Continua la crescita della spesa per Sanità digitale in Italia: nel 2023 è stata pari a 2,2 miliardi di euro (+ 22% rispetto al 2022). La cybersecurity si conferma, come l’anno scorso, al primo posto tra le priