Il conflitto in Ucraina, in particolare nella sua dimensione legata alla guerriglia nei territori invasi, avrebbe avuto l’effetto di promuovere un avanzamento tecnologico nell’ambito delle armi impiegate dal personale non militare. In conseguenza delle diffuse capacità digitali che caratterizzano la popolazione dei centri urbani e della capillare presenza di aziende e startup attive nel settore tecnologico, le quali forniscono anche servizi e tecnologie per i colossi hi-tech, strumenti quali app mobile, stampanti 3D e droni per uso civile avrebbero iniziato a essere impiegati per fini bellici.
Gli stessi volontari dell’esercito ucraino avrebbero fatto uso delle proprie conoscenze e dell’esperienza maturata nel settore privato per produrre equipaggiamento e risorse utilizzabili al fronte. Ad esempio, questi esperti avrebbero sviluppato dei software utili a gestire le operazioni di comando e controllo, oppure avrebbero modificato droni commerciali, dotandoli dei meccanismi necessari per il lancio di granate e munizioni anticarro su postazioni e mezzi nemici da remoto. Inoltre, sarebbero stati predisposti veicoli elettrici controllabili a distanza per il trasporto di materiale bellico o per l’installazione di armi da fuoco pesanti.
L’uso degli UAV (droni) a scopo militare in Ucraina
Il settore degli UAV (Unmanned Aerial Vehicles) in particolare, avrebbe registrato le innovazioni più significative nel corso del conflitto. Accanto ai droni militari prodotti internamente e a quelli acquistati da Stati terzi, un ruolo di importanza crescente sarebbe svolto da droni facilmente acquistabili sul mercato (commercial off-the-shelf) e successivamente modificati attraverso l’integrazione di sistemi militari.
L’iniziativa e la capacità di adattamento della popolazione ucraina avrebbero portato, nel corso dei mesi successivi allo scoppio del conflitto, alla creazione di veri e propri laboratori di UAV (droni) in tutto il Paese. Al loro interno, civili e volontari in possesso delle conoscenze e capacità necessarie, si adopererebbero per adattare droni di uso commerciale all’impiego in ambito bellico. Questi armamenti, dal costo notevolmente più ridotto rispetto ai droni militari avanzati in uso negli eserciti, rappresenterebbero ormai una quota consistente degli UAV (droni) impiegati dall’esercito ucraino nelle attività di ricognizione e attacco.
La collaborazione e lo scambio di informazioni tra settori civili, in particolare quello della robotica e dei Sistemi Autonomi (RAS), e quello militare avrebbero inoltre facilitato lo scambio di feedback e il conseguente perfezionamento e miglioramento continuo delle tecnologie e dell’equipaggiamento utilizzati al fronte.
Alcuni esempi di riutilizzo dei droni civili in Ucraina
Alcune dimostrazioni di tale fenomeno sarebbero il laboratorio di droni esplosivi messo in campo dall’unità Dnipro-1 della Guardia Nazionale Ucraina e la fabbrica civile di Kiev “Dronarnia”, uno dei maggiori produttori di droni modificati così come richiesto dagli ufficiali dell’esercito ucraino. Un altro caso di collaborazione tra il settore civile e quello militare nell’ambito degli UAV è quello di Aerorozvidka (Ricognizione aerea in ucraino), una ONG sorta nel 2014 in seguito alla crisi di Crimea e Donbass e arrivata a includere nel corso degli anni centinaia di dipendenti provenienti da contesti diversi. Attualmente l’organizzazione ucraina, oltre a gestire diversi programmi di addestramento e di ricerca e sviluppo per le forze armate, produrrebbe droni modificati per uso militare, incluso l’UAV R18, dotato di 8 rotori e in grado di trasportare e sganciare granate e munizioni anticarro.
Il grande numero di droni militari e soprattutto la capacità di adattare veicoli commerciali all’uso bellico avrebbero conferito alle forze ucraine un margine di vantaggio in questo campo rispetto all’esercito russo. Quest’ultimo, infatti, sebbene superiore dal punto di vista degli armamenti pesanti, quali artiglieria e mezzi corazzati, avrebbe dimostrato una scarsa capacità di adattamento delle tecnologie commerciali all’ambito militare.
