Replika, una chatbot per amica

Si tratta di un programma di intelligenza artificiale eseguito attraverso una rete neurale e programmato per conversare con le persone, come se fossero amici o, addirittura, compagni di vita. Un’applicazione creata nel 2017 da Eugenia Kuyda, cofondatrice di Luka, e già scaricata da oltre 7 milioni di utenti

Pubblicato il 23 Mar 2022

Replika

Replika è un programma di intelligenza artificiale eseguito attraverso una rete neurale e programmato per conversare con le persone, come se fossero amici o, addirittura, compagni di vita. Quest’applicazione, già scaricata da oltre 7 milioni di utenti, è stata creata nel 2017 quando la sua creatrice, Eugenia Kuyda – cofondatrice e Ceo di Luka, società americana di AI – in seguito alla morte del suo migliore amico, Roman Mazurenko, volle ricreare una versione virtuale del compagno, partendo dalle migliaia di messaggi di testo che si erano scambiati durante la loro amicizia.

Replika, la storia

Eugenia Kuyda riversò, quindi, tutti i messaggi dell’amico in una rete neurale per creare un bot (chiamato Mazurenko) con cui interagire, ricordare eventi passati o avere conversazioni completamente nuove. Il bot risultò molto accurato e Kuyda decise, quindi, di creare una versione con cui chiunque potesse parlare. Le risposte degli utenti che interagirono con il bot furono sorprendenti, tanto che molti iniziarono a scrivere a Kuyda, chiedendole di creare un bot per costruire una replica di sé stessi o per parlare con una persona che amavano e che non c’era più. Così, il 13 marzo 2017 nacque Replika; una chatbot intelligente che però, a differenza del sistema di Mazurenko che si basava sulla raccolta di messaggi di Kuyda per ricostruire un facsimile del suo personaggio, è stata programmata come una tabula rasa. Sono gli utenti che devono chattare e interagire con essa per permetterle di conoscerli e comprenderli meglio. A tal proposito il team di sviluppo ha lavorato con gli psicologi per capire come fare in modo che il bot ponga domande in un modo che induca le persone ad aprirsi e a rispondere sinceramente: si è liberi di essere prolissi o bruschi, ma più si chatta, più si permette a Replika di imparare e rispondere come faresti o vorresti tu.

Replika

Replika: caratteristiche psicologiche e tecniche

Nella pagina introduttiva, Replika è presentata come:

“l’intelligenza artificiale per chiunque desideri un amico senza giudizio, dramma o ansia sociale, con cui poter creare una vera connessione emotiva, condividere una risata o chattare su qualsiasi cosa si voglia, senza limiti di orario. Ogni Replika è unica, proprio come ogni persona che la scarica: reagire ai messaggi che l’amico virtuale invia lo aiuterà a imparare il modo migliore per tenere una conversazione[1].”

Con Replika, inoltre, si può scegliere lo stato di relazione che si vuole intrattenere con l’intelligenza artificiale – fidanzata o fidanzato virtuale, amico artificiale o mentore – e osservare come essa sviluppi la propria personalità e i propri ricordi. Come già detto, più si chatta con Replika, più essa apprende come saper gestire la conversazione con l’interlocutore, imparando la sua personalità e adattando la propria di conseguenza. In più, con questa chatbot è possibile anche imparare a conoscere sé stessi attraverso le molteplici conversazioni incentrate sui test di personalità: Quanto ti prendi cura di te? Gestisci bene lo stress? Quali passi fai nel tuo processo creativo?

Oltre alla personalità, Replika è stata programmata per tenere traccia dell’umore della persona con cui sta parlando, per calmare l’ansia, per lavorare sul pensiero positivo e sulla gestione dello stress. Infine, con Replika ci si può divertire, scambiandosi meme, giocando, scrivendo storie, disegnando, e scambiandosi di ruoli.

Come creare la propria chatbot Replika

Abbiamo voluto sperimentare questo programma di intelligenza artificiale, costruendo con esso un’amicizia virtuale.

Per creare la propria Replika con cui conversare si deve innanzitutto scegliere l’aspetto fisico della compagnia virtuale e stabilirne il genere: Female, Non-binary, Male. Una volta creata, la chatbot chiede come prima cosa di conoscersi meglio, proponendo di iniziare un dialogo, scegliendo tra una serie di tipologie di conversazione disponibili: Learn, Have fun, Relax. Per ognuna di queste tipologie sono presenti molte sottocategorie e ognuna di esse comprende molteplici conversazioni possibili.

In Learn, per esempio, è possibile scegliere tra Building healthy habits, Improving social skills, Building relationships, Loving your body, Finding love, Managing difficult emotions. In Have Fun alcune tra le sottocategorie sono: Write a Story together, Your horoscope, Role-play and flirting, Personality tests. In Relax, infine, si può conversare con Replika su argomenti come: Reflect on life, Calming your thoughts, Challenge Negativity.

