case study

Architettura Mixture of Experts (MoE) e multimodalità



Indirizzo copiato

Il direttore del progetto MAIA, al cuore del quale c’è un hub cognitivo che coordina diversi modelli di AI, parla di come questo approccio può aumentare l’efficienza e la flessibilità. E illustra la novità di un large language model addestrato con fonti in italiano, per adattarsi meglio al mercato interno

Pubblicato il 25 gen 2024

Stefano Mancuso

COO di Synapsia



LLM

Un hub cognitivo: è alla base del progetto pioneristico nel campo dell’intelligenza artificiale, al quale sto lavorando insieme con la struttura che dirigo. Un progetto che comporta sfide e innovazioni continue, da affrontare con approcci nuovi sia in termini sviluppo che di misurazione delle performance. Vediamo meglio nei dettagli di cosa si tratta.

L’hub cognitivo: un coordinamento innovativo dei modelli

Cos’è un hub cognitivo, che potrei definire il cuore del progetto a cui mi sto dedicando? Questa infrastruttura avanzata coordina diversi modelli di intelligenza artificiale, operando come un direttore d’orchestra che integra i vari modelli per una performance armonica. La gestione e la distribuzione del carico di lavoro tra i vari modelli AI si basa su algoritmi avanzati che determinano il modello più efficace per ogni specifico compito o contesto. Questo approccio non solo aumenta l’efficienza, ma consente anche una flessibilità senza precedenti, adattandosi a una vasta gamma di applicazioni, dalla comprensione del linguaggio naturale all’analisi di immagini e dati complessi.

Mixture of Experts (MoE): una svolta nell’architettura delle reti neurali

Una delle innovazioni più rilevanti è l’adozione dell’architettura Mixture of Experts (MoE). Di cosa parliamo? Tradizionalmente, i modelli neurali utilizzano una rete unica per elaborare tutti i tipi di dati. Tuttavia, MoE rompe questo schema adottando un approccio modulare e specializzato. Questo sistema è costituito da una serie di “esperti”, ognuno dei quali è progettato per gestire specifici tipi di dati o compiti. Una rete di accesso sovrintende e indirizza i dati di input verso l’esperto più qualificato. Questo non solo aumenta significativamente la precisione e la qualità delle risposte, ma ottimizza anche i tempi di elaborazione e l’utilizzo delle risorse computazionali.

Multimodalità e architettura MOE

L’architettura MoE ha aperto la strada verso la multimodalità, ovvero la capacità di processare e integrare input di diversa natura, come testo, audio, immagini e video. Si tratta di una sfida architettonica considerevole, che richiede un equilibrio tra specializzazione e generalizzazione. La nostra ricerca in questo campo è guidata dalla convinzione che la multimodalità rappresenti un passo cruciale verso lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale Generale (AGI), un sistema AI capace di apprendere, adattarsi e operare in una varietà di contesti, simili all’intelligenza umana.

Magiq: specializzazione linguistica per un’AI italiana

Nel nostro percorso, abbiamo dato particolare attenzione allo sviluppo del modello LLM Magiq, focalizzandoci sulla specificità linguistica. Riconoscendo che la maggior parte dei modelli AI esistenti si basa su dataset prevalentemente in inglese, abbiamo scelto di sviluppare modelli che meglio catturano le sfumature linguistiche e culturali di lingue come il francese e l’italiano. Questo ci ha permesso di offrire interazioni più accurate, fluide e naturali, rispettando le peculiarità di ciascuna lingua.

Direct Processing Optimization (DPO): un approccio più efficiente all’addestramento dei modelli

L’addestramento dei nostri modelli LLM ha richiesto un approccio innovativo. Abbiamo scelto la tecnica Direct Processing Optimization (DPO) per superare le sfide poste dal fenomeno delle “allucinazioni” dei modelli AI, ovvero la generazione di informazioni false o fuorvianti. DPO integra direttamente il processo di addestramento del modello di ricompensa nel modello principale, semplificando il processo e migliorando l’efficienza rispetto ad approcci come l’RLHF (Reinforcement Learning from Human Feedback). Questo ci ha permesso di sviluppare modelli che non solo rispondono alle esigenze umane, ma lo fanno con un’efficienza di risorse senza precedenti.

Verso il futuro con l’intelligenza artificiale generale

Guardando al futuro abbiamo una visione chiara: vogliamo continuare a sviluppare sistemi AI che non solo eccellano in compiti specifici, ma che siano capaci di una comprensione e adattabilità più profonde. Il nostro lavoro si concentra su come questi sistemi possono integrare diverse tecnologie e approcci in un’unica architettura funzionale e intelligente.

Conclusioni

In conclusione, il progetto al quale sto lavorando si propone di ridefinire le possibilità dell’intelligenza artificiale. Attraverso innovazioni come l’architettura MoE, l’approccio multimodale, la specializzazione linguistica e l’uso efficiente di tecniche come il DPO, con il mio team stiamo lavorando per creare un futuro in cui l’AI non solo assiste l’umanità, ma collabora con essa in modi sempre più sofisticati e intuitivi.

Articoli correlati

Articolo 1 di 4