Scenari

Realtà totale, cos’è, perché cambierà il nostro modo di vivere

Un concetto nato negli anni Duemila che oggi si integra con i più aggiornati sistemi di intelligenza artificiale, consentendo alle persone esperienze completamente nuove e dando vita alle Smart City

Pubblicato il 27 Mar 2023

Immagine generata da DALL-E

Cos’è la realtà totale? Questo concetto è nato all’inizio del XXI secolo in IBM, quando ci si è resi conto che ormai la trasformazione digitale stava permeando tutte le nostre esperienze quotidiane e il digitale non era più relegato in uffici e fabbriche ma si stava diffondendo nelle case, nei negozi, persino per strada. Inoltre, il modo di interagire con le macchine stava cambiando: non eravamo più noi a doverci adattare alla loro limitata capacità di comprensione del mondo esterno ma avevano iniziato loro a comprendere il nostro modo di comunicare attraverso i comandi vocali, la capacità di riconoscere il testo stampato e persino la calligrafia, fino ad arrivare alla comprensione del contenuto di un’immagine. Mancava ancora qualcosa, tuttavia, qualcosa che è nata molto tempo fa ma che solo ora ha iniziato ad avere una diffusione a tutti i livelli, ovvero l’intelligenza artificiale.

Realtà totale, primo esempio

Siete invitati a una rimpatriata tra amici. Arrivati al ristorante, vi fanno accomodare in una bella sala dove c’è già un tavolo pronto. Baci, abbracci e i soliti rituali di chi non si vede da una vita. Poi vi sedete. Alla vostra destra, sul tavolo, compare il menù. Non è tuttavia una semplice lista di antipasti, primi o secondi, ma una vera e propria proposta per un pasto completo, anzi, per più di uno fra cui scegliere. Quando vi siete seduti, infatti, la vostra sedia vi ha riconosciuti perché si è collegata al vostro cellulare, che rappresenta a tutti gli effetti la vostra “carta d’identità digitale”. Il locale, infatti, appartiene a una catena di ristorazione alla quale voi avevate dato già l’autorizzazione ad accedere ad alcuni dati specifici che riguardano le vostre preferenze culinarie e, soprattutto, le vostre intolleranze alimentari. Sa inoltre che in questo periodo state seguendo una dieta proteica, con pochi carboidrati.

Così, non solo il tavolo vi propone tre o quattro possibili menù completi, già bilanciati e in accordo con le vostre preferenze, ma siete sicuri al 100% che non conterranno nessuno dei cibi ai quali siete intolleranti se non addirittura allergici. Ovviamente potete modificare qualsiasi scelta, provare cose nuove e questo, senza neppure aver bisogno di chiedere al cameriere se per caso nella preparazione del cibo ci siano alcuni degli ingredienti a cui siete allergici. Ci penserà comunque il tavolo ad avvertirvi, anzi, quei cibi non saranno comunque disponibili fra le possibili scelte. Le vostre. Perché ovviamente lo stesso vale per ognuno degli altri invitati a cena, ognuno col proprio menu personalizzato. Naturalmente tutto ciò è realizzato tenendo conto anche delle esigenze del ristorante, della disponibilità di ingredienti, dell’efficienza nel produrre i vari piatti, accorpando più ordini contemporaneamente. Ci pensa l’intelligenza artificiale del ristorante, a farlo.

Questo è solo uno dei tanti esempi di quello che potrebbe essere un futuro scenario di “realtà totale”.

realtà totale
Immagine generata da DALL-E

Cos’è la realtà totale

Lo sviluppo della grafica digitale, soprattutto grazie ai videogiochi, aveva permesso di sviluppare veri e propri mondi virtuali in cui ci si poteva muovere grazie a personificazioni dei vari giocatori denominate “avatar”. Nasceva così la realtà virtuale. Contemporaneamente, l’utilizzo di particolari periferiche, anche queste nate nell’universo ludico, come gli occhiali intelligenti, aveva permesso di sovrapporre alla nostra percezione della realtà elementi di natura digitale. Avevamo così la realtà aumentata.