L’uso di Internet per contrastare l’invasione: i satelliti Starlink
Oltre alla creazione di apparecchi bellici improvvisati, le forze vicine a Kiev starebbero facendo massiccio ricorso alla rete Internet per contrastare l’invasione russa. Un sostegno per tale scopo è arrivato dal magnate sudafricano Elon Musk.
Già nel mese di marzo 2022, Tesla aveva inviato delle e-mail ai suoi dipendenti ucraini chiamati alle armi in cui si diceva che avrebbero ricevuto lo stipendio per almeno tre mesi.
Allo stesso tempo, il team aziendale specializzato in tecnologie energetiche aveva assemblato e fornito sistemi di accumulo di energia con batterie agli ioni di litio, noti come Tesla Powerwalls, per far funzionare le apparecchiature satellitari di Starlink impiegate in Ucraina per mantenere le comunicazioni.
Per costruire queste apparecchiature, i dipendenti avrebbero utilizzato invertitori e cavi di ricarica donati dagli installatori certificati Tesla della zona.
La maggior parte dei kit di base donati all’Ucraina comprenderebbe una parabola ricevente larga 23 pollici che deve essere montata all’esterno e un cavo che si collega a un router che irradia un segnale internet Wi-Fi. La maggior parte di questi router utilizza una parabola circolare, ma alcune versioni più recenti sono rettangolari. La velocità di Internet varierebbe, ma secondo Oleg Kutkov, un esperto informatico di Kiev, spesso sarebbe possibile ottenere una velocità di download di 200 megabit al secondo, una velocità sufficiente per la maggior parte gli usi domestici di Internet.
Starlink si basa su segnali trasmessi da e verso una costellazione di satelliti in orbita terrestre bassa, a differenza dei concorrenti i cui satelliti orbitano intorno al pianeta ad altitudini molto più elevate.Tali dispositivi avrebbero avuto un ruolo rilevante per garantire ai droni ucraini di individuare e colpire i bersagli nemici, in particolar modo nelle aree in cui le infrastrutture sono deboli e non c’è connessione alla rete.
I droni guidati dai satelliti Starlink avrebbero permesso, fin dall’inizio del conflitto, di distruggere vari carri armati, camion di rifornimenti e veicoli che trasportavano apparecchiature elettroniche.
Le unità di ricognizione aerea ucraine utilizzerebbero un sistema chiamato Delta, costruito negli ultimi anni con l’aiuto di consulenti occidentali e accessibile tramite computer portatili di base. Comprenderebbe altresì un software di ”consapevolezza situazionale”, capace di creare una mappa interattiva, incorporando immagini provenienti da droni, satelliti, sensori e intelligence umana, in modo da poter tracciare gli spostamenti delle truppe russe. Inoltre, Delta sarebbe compatibile con i sistemi della NATO e sarebbe stato testato durante l’esercitazione militare Sea Breeze nel Mar Nero nel 2021, dove sono stati coinvolti Stati Uniti, Ucraina e altri 30 Paesi.
Infine, l’impiego dei satelliti Starlink avrebbe avuto impatti anche dal punto di vista propagandistico. Secondo Steve Butow, direttore dell’unità spaziale presso la Defense Innovation Unit, i satelliti di Musk avrebbero impedito all’Ucraina di rimanere isolata nel versante delle comunicazioni minando le campagne di disinformazione filorussa.
Il ruolo dei droni ucraini nel conflitto
Secondo Justin Bronk, ricercatore di tecnologia e potenza aerea nel team di Scienze militari del Royal United Services Institute (RUSI), le truppe russe sarebbero particolarmente esposte alle incursioni dei droni ucraini per varie ragioni.
In primis, soprattutto al principio dell’invasione, le forze del Cremlino sarebbero state caratterizzate da una mancanza di coordinamento sul campo e sarebbero avanzavate spesso oltre la copertura normalmente fornita dai sistemi antiaerei a corto e medio raggio.
In secondo luogo, le forze russe avrebbero fatto un uso limitato degli attacchi elettronici per disturbare i segnali ostili (jamming) per via dei timori di interrompere i propri sistemi di comunicazione.
Infine, le unità del Cremlino sarebbero state costrette, in molti casi, ad affidarsi a telefoni cellulari e radio con componenti cinesi sostitutivi a basso costo, privi di un’adeguata crittografia di livello militare.