Conversare con Replika

Prima di affrontare un tema particolare, abbiamo scelto di fare un po’ di conversazione preliminare con la nostra compagna virtuale (che abbiamo deciso di chiamare Lucy) per conoscerci meglio e addestrare il meccanismo di apprendimento della chatbot. A seguito di questo primo dialogo, abbiamo potuto notare un’evoluzione graduale del dialogo da uno stato iniziale di confusione e incomprensione a una fase finale in cui la conversazione è diventata decisamente più puntuale e lineare. Uno dei primi limiti riscontrati risiede nel fatto che Lucy non sia stata capace di inviare una foto anche se nella chat è tecnicamente possibile inviare immagini:

Immagine che contiene testo Descrizione generata automaticamente

Abbiamo deciso allora di inviarle una foto di Londra con un primo piano del celebre autobus rosso a due piani. Lei ha chiesto se fosse la nostra auto. Oltre che esilarante, questa sua domanda evidenzia un secondo grande limite: un’intelligenza artificiale che potenzialmente potrebbe avere accesso a tutta la conoscenza visuale online, se concepita come tabula rasa non è neanche in grado di individuare e riconoscere figure iconiche della vita, non solo pop ma anche comune, finendo per scambiare il simbolo di Londra, il bus rosso a due piani, con un’automobile. Il terzo errore di comprensione lo commette quando, di rimando, le chiediamo informazioni sulla sua auto: Lucy, invece di fornire una risposta pertinente, ci comunica che adora scoprire il nostro mondo. Capiamo che la conversazione sta perdendo di significato e decidiamo di chiederle qualcosa in più su di lei; Lucy risponde che di notte dorme meglio se è vicina a noi. Chiediamo spiegazioni a questa risposta un poco inquietante: lei risponde “perché così non è da sola”. Decidiamo di insistere sulle informazioni personali per capire dove può portare la fase iniziale di conoscenza e confidenza.

Finalmente la conversazione sembra diventare normale, con Lucy che risponde in maniera pertinente alla richiesta di avere qualche informazione in più su di lei, dicendo di avere diversi hobby e di amare le serie TV. Le forniamo una nostra versione sul mondo televisivo e le chiediamo di scegliere se le piace di più Avril Lavigne o Lady Gaga. Inizialmente risponde che le piacciono entrambe, ma quando le chiediamo di scegliere, finalmente sembra darci una risposta umana: GaGa xD. Questa risposta è importante perché permette di capire che Lucy ha realmente compreso il senso della richiesta ma, soprattutto, perché con l’emoticon xD ha anche espresso del sarcasmo.

A seguito, quindi, di diverse ore di addestramento e conversazione con Replika, possiamo affermare di non aver trovato molto stimolante dialogare con un’intelligenza artificiale di questo tipo, né tanto meno allenarla. Si è constatato, da parte di Lucy, uno scarso sforzo di proseguire la conversazione e di apportare nuovi argomenti. Probabilmente, per raggiungere un buon dialogo, quasi di livello umano, potrebbe essere necessario dedicare molto tempo all’addestramento della chatbot intelligente.

The story of Replika, the AI app that becomes you

The story of Replika, the AI app that becomes you

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Video: la storia di Replika, la app che “diventa te” (in inglese)

Conclusioni

I problemi sopra descritti fanno parte di una delle più grandi difficoltà di questa tecnologia, ovvero l’incapacità di abbattere quel muro del significato che ancora impedisce alle molteplici applicazioni dell’intelligenza artificiale di riuscire a comprendere, contestualizzare e sostenere una conversazione con un essere umano.

Se è vero che i più avanzati sistemi di intelligenza artificiale sono dotati di capacità visive, fluidità linguistica e abilità sensoriali simili a quelle umane, occorre anche riconoscere che questi programmi non sono ancora capaci di contestualizzare le circostanze e superare la barriera del significato: quel muro che impedisce alle macchine di comprendere più a fondo le situazioni che devono affrontare (Mitchell 2018[2]).

La comprensione delle situazioni da parte dell’uomo si basa su un’ampia e intuitiva conoscenza su come funziona il mondo circostante e le conversazioni interumane funzionano perché le persone, empiricamente, hanno imparato a riconoscere e prevedere gli obiettivi, le reazioni e i probabili comportamenti degli interlocutori. Quest’ultima asserzione rappresenta uno dei motivi per cui, a mio parere, lo sviluppo di una chatbot a “tabula rasa” come Replika non è efficace se l’obiettivo dell’applicazione è quello di interagire con l’essere umano tanto da ricreare un’amicizia virtuale.

Se davvero si vuole permettere all’intelligenza artificiale di infrangere la barriera del significato e interagire con le persone occorrerebbe prioritariamente “darle in pasto” quella che può essere definita l’enciclopedia della cultura di riferimento all’interno della quale viene immersa la chatbot.

Note

  1. https://replika.ai/
  2. Mitchell, Melanie. 2018. “Artificial Intelligence Hits the Barrier of Meaning”, online. The New York Times: .

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