Tuttavia, per la maggior parte delle applicazioni, la nostra interazione con le macchine era ancora legata in gran parte alle tastiere, a varie periferiche di puntamento e agli schermi. Le interfacce non erano più solo testuali ma grafiche, ma era ancora l’essere umano a doversi adattare al modo di comunicare dei computer e non viceversa. Con i comandi vocali le cose stavano cambiando, ma ancora adesso, spesso, la nostra percezione del mondo digitale è intermediata da specifiche apparecchiature.

Adesso facciamo un piccolo salto nel futuro. Immaginate di eliminare dagli uffici e dalle case tutti i computer, o meglio, di eliminare le tastiere, i monitor, i mouse e qualsiasi altra cosa abbiate finora usato per interagire con un computer. Immaginate che ogni oggetto diventi intelligente e non sia solo capace di comunicare con voi ma di interagire in modo autonomo anche con altri oggetti. Oggi questo sta diventando possibile grazie all’internet delle cose (Internet of Things). Immaginate ora che ognuna di queste piccole intelligenze, funzionali solo a un certo livello di interazione, sia collegata a grandi intelligenze, intelligenze artificiali, capaci di offrire informazioni, servizi, consigli a ognuno di questi oggetti e magari coordinarne i comportamenti.

Oggetti al posto delle periferiche come interfacce

Siete mai entrati in un mondo virtuale? Un videogioco, ad esempio, come Fortnite, o un ambiente virtuale sociale come Second Life? Vi muovete, parlate con altre persone, costruite oggetti, abitazioni, potete “cliccare” su qualsiasi oggetto e molti di loro reagiranno al vostro tocco in vari modi. Siete in un mondo completamente interattivo.

Ecco, immaginate che quel mondo interattivo non sia più virtuale ma reale, che tutte le interfacce a cui siete abituati, come monitor, tastiere, schermi tattili, vengano sostituiti da tavoli, sedie, porte, finestre, soprammobili vari, oggetti di ogni tipo o forma. Che a diventare intelligenti siano gli edifici, i veicoli, le strade, i semafori, persino i lampioni stradali. Che ognuno di loro possa reagire al vostro tocco, alle vostre parole, riconoscere chi siete, sapere cosa state facendo, il tutto ovviamente ben regolato da meccanismi e standard di sicurezza, di rispetto della privacy e persino di “regole etiche”. Insomma, continuate ad avere voi il controllo, ma più esponete delle vostre necessità e più rapidamente esse saranno soddisfatte.

Tutto quello di cui avete bisogno voi è una periferica indossabile, come un cellulare o un orologio, che dica chi siete. Da qualche parte avete memorizzato le vostre preferenze e le regole a cui tutti questi oggetti dovranno attenersi nell’interagire o meno con voi. Potete persino avere più di un profilo, da attivare volta per volta: uno pubblico, uno privato, uno per quando lavorate e uno per quando siete in vacanza. In un certo senso, pur avendo sempre la stessa identità, potete indossare vari “cappelli”, volta per volta: il mondo si adatterà di conseguenza.

Questa è la realtà totale: un mondo fisico, il nostro, in cui interagiamo come quando siamo dentro a un videogioco. E non solo ognuno di noi può interagire con ciò che lo circonda ma ognuno di questi oggetti è potenzialmente in continuo collegamento con gli altri allo scopo di offrire servizi rapidi ed efficienti.

Realtà totale, secondo esempio

Ecco un secondo esempio di cosa potrebbe essere la realtà totale. Una persona anziana si sente male, forse sta per avere un infarto. L’Orologio che porta al polso se ne accorge e avverte la Casa. Notate la maiuscola: ognuno di questi oggetti ha in effetti un’intelligenza e un certo livello di autonomia decisionale. La Casa ha a sua volta la direttiva di informare la figlia, in questi casi, ma si rende conto che in quel momento si trova in un’altra città, per cui, autonomamente, mentre chiama la donna, manda anche un segnale di allerta anche al più vicino Ospedale. Parte un’Ambulanza che arriva presso l’abitazione. La Casa dà accesso all’abitazione ai paramedici, in quanto autorizzati e riconosciuti come tali. L’uomo non sarebbe stato in grado, infatti, di aprire la porta. I paramedici soccorrono l’uomo e lo caricano sull’Ambulanza. Il veicolo avverte autonomamente l’AI che controlla il traffico della situazione: devono arrivare il più presto possibile in Ospedale: il paziente è grave.

