Verso le “cognitive enterprise”: come trasformare business e mercato attraverso i sistemi cognitivi e l’intelligenza artificiale

Secondo IDC, la spesa mondiale per i sistemi cognitivi e di intelligenza artificiale dovrebbe raggiungere i 79,2 miliardi di dollari nel 2022. Adozione e spesa in sistemi cognitivi stanno significativamente aumentando in Europa dove le aziende sono passate dalla fase esplorativa a quella di sperimentazione concreta e implementazione, complice anche l’accesso facilitato a dati e soluzioni attraverso il cloud. Ma non basta, per diventare cognitive enterprise serve concepire l’azienda come piattaforma

Pubblicato il 15 Feb 2020

Cognitive Enterprise - Concept

Il termine cognitive enterprise non suonerà nuovo ai CIO e agli IT manager che più da vicino seguono le tendenze tecnologiche caratterizzate, in questi ultimi due anni, da un forte accelerazione di intelligenza artificiale e sistemi cognitivi. Un ambito che, a livello di industria tecnologica, già oggi vale 13,5 miliardi di dollari (secondo la previsione per il 2019 di IDC) non solo per via di software e applicazioni di AI (Artificial Intelligence), ma con una certa incidenza proveniente anche dall’hardware e dalle infrastrutture, soprattutto fruite in modalità cloud.

Al di là dei numeri di mercato, certamente rilevanti, ciò che ci dicono è che siamo alla vigilia del prossimo grande cambiamento nelle architetture aziendali, guidato dall’applicazione pervasiva di AI e tecnologie cognitive ai processi core e ai flussi di lavoro principali delle organizzazioni aziendali. Ed è per questo che si inizia a parlare di cognitive enterprise.

L’ascesa ormai inarrestabile (ed esponenziale) di tecnologie innovative come intelligenza artificiale, IoT, blockchain, le tecnologie per l’automazione e la robotizzazione dei processi, la realtà virtuale e la realtà aumentata, la stampa 3D, ecc., stanno avendo un impatto significativo non solamente sui “reparti IT” delle aziende (ammesso che abbia ancora senso parlare oggi di “reparto”) ma sulle persone, sul loro modo di lavorare, sui processi (interni ed esterni), sui modelli di business e di go-to-market, sulle relazioni tra imprese e mercati. Insomma, siamo nella fase di passaggio dalle digital enterprise, le aziende che hanno saputo cogliere le potenzialità di Internet per evolvere, alle cognitive enterprise, quelle aziende che sapranno cogliere al meglio le opportunità di questa nuova “ondata tecnologica”.

Comprendere le tecnologie che stanno accelerando questo cambiamento e che tipi di impatti (ma anche sfide e rischi) potranno generare, è il primo passo per capire cosa significa cognitive enterprise e come diventarlo.

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I driver della cognitive enterprise

L’ultima ondata di progressi tecnologici ha visto protagonista Internet da cui è derivato nel tempo un accesso quasi illimitato, soprattutto mobile, a dati, informazioni, servizi, risorse.

Secondo l’ultimo studio C-suite di IBM, che vede coinvolti oltre 12.500 CxO in tutto il mondo, le aziende si stanno preparando per una nuova ondata di investimenti tecnologici per reinventare e sostenere le loro attività.

Il 26 per cento dei propri budget per investimenti tecnologici è già oggi destinato a tecnologie cognitive (vedi Figura 1), ma c’è un crescente interesse anche per altre tecnologie emergenti. La potenza dell’informatica, delle reti e dei dati si sta espandendo a velocità esponenziali e ognuna si sta “nutrendo” dell’altra.

Cognitive Enterprise

In questo scenario, le opportunità sono certamente enormi, ma sfide e rischi non mancano. Le aziende sono ancora alle prese con la comprensione e la gestione strategica di enormi moli di dati, oceani (spesso paludi) entro i quali ci si può perdere se non si ha la capacità di navigare, esplorare e tracciare correttamente la rotta.

L’azienda del futuro concepisce se stessa come piattaforma

La nuova cognitive enterprise è quella che riesce a gestire se stessa come piattaforma, all’interno di una complessità che va ben oltre la propria organizzazione, traendo il massimo valore, grazie alle tecnologie cognitive, dai dati.

Secondo quanto riportato da Mark Foster, Global Leader of IBM Global Business Services, in un recente white paper [The Cognitive Enterprise – Part 1 – The journey to AI and the rise of platform-centric business architectures – ndr], la cognitive enterprise del futuro sarà composta da una serie di piattaforme “intelligenti”, almeno una delle quali sfrutta le competenze principali di un’azienda. Un’organizzazione di successo dovrà interagire con un ecosistema di piattaforme per supportare la propria attività. Il vantaggio competitivo dipenderà dalla velocità con cui una piattaforma core è in grado “imparare” in modo esponenziale e adattarsi continuamente al mercato in evoluzione.

Al centro della differenziazione della piattaforma ci saranno i workflow e i processi di business che sempre più dovranno essere “infusi” con la potenza dei dati proprietari e alimentati dalle più recenti forme di intelligenza artificiale e “automazione estrema”, tra cui tecnologie IoT “sensing” (quelle dedicate specificatamente al rilevamento, quindi alla raccolta dei dati e, sempre più spesso, con una capacità anche di analisi che consente di automatizzare alcuni processi “in the edge”) e blockchain.

 

Verso la cognitive enterprise: tecnologie primarie e combinazioni su misura

Il percorso verso la trasformazione in cognitive enterprise è tutt’altro che semplice, richiede una re-ingegnerizzazione dei workflow e una ridefinizione dei processi (soprattutto nuovi approcci e competenze di human-machine interaction), nuove competenze per l’utilizzo delle tecnologie e dei sistemi cognitivi, una nuova governance che va dal dato al processo fino all’azienda-piattaforma che deve necessariamente tenere conto anche dei nuovi modelli di orchestrazione applicativa e infrastrutturale (container, hybrid e multi cloud). 

Come riuscire allora a districarsi in questa complessità evolutiva e come definire al meglio il proprio percorso di trasformazione? Da dove partire e con quali tecnologie?

I CIO, gli Innovation Manager e tutti gli imprenditori che intendono capitalizzare, all’interno delle proprie aziende, dati e informazioni grazie a Big data analytics, IoT, intelligenza artificiale e blockchain dovrebbero prendere in cosiderazione lo sviluppo di piattaforme di business innovative, sulle quali costruire non solo un nuovo vantaggio competitivo, ma anche una nuova “natura d’impresa”, quella cognitiva.

Sull’argomento si esprime Jay Bellissimo, Global Managing Partner di IBM Services Cognitive Process Transformation Growth Platform, secondo il quale «la digital transformation si è focalizzata essenzialmente sulla digitalizzazione dei processi, e nello specifico sui processi dei clienti. Ma quello era solo il punto di partenza. Ora è il momento del capitolo due (quello che porta alla Cognitive Enterprise».

Per leggere l’intervista integrale al manager >> Jay Bellissimo, IBM: bisogna accelerare verso le Cognitive Enterprise

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