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AI e Covid-19, alcuni importanti casi di applicazione

Dall’Italia all’Europa, agli Usa, in questo lungo periodo di pandemia l’intelligenza artificiale è stata messa al servizio della ricerca sui vaccini e sulle cure per contrastare gli effetti del virus

Pubblicato il 18 Nov 2021

Fabio Moioli

head of Microsoft Consulting and Services, parte del team "Global Experts" sull'AI e Associate presso McKinsey

AI radiologia

Tra le tante incertezze di questi ultimi mesi di pandemia da Covid-19 e della sua relativa gestione sanitaria, sicuramente emerge chiaramente l’impatto positivo della tecnologia nel cercare di gestire una situazione straordinaria.

L’intelligenza artificiale nella diagnosi delle infezioni polmonari

Lo afferma anche la Commissione Europea, mettendo in evidenza lo studio di due medici, il radiologo francese dottor Mickaël Ohana e il direttore della Clinica di diagnostica per immagini a Barcellona, dottor Manuel Escobar, che con il supporto dell’intelligenza artificiale hanno sviluppato un software chiamato InferREad CT Lung COVID-19 che permette di analizzare le scansioni polmonari della tomografia computerizzata (TC) per le infezioni, che aiutano a diagnosticare i pazienti sospettati di avere contratto il coronavirus. La tecnologia AI analizza le immagini dei polmoni scattate da uno scanner CT, identifica i segni del coronavirus e valuta le lesioni. Il processo richiederebbe uno studio attento da parte di un medico esperto, mentre per il software richiede solo pochi secondi.

AI Covid-19

Il dottor Ohana (a sinistra) e il dottor Escobar (a destra). © Mickaël Ohana, 2019

Ad oggi undici ospedali in Europa stanno testando questa soluzione, che nel corso degli ultimi mesi ha analizzato oltre 20mila immagini, aiutando a migliorare la cura e salvando pazienti.

AI Covid-19

Fonte: Commissione Europea

Le soluzioni di AI per il Covid-19 a livello globale

Soluzioni come questa sono state utilizzate anche da molte altre strutture a livello globale, che hanno collaborato creando delle “federazioni” di dati su diversi database per poter ottenere una massa critica di informazioni da far analizzare dall’AI.

Nvidia, insieme al Massachusetts General Hospital e alla Harvard Medical School hanno rilasciato i dati di uno studio dell’Università di Cambridge di una soluzione di AI che ha utilizzato le radiografie del torace e altri dati dei pazienti provenienti da oltre 20 ospedali per “addestrare” un sistema di AI a prevedere il fabbisogno di ossigeno dei pazienti Covid-19, uno dei problemi legati a questo virus.

Il sistema denominato EXAM è stato testato in tanti ospedali di tutto il mondo con un tasso di accuratezza del 90%.

Non solo le soluzioni di intelligenza artificiale possono supportare il personale medico nelle fasi di valutazione dei pazienti affetti dal Covid, ma posso anche supportare la creazione di protocolli di cura che aiutino a una migliore gestione delle terapie, dei reparti e dell’assistenza in base allo storico dell’evoluzione della malattia nei pazienti.

È il caso della piattaforma AI-SCoRE (acronimo di Artificial Intelligence – Sars Covid Risk Evaluation) ideato dai professori Carlo Tacchetti e Antonio Esposito, entrambi docenti dell’Università Vita-Salute San Raffaele. La soluzione permette un apprendimento autonomo in grado di calcolare per ogni individuo – sulla base di una serie di indicatori clinici e diagnostici – la probabilità di sviluppare le forme più gravi di Covid-19, permettendo così interventi sanitari mirati e tempestivi e riducendo l’impatto sul sistema sanitario. AI-SCoRE non permetterà soltanto di affrontare in modo più efficiente ed efficace la Fase 2 della pandemia da Covid-19, ma potrebbe avere implicazioni in molti altri contesti in cui è fondamentale stratificare il rischio sanitario, comprese epidemie e pandemie del prossimo futuro.

L’AI nella ricerca di nuove cure per il Covid-19

Anche la fase di ricerca di nuove cure si affida all’intelligenza artificiale per ridurre di tempi di sviluppo di nuovi medicinali, applicando meccanismi di machine learning per ridurre il tempo di test delle cure. Basti pensare che le principali aziende farmaceutiche che hanno sviluppato i vaccini hanno tassi di innovazione altissimi. In Moderna, una delle aziende impegnate sul fronte dei vaccini, Dave Johnson è il Chief data and artificial intelligence officer e ha raccontato spesso come l’intelligenza artificiale abbia accelerato lo sviluppo del vaccino e come la tecnologia abbia contribuito ad automatizzare altri sistemi e processi chiave efficientare tutta l’organizzazione ai fini di trovare un rimedio alla pandemia in tempi ridotti.

I ricercatori dell’Università di Cambridge hanno pubblicato utilizzato una soluzione di intelligenza artificiale per individuare le proteine e i processi biochimici coinvolti nell’infezione da SARS-CoV-2, evidenziando le aree di azione dei farmaci. Esaminando con l’AI duemila farmaci utilizzati per altre malattie, hanno scoperto che circa il 10% aveva il potenziale per essere utilizzato contro il coronavirus. Di questi, 40 erano già stati testati per la loro efficacia contro Covid-19 in studi clinici, che, a seconda dei ricercatori, indicavano che il loro approccio era efficace nell’individuare farmaci utili in tempi rapidi per aiutare i medici e clinici in ospedale.

Il contributo delle chatbot

Anche uno degli utilizzi più comuni dell’AI, come quella delle chatbot, può dare un contributo fondamentale alla gestione della pandemia. Dalle chatbot sviluppate dagli ospedali e i centri di cura in tutto il mondo per gestire i picchi di traffico su centralini e call center di persone alla ricerca di informazioni di base, fino a quelli più complessi. In Francia hanno combinato la psicologia con l’esperienza sulle malattie infettive e la conoscenza della salute pubblica per aiutare la popolazione a orientarsi sulla scelta vaccinale. L’utilizzo di questa chatbot francese è stato analizzato e ha dimostrato che interagire con una chatbot può rendere le persone più inclini a mostrarsi positivamente riguardo ai vaccini e a farsi vaccinare. I ricercatori hanno dimostrato che prima di interagire con la chatbot, solo 145 dei 338 partecipanti avevano atteggiamenti positivi nei confronti dei vaccini COVID-19. Dopo l’interazione con la chatbot, il numero delle persone positive al vaccino è aumentato del 37%.

Conclusioni

Il Covid-19 ha sicuramente dato un impulso ad accelerare sui benefici del digitale e delle nuove tecnologie. C’è ancora spazio per sviluppare soluzioni di AI che non solo ci consentano di lasciarci alle spalle la pandemia, ma anche di applicare le tecnologie per altre malattie e per curare sempre più persone nel mondo.

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