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Tutto ciò avviene senza che l’autista della stessa se ne debba occupare: è il veicolo che parla direttamente col Controllo del Traffico. Quest’ultimo fornisce all’Ambulanza un percorso che le assicurerà di trovare il tragitto più scorrevole e tutti i Semafori già impostati sul verde. Quindi, il Controllo del Traffico non farà scattare sul “via libera” i Semafori seguendo il tragitto scelto dall’autista, cosa che potrebbe confliggere con altre esigenze altrettanto serie che stanno avvenendo in contemporanea, ma fornisce un percorso “verde” compatibile con tutte gli altri eventi che deve gestire. L’Ambulanza non è a guida autonoma perché deve muoversi in un traffico con ancora una prevalenza di guidatori umani, ma l’autista ha un Navigatore e può seguire il percorso stabilito dal Controllo del Traffico. Se eventi contingenti, come un incidente, lo porteranno a variare il percorso, la AI si modificherà il percorso adattandolo volta per volta.

Il Navigatore non dispone di uno schermo ma dà una serie di indicazioni in sovraimpressione direttamente sul parabrezza, integrate da una guida vocale, in modo da evitare che l’autista dell’Ambulanza distragga lo sguardo dalla strada. Mentre il mezzo si dirige verso l’Ospedale, comunica con la Strada e con i Semafori, i quali a loro volta comunicano con i dispositivi indossati dalle persone che camminano per strada, o con i vari veicoli, persino con le biciclette, in modo da evitare che qualcuno attraversi la strada anche quando è rosso e che tutti rispettino la priorità del mezzo in questione.

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Lo scenario di una Smart City

In questo scenario gli esseri umani possono concentrarsi su quello che è fondamentale, ovvero occuparsi del paziente e gestire quelle evenienze che nemmeno un’intelligenza artificiale può prevedere. A tutto il resto ci pensa una Città Intelligente (o Smart City) in cui ogni oggetto reale è interconnesso con tutti gli altri attraverso uno scambio di dati, informazioni e comandi.

Scenari analoghi sono stati sviluppati nell’ambito del turismo, nel settore della moda, in quello della manutenzione di impianti industriali ad alto rischio e via dicendo. La realtà totale rappresenta la completa integrazione del mondo reale con quello virtuale, trasformando l’ambiente che ci circonda in un’unica grande interfaccia con quell’universo digitale che ormai pervade in parallelo il mondo fisico al quale siamo abituati.

Conclusioni

Tutto ciò, concepito quasi vent’anni fa e realizzato solo in ambienti molto specifici e in modo limitato, oggi, grazie anche alle tecnologie emergenti nel campo dell’intelligenza artificiale, dell’Internet delle cose, del Metaverso e della connettività a banda larga come il 5G, può finalmente diventare parte del nostro quotidiano, cambiando in maniera significativa il modo con il quale ci confrontiamo con l’ambiente circostante e segnando il cammino verso una nuova ed entusiasmante avventura per la specie umana.

Molte, ovviamente, sono le questioni da dirimere, come quelle che riguardano l’utilizzo e la titolarità dei dati raccolti, il rispetto della riservatezza personale, le regole etiche da imporre alle intelligenze artificiali, ma sono solo problemi da risolvere e come abbiamo sempre fatto nel corso della Storia, li risolveremo. Faremo probabilmente degli errori, ne pagheremo il prezzo, li correggeremo e andremo avanti, verso un futuro in cui la tecnologia sarà al servizio delle persone, per una società più inclusiva, più giusta, più rispettosa dei diritti umani e dell’ambiente. Quest’ultima parte spetta a noi: il resto possiamo lasciarlo alle macchine.

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