Droni, come sono impiegati per il delivery e la sorveglianza in caso di pandemia

Negli ultimi mesi i droni sono stati utilizzati per consegnare medicinali e cibi, controllare il distanziamento fisico all’aperto, diffondere messaggi informativi e consigli sulla diffusione del Coronavirus, a molto altro ancora

Pubblicato il 28 Lug 2020

Luigi Mischitelli

Legal & Data Protection Specialist - Fondazione IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza.

Droni - concept

Come le più recenti tecnologie, anche i droni sono stati “ingaggiati” nella lotta contro il Covid-19 e, principalmente, in due settori: quello della sicurezza e quello del delivery. Vediamo alcune delle applicazioni più interessanti che stanno caratterizzando il presente periodo.

Droni per il controllo del distanziamento fisico

Tra aprile e maggio 2020 i newyorkesi che passeggiavano lungo l’East River hanno iniziato a osservare dei misteriosi droni – di proprietà della “Anti-Covid-19 Volunteer Drone Task Force” – che emanavano ordini ai cittadini circa il mantenimento della distanza sociale, nonché consigli atti a fermare la diffusione del virus e la riduzione del numero di morti, che negli Usa è molto elevato. Tuttavia, al di là delle “buone intenzioni” gli Usa stanno sperimentando la presenza di droni di diversa provenienza. Negli Stati Uniti e, in generale, in molti paesi del mondo, i droni sono comparsi praticamente ovunque durante la pandemia, ognuno con dei compiti e delle motivazioni diverse. Ad esempio, alcuni droni vengono utilizzati come “agenti di polizia”, sorvolando le rive della Senna a Parigi e le piazze della città di Mumbai in India, per pattugliare le strade alla ricerca di coloro che non mantengono la distanza fisica. In Ruanda i droni consegnano forniture mediche, mentre in Virginia (USA) generi alimentari. In Cina sorvolano la folla azionando dei potenti termoscanner, in ordine alla misurazione della temperatura corporea.

Una grande opportunità per i droni

Il Covid-19 potrebbe rivelarsi un passo decisivo verso l’inizio dell’età dell’oro dei droni, a lungo profetizzata. Invero siamo dinanzi al passaggio dall’immagine orwelliana dello strumento di guerra alla caratteristica comune della vita quotidiana, con i droni che fungono da “aiutanti” e, forse in futuro, da “compagni di vita”. Ciò che è vero è che i robot sono progettati per risolvere i problemi meno dignitosi e più pericolosi che gli umani non vogliono affrontare “in prima persona”, e ora abbiamo un’improvvisa emergenza globale in cui le macchine che siamo abituati a temere sono particolarmente adatte ad entrare in gioco e salvare la situazione. Prima, però, dovremo superare le paure di una vera e propria “apocalisse dei robot”, tanto decantata da alcuni appassionati di fantascienza.

Le origini della precedentemente citata “Anti-Covid-19 Volunteer Drone Task Force”, che si è rivelata essere opera di un appassionato di droni del Queens, può aver inizialmente confuso i newyorkesi, ma nella maggior parte delle città la confusione su chi gestisce questa “flotta aerea” regna sovrana. Le forze dell’ordine di diverse città e paesi di tutto il mondo hanno utilizzato i droni per scansionare parchi, spiagge e piazze alla ricerca di trasgressori. Secondo la CCN, in Cina i droni sono serviti come agenti delle forze dell’ordine, avvisando i cittadini con avvertimenti inquietanti e folcloristici sulle violazioni commesse. Tra le esternazioni tipiche dei droni cinesi vi è “l’invito” a non andare in giro senza indossare una mascherina.

Il Global Times ha pubblicato anche un resoconto di un altro drone che dall’alto “castigava” un bambino che giocava in pubblico con il padre; il drone avrebbe invitato il bambino a non fissarlo (il drone, NdA) e ad andarsene insieme al padre.

Tuttavia, uno scenario cinese non funzionerebbe così bene negli Stati Uniti, dove la libertà personale è presa molto sul serio in molti stati federali e da diverse associazioni. Negli Usa droni della polizia sorvolano accampamenti di senzatetto in città come Fort Worth e Chula Vista, in California, “sommergendo” tali persone con messaggi sulla prevenzione del Covid-19. Ma la supervisione dall’alto può essere uno strumento contundente per la polizia statunitense. Un drone della polizia dispiegato a Fairfield, Connecticut, per monitorare le spiagge in ordine al mantenimento della distanza sociale, ha anche ammonito un gruppo di giovani che erano saliti sul tetto di una scuola elementare locale. Nella vicina Westport, la polizia – dopo le proteste dell’American Civil Liberties Union (ACLU) – ha abbandonato i piani di un suo progetto circa l’utilizzo di droni con termoscanner, per la ricerca di febbre, misurazione di frequenza cardiaca, starnuti e tosse. Secondo l’ACLU, la grande preoccupazione è che la presente crisi pandemica normalizzerà i droni e li radicherà nella vita americana, con la concreta paura che molte di queste incursioni nella libertà personale durino più a lungo della crisi stessa. Mentre un drone in sé è solo uno strumento, né intrinsecamente buono né cattivo, ha comunque “poteri” quasi illimitati circa la sorveglianza. I droni possono essere equipaggiati con le cosiddette “stingrays” per raccogliere informazioni dai telefoni cellulari delle persone, dalle telecamere dotate di visione notturna, dai sensori GPS, dai radar, dai lidar (tecnologia di rilevamento laser per la creazione di mappe tridimensionali di un’area), così come dalle telecamere termiche e a infrarossi.

La gente, soprattutto negli USA, diffida abbastanza dei droni, tanto che gli “attentati” di “drone rage” (rabbia nei confronti dei droni) tra gli appassionati di droni e i cittadini che non vogliono essere ripresi dall’alto sono diventati un evento regolare. Una città del Colorado propose un’ordinanza nel 2014 che permetteva ai cittadini di abbattere i droni che invadevano il loro spazio aereo, una proposta che è stata a sua volta “abbattuta” dalla Federal Aviation Administration (omologa del nostro ENAC – Ente Nazionale Aviazione Civile).

La resistenza ai droni Covid-19, che pattugliano le città alla ricerca di trasgressori, ha recentemente aperto la strada ad un’ulteriore polemica. Alcuni hanno notato che molti dei droni che sorvegliano le città Usa sono prodotti in Cina, spesso dal DJI, il più grande produttore di droni del mondo, il cui quartier generale si trova a Shenzhen. La questione ha sollevato e continua a sollevare un vespaio sia tra i politici che tra i giudici statunitensi.

I vari utilizzi dei droni, dal delivery agli show luminosi

I droni sono utilizzati anche in altri settori, oltre a quello della sorveglianza. In Cina, a Dubai, in Indonesia, Francia, e negli Stati Uniti vengono usati per disinfettare le strade delle città. I droni svolgono anche ruoli cruciali nel mondo dei “medici senza frontiere”, ossia come supporto alle missioni umanitarie (ad esempio, per portare medicine e attrezzature mediche a decine o centinaia di chilometri di distanza). Secondo alcune aziende, questo utilizzo dei droni – visti dall’opinione pubblica come “salvavita” – sta cambiando la percezione che la gente ha dei droni. Zipline, una startup con sede a San Francisco e fondata nel 2014, effettua test per il trasporto mediante droni di forniture mediche per circa mille ospedali tra Ghana e Ruanda. I droni ad ala fissa di Zipline hanno già effettuato 30.600 consegne di prodotti medici in quei Paesi dall’inizio della pandemia. Ultimamente sono stati consegnati farmaci antitumorali, ad esempio, a pazienti di villaggi remoti che non possono recarsi nei centri oncologici a causa della quarantena. Basti pensare che in alcune zone del Ruanda, dove le infrastrutture stradali non supportano la consegna e dove un medicinale arriverebbe in 3 giorni a bordo di una moto, la consegna mediante drone impiega solo 15 minuti.

Negli Stati Uniti stanno finalmente consegnando anche altri articoli di consumo quotidiano, come a lungo sognato dal patron di Amazon, Jeff Bezos. Nell’aprile del 2019, Wing, un servizio di consegna di droni di proprietà della casa madre di Google, Alphabet, ha ricevuto la prima approvazione dalla Federal Aviation Administration per la consegna di prodotti commerciali, a partire da Christiansburg, Virginia. Le consegne di farmaci a domicilio di Wing si sono dimostrate particolarmente popolari tra gli anziani in quarantena, ossia i soggetti che sono più a rischio con il Covid-19.

Ma Wing sta anche iniziando a superare Amazon, consegnando articoli indispensabili come altri prodotti commerciali. La merce viene conservata in una struttura centrale di Wing, e gli ordini possono essere effettuati tramite l’omonima App ufficiale dell’azienda, che consente ai clienti di tracciare il percorso del pacco in tempo reale. Pur essendo utile per chi è in quarantena, la consegna di Wing tramite droni è servita anche come àncora di salvezza per alcune piccole imprese, in crisi in questo periodo. E questo potrebbe essere solo l’inizio. Proprio come la Seconda Guerra Mondiale ha accelerato lo sviluppo di tecnologie emergenti come i computer, i missili, gli aerei a reazione e l’energia atomica, la pandemia potrebbe accelerare lo sviluppo e l’adozione della tecnologia dei droni. I grandi eventi mondiali possono alterare i cicli di sviluppo tecnologico, causandone l’accelerazione o il rallentamento. Lo stiamo vedendo ora con i droni e altre tecnologie in risposta alla pandemia. C’è una spinta a sviluppare nuovi strumenti in grado di ridurre l’esposizione delle persone al virus. Resta solo da vedere come la questione impatterà sul mondo del lavoro.

I droni sono stati utilizzati anche in spettacoli pirotecnici. Una sera di aprile 2020, la compagnia Usa Verge Aero ha fatto volare 140 droni nel cielo sopra la University of Pennsylvania. I droni si sono esibiti come “punti di luce” sincronizzati mentre formavano cuori giganti, croci rosse e bandiere americane, come parte delle campagne #PhillyShinesBlue e #LightItBlue che onorano i professionisti della sanità e altri lavoratori essenziali. Questo equivalente del XXI secolo di uno spettacolo di fuochi d’artificio si è rivelato uno dei tanti esempi della pandemia che aiuta a far sembrare i droni più accattivanti per l’opinione pubblica.

Durante l’isolamento, i droni hanno anche mostrato il loro potenziale come reporter investigativi, portando alla luce storie strazianti come le fosse comuni per i corpi non reclamati delle vittime di Covid-19 a Hart Island a New York. E in un momento in cui narratori professionisti, romanzieri, blogger e molti giornalisti si trovano “murati” dalla storia che li circonda, i droni hanno forato il velo della quarantena. Hanno creato immagini poetiche e inquietanti di innumerevoli città vuote, come San Francisco, Las Vegas, e Wuhan, che dicono tanto della perdita nell’era del Covid-19 quanto qualsiasi resoconto scritto. I droni vedono questa idea di vuoto, questa mancanza di vita meglio di qualsiasi altra cosa. Si arriva a 30 metri di altezza e si può davvero percepire il quadro generale della situazione: strade vuote, parchi giochi vuoti, ruote panoramiche immobili.

Infine, il drone può avere un’applicazione strategica anche nel mondo di Hollywood. I droni possono eseguire lo scouting delle location in remoto, riducendo al minimo la necessità per i membri della troupe di condividere l’attrezzatura di ripresa; e possono persino permettere a un regista di “orchestrare” le scene aeree da casa, con un feed remoto.[1]

  1. The drones were ready for this moment. New York Times.

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