intelligenza artificiale

Preparare i dipendenti al lavoro del futuro con softskill e fiducia: l’intelligenza artificiale lo cambierà radicalmente



Indirizzo copiato

Mentre la tecnologia e i big data costituiranno la forza trainante per la trasformazione digitale, questo research report esplora i motivi per cui i leader aziendali devono guardare oltre la tecnologia e concentrarsi sulla trasparenza e sulla creazione di fiducia sviluppando al contempo un’organizzazione di apprendimento per garantire le giuste competenze, consentire ai dipendenti di…

Pubblicato il 12 apr 2019



dale_carnegie1

Dale Carnegie & Associates, organizzazione globale di formazione e sviluppo specializzata in leadership, comunicazione, relazioni umane e soluzioni di formazione alla vendita, ha presentato il nuovo studio sull’intelligenza artificiale dal titolo Beyond Technology: Preparing People for Success in the Era of AI in occasione del WOBI On Digital Transformation 2019 di Milano, un evento dedicato a fornire idee di qualità ai business leader per affrontare le sfide della trasformazione digitale combinando pensiero accademico ed esperienze pratiche.

Una ricerca che ha coinvolto direttamente anche l’Italia, primo Paese al mondo in cui vengono presentati i risultati emersi. Una survey online, 11 Paesi coinvolti (Italia, Germania, Gran Bretagna, Svezia, Norvegia; USA, Canada, Brasile; India, Cina, Taiwan) e 3568 persone intervistate (38% CEO e figure apicali, 23% manager e 39% collaboratori di aziende di diversi settori e dimensioni). Il margine di errore è del 5% con un livello di attendibilità del 95%.

L’intelligenza artificiale cambierà radicalmente il modo in cui lavoreremo e vivremo nei prossimi dieci anni. Lo afferma il 44% degli intervistati contro il 38% che non concorda o non si esprime. Anche se è improbabile che la maggior parte dei lavori scompaia del tutto, la natura del lavoro cambierà drasticamente quando l’IA si assumerà l’onere di svolgere attività di routine lasciando invece ai dipendenti la gestione di attività con i più alti requisiti di intelligenza sociale e creativa.

Per le aziende questo significa formare i collaboratori per il lavoro del futuro. I progressi nell’intelligenza artificiale e nel machine learning sono sconfinati nei processi di produzione e back office nel settore IT, intervenendo anche nel marketing, nella finanza, nelle risorse umane, persino nel management.

LA RICERCA E’ DISPONIBILE PER IL DOWNLOAD DIRETTAMENTE DAL SITO DALE CARNEGIE

Come restare competitivi in questa rivoluzione in atto

Secondo il nuovo studio condotto nel gennaio 2019 dalla divisione Research & Thought Leadership di Dale Carnegie & Associates, il primo compito dei senior manager è quello di pianificare l’innovazione e influenzare positivamente la cultura aziendale, per mantenere i propri collaboratori motivati e coinvolti durante il processo di cambiamento. Alla domanda “Quanto sei preoccupato di perdere il lavoro a causa dell’intelligenza artificiale?” il 23% (19% Italia) degli intervistati ha risposto di essere molto preoccupato; il 42% (46% Italia) mediamente preoccupato e il restante 35% non preoccupato.

Alla paura di perdere il lavoro e alla resistenza di fronte al cambiamento, le aziende devono rispondere lavorando sulla fiducia interna e sulla consapevolezza delle nuove prospettive che l’intelligenza artificiale crea, ad esempio la possibilità di dedicarsi ad aspetti sempre più mirati e interessanti delle attività.

Trasmettere fiducia e alimentare la comunicazione

Da quanto emerge dallo studio, più che le mere competenze tecniche sono le soft skill a essere considerate cruciali nella fase di transizione a cui ci si prepara, in particolare comunicazione (62% a livello globale, 58% per gli intervistati italiani) e creatività (61% / 58% Italia). A livello globale si punta anche su pensiero critico (56%) e leadership (45%), che “piacciono” un po’ meno in Italia (rispettivamente 42% e 29%). La percentuale di empatia è al 31% in entrambi i casi.

In merito ai buoni risultati che l’integrazione dell’IA produrrà in termini di cultura aziendale e fiducia i CEO sembrano più ottimisti rispetto agli altri livelli aziendali. Uno dei dati più rilevanti riguarda quanto viene ritenuto probabile, il suo utilizzo da parte dei collaboratori per pianificare e preparare un percorso di carriera CEO: 76% mondo / 73% Italia e Collaboratori: 41% mondo / 44% Italia.

Queste due anime dell’azienda devono dialogare, soprattutto in una fase di passaggio cruciale come quella in corso. «In un mondo interamente connesso la connessione più importante rimane quella umana», ha detto Sergio Borra, CEO di Dale Carnegie Italia alla chiusura del suo speech.

Articoli correlati