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L’Ue pensa a certificare la qualità dell’AI contro la disinformazione

La Commissione lo chiederà ai rappresentanti di oltre quaranta aziende che hanno aderito al codice di condotta contro la disinformazione, fra cui figurano Microsoft, Google, Meta, TikTok e Twitch, ma non Twitter

Pubblicato il 06 Giu 2023

AI PACT

Un “bollino Ue” per identificare i contenuti generati dall’intelligenza artificiale e arginare così la disinformazione. È quanto la Commissione europea intende chiedere ai rappresentanti di oltre quaranta organizzazioni che hanno aderito al codice di condotta dell’Ue contro la disinformazione, nel corso di un incontro con la vice presidente della Commissione europea per i

Thierry Breton - CEO di Atos
Thierry Breton

valori e la trasparenza, Vera Jourova, e il commissario per il mercato interno Thierry Breton, tenutosi il 5 giugno.

Le aziende hi-tech coinvolte comprendono Microsoft, Google, Meta, TikTok, Twitch, ma non Twitter, che ha abbandonato il codice. La Ue “chiederà ai firmatari di creare una traccia dedicata e separata all’interno del codice” contro la disinformazione generata dall’intelligenza artificiale, ha detto Jourova. “Dovrebbe mirare a identificare i rischi specifici di disinformazione presentati dall’AI generativa e adottare misure appropriate per affrontarli”, ha spiegato.

“I firmatari che integrano l’AI generativa nei loro servizi come Bing Chat per Microsoft, Bard per Google dovrebbero creare le necessarie garanzie affinché questi servizi non possano essere utilizzati da attori malintenzionati per generare disinformazione”, ha aggiunto Jourova.

Secondo Jourova, “Twitter ha fatto un errore ad abbandonare il Codice di condotta Ue sulla disinformazione scegliendo la strada più difficile, quella dello scontro. La Commissione ne prende atto: il Codice è volontario, ma abbandonandolo Twitter ha attirato molta attenzione e le sue azioni e il rispetto delle regole Ue saranno controllate vigorosamente e urgentemente”.

Benifei: “Identificare gli usi più rischiosi e sottoporli a certificazione sulla qualità dei dati”

Di un bollino Ue per la qualità delle intelligenze artificiali aveva parlato per primo Brando Benifei, eurodeputato, all’interno del Comitato speciale sull’intelligenza artificiale presso il Parlamento europeo e correlatore generale del Regolamento sull’Intelligenza Artificiale proposto dalla Commissione Europea, in un editoriale apparso su Repubblica a marzo.

sandbox AI
Brando Benifei

“L’esatta definizione di cosa sia l’intelligenza artificiale è ancora oggetto di dibattito in ambito filosofico così come in quello giuridico, ma certamente possiamo dire che da una parte le sue applicazioni aprono molte possibilità di miglioramento della vita delle persone, dall’altra possono intaccare i nostri diritti, stravolgere l’organizzazione del lavoro e anche gli assetti istituzionali democratici”, scriveva Benifei.
“Lo sforzo in ambito europeo è dunque quello di legiferare con l’intento di sfruttare al meglio il potenziale dell’intelligenza artificiale senza intaccare i diritti individuali delle persone, anticipando le tendenze future. I rischi sono reali, anche per la nostra democrazia. Pensiamo ad esempio al diffondersi della possibilità di creare deepfake visivi o sonori da una semplice immagine o frase pronunciata, con implicazioni potenzialmente enormi sulla disinformazione”, proseguiva Benifei.

Per l’eurodeputato, “il Regolamento sull’Intelligenza Artificiale proposto dalla Commissione Europea e in esame all’Europarlamento, del quale sono correlatore generale, è teso proprio a identificare gli usi più rischiosi e sottoporli a certificazione sulla qualità dei dati, sui rimedi agli errori e sulla governance, fino ad arrivare a quegli utilizzi che danno luogo a rischi insostenibili e che vanno vietati, come la sorveglianza con telecamere a riconoscimento biometrico negli spazi pubblici ma anche la polizia predittiva e il ‘social scoring’”.

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