archiviare sintomi esperiti e le condizioni di salute le quali, con l’aiuto di una chatbot, possono essere monitorate e valutate in base alla durata e all’eventuale intensità. L’AI fornisce consigli per l’immediato e, laddove i sintomi non dovessero affievolirsi, raccomanda un consulto medico.

Il bot di Healthily guida gli utenti alla stesura di una diagnosi con domande pertinenti e non sostituisce il lavoro del medico curante ma affianca chi ne fa uso suggerendogli quando è opportuno recarcisi. Il bot sfrutta la tecnologia nativa Dot, a sua volta fondata su GPT e allenata per dare risposte in ambito medico.

App di AI per altri ambiti

Chi crea contenuti video può provare HitPaw Video Enhancer AI, software che usa modelli diversi (Denoise, Animation e Face) per migliorare il risultato finale. HitPaw offre software AI anche per migliorare immagini e per il text-to-voice, la conversione di testo in audio.

Gli amanti dei viaggi hanno a disposizione Hopper, app che suggerisce mete da visitare a seconda dei gusti degli utenti oppure, dopo avere inserito una destinazione gradita, cerca le date e i prezzi migliori per intraprendere il viaggio.

Ci sono app anche per chi usa i social media a livello professionale. LinkedIn, la rete che si concentra sui contatti professionali, gode del supporto di App come LaraAI che, grazie all’Intelligenza artificiale, suggerisce come migliorare il proprio profilo, coadiuvando la scrittura di contenuti per fare in modo che la presenza online sia più significativa.

Non da ultimo, vale la pena ricordare che esistono piattaforme tra i cui obiettivi c’è quello di incentivare lo sviluppo di app AI per diversi scopi. Si tratta di vere e proprie suite di prodotti per la raccolta, l’analisi e l’elaborazione di dati, di algoritmi pronti all’uso e di framework orientati allo sviluppo. Tra queste le più rinomate sono Watson di IBM, i servizi di Google, Azure di Microsoft e Amazon Web Services (AWS).

Si tende a concentrarsi sulle app AI che esistono e sono di ampia diffusione mentre il potenziale è da ricercare anche nello sviluppo di app addestrate su set di dati proprietari: per esempio, un’azienda può creare chatbot che usano i dati dell’impresa stessa per fornire assistenza ai clienti basandosi sul loro storico degli acquisti, prevedendone le necessità e, parallelamente, focalizzando sulle criticità riscontrate tra i prodotti già messi sul mercato. Una sorta di assistenza prevendita e post-vendita capillare, tagliata sulle esigenze della clientela che miscela nel modo più opportuno l’esperienza della vendita e quella del troubleshooting.

Le migliori app di intelligenza artificiale del momento

È ovvio che il pensiero corra in modo automatico a ChatGPT (e quindi al motore di ricerca Bing e al browser Microsoft Edge che, con Copilot, fa leva su GPT-4) che ha anche una versione per iOS e una per Android.

C’è però un emisfero iper-popolato di app che hanno anche valenza ludica, aspetto questo che contribuisce sia a diffonderle sia a sdoganare l’abitudine a ricorrere ad app AI in genere, contribuendo così a spingere l’intero settore. Va anche rivista l’accezione del termine “ludico”, perché ciò che taluni usano per sfizio per altri è materiale professionale, si pensi per esempio a Dall-E, intelligenza artificiale che genera immagini, in dote anche alle imprese le quali, per esempio, possono creare concept di prodotti in una manciata di secondi.

Le Top app di AI per Android e iOS

Tralasciamo gli assistenti come Google Assistant, Siri o Alexa sui quali è già stato scritto di tutto e che sono ormai associati alle IA per antonomasia.

Rimanendo in tema di assistenti digitali, Replika si staglia all’orizzonte come l’homo sapiens delle AI. Ancora acerba e capace di comprende solo l’inglese e il giapponese, è un assistente virtuale con cui un utente può dialogare, studiare e interagire. La versione free è sufficiente a mostrarne le potenzialità, ma è una app da considerare al pari di un cantiere aperto e che ha già 6 anni di esperienza alle spalle. Qui la versione per iOS e qui la versione per Android.

app AI

Altro assistente interessante e basato su riconoscimento vocale è Hound, compagno preciso e capace di effettuare ricerche, gestire l’agenda e svolgere tutti quei compiti canonici per i quali, di norma, è indispensabile digitare sul display. Qui la versione per iOS e qui la versione per Android.

Tra le tante alternative a ChatGPT appare essere interessante Perplexity AI, appoggia su GPT-3 e funziona in modo praticamente identico a quello del “fratello maggiore” più famoso. Può essere usato sia con terminali iOS sia con quelli Android.

Un’app per il rendering 3D ancora relativamente poco nota è Luma AI. È sufficiente inquadrare un oggetto con la fotocamera dello smartphone, scattare una fotografia o girare un video e l’app restituisce un’immagine tridimensionale che può successivamente essere sovrapposta a qualsiasi altro ambiente. Esiste soltanto per iOS ma è da provare perché soddisfa platee di amatori e di professionisti.

La trascrizione audio può essere affidata a Otter AI che, grazie all’AI, registra e trascrive in simultanea. Può presenziare in modo automatico alle riunioni online e creare rapporti dettagliati di ciò che è stato detto. Può essere provata gratuitamente per 300 minuti e, successivamente, occorre sottoscrivere un abbonamento da 8,33 dollari mensili (7,70 euro circa). Qui la versione per iOS, qui la versione per Android. Comprende soltanto l’inglese e quindi, alle nostre latitudini, si rivolge a un pubblico relativamente contenuta di utenti.

Be My Eyes è pensata per gli ipovedenti e consente loro di fornire immagini riprese dalla fotocamera dello smartphone che GPT-4 leggerà per restituire informazioni contestuali: l’uso è notevole, analizza il traffico stradale così come la scadenza di prodotti alimentari. La possono provare sia i possessori di dispositivi Android sia quelli di dispositivi iOS.

C’è anche una nutrita schiera di app per il fotoritocco che non citiamo perché, non di rado, hanno suscitato problemi relativi alla privacy. In molti casi i produttori hanno migliorato le rispettive policy ma, giacché funzionano inquadrando il volto di chi ne fa uso, ci sembra più cauto non segnalare ai lettori app di questa natura.

Fidji Simo - Responsabile App Facebook
Fidji Simo – Responsabile App Facebook

Il futuro delle app di intelligenza artificiale

Quelle proposte sopra non sono app di intelligenza artificiale scelte a caso, sono un campione non esaustivo della strada che hanno imboccato gli sviluppatori, ossia:

  • interazioni uomo macchina (molto utili anche al business e alla sanità)
  • inclusività
  • privacy e sicurezza in senso ampio.

Facilitare il quotidiano dei disabili è un tema di spessore e le AI possono fare molto per l’inclusività, così come le AI per la sanità sono molto utili in tutto il percorso terapeutico che va dalla diagnosi alla cura (anche chirurgica) e alla degenza.

Allo stesso modo tutto ciò che riguarda privacy e sicurezza è ampiamente toccato dalle AI, tra norme ed equilibri da rispettare financo nelle funzionalità di polizia predittiva. Proprio mentre scriviamo, Bruxelles è impegnata nella definizione dell’AI Act sulla quale si sta lavorando da diverso tempo e che, agli albori, non ha tenuto conto delle AI generative che costituiscono una frontiera capace di tracciare un “prima” e un “dopo” nello sviluppo e nella penetrazione delle app di intelligenza artificiale.

Dove queste arriveranno, quanto tempo impiegheranno e in che modo si svilupperanno dipende anche dai limiti che i legislatori sovranazionali imporranno per garantire un equilibrio tra diritti fondamentali e sorveglianza (e quindi ingerenze nella privacy).

chatGPT iPhone

Tendenze emergenti nelle app di AI

Spicca la democratizzazione delle AI e questa è trasversale. Non ha senso identificare una o un’altra area di sviluppo, così come sarebbe fuorviante concentrarsi su uno specifico settore di applicazione.

È in corso la diffusione dell’uso delle AI appannaggio di chiunque, anche di chi non ha nozioni di programmazione e non è avvezzo all’uso delle tecnologie. Da una parte piattaforme e ambienti di sviluppo low-code (o persino no-code), dall’altra la facilità d’uso che, ancora una volta per antonomasia, è bene illustrata da ChatGPT e dalle sue innumerevoli declinazioni: basta porre una domanda come la si porrebbe a un amico e il resto viene da sé.

Come le app di AI stanno cambiando il mondo del business

È proprio nell’ambito business che si cristallizza il “pre” e il “post” Intelligenze artificiali generative. Una spaccatura tanto grande da rendere inutilizzabili tutti quegli studi che, prima del loro avvento, indagavano l’impatto delle AI sull’impiego e sulle professioni.

Le AI stanno cambiando il modo in cui le imprese si interfacciano ai rispettivi clienti, fornendo loro supporto di varia natura con maggiore efficacia e rapidità. Bisogna fare dei distinguo: le chatbot che siamo abituati a usare sui siti web sono – per il momento almeno – per lo più elementari. Rispondono con precisione a poche domande, sono per lo più imprecise davanti a quesiti un po’ più articolati e, con l’aumentare della difficoltà del tema trattato, diventano persino inutili.

C’è, nelle retrovie, un grosso lavoro svolto dalle organizzazioni che stanno addestrando i bot con dati proprietari e, in futuro, il rapporto tra chatbot e uomo sarà molto più gratificante e prezioso. Un lavoro che non si fermerà e che porterà beneficio allo sviluppo di applicazioni pensate per i consumatori, per lo svolgimento di funzioni interne alle aziende e per l’affinamento delle capacità di marketing.

Oggi, le imprese che hanno già abbracciato le AI, ne fanno uso per automatizzare compiti ripetitivi e ad alto rischio di errore, liberando così i dipendenti da un certo tipo di attività e permettendo loro di perfezionare le rispettive crescite professionali. Si tratta di un uso accorto e ragionevole che, in futuro, non sarà più sufficiente.

Alle AI verrà vieppiù demandato lo svolgimento di compiti più complessi: non è impensabile, per esempio, che un intero reparto contabile venga del tutto automatizzato, impiegano un numero relativamente basso di persone a cui spetteranno compiti di verifica e di intervento laddove algoritmi e hardware specifico dovessero fallire.

In qualche modo ciò sta già avvenendo nell’industria, laddove l’Industrial Internet of Things (IioT) consente di ottimizzare la produzione e di prevedere i fermi macchina, lasciando a un parterre di tecnici altamente specializzato il compito di intervenire – se possibile in remoto – per ripristinare lo status quo.

Conclusioni

Tutto ciò non può essere associato con certezza a una moria di posti di lavoro. L’unica certezza è che il mondo del business in generale sta per conoscere l’ennesimo scossone nel corso degli ultimi due secoli, animato da rivoluzioni che si sono succedute nel corso dei decenni: dall’avvento della catena di montaggio a quello dei personal computer (e dei tanti software che hanno migliorato la qualità del lavoro) creando nuove professioni e armonizzandosi ogni volta, fino a diventare ciò che conosciamo oggi. Nulla porta a pensare che, in futuro, non ci sarà un nuovo equilibrio tra nuovi servizi e posti di lavoro. L’automazione, sia questa mediata dai software o dall’hardware, deve essere creata, amministrata, gestita e mantenuta.

 

 

 

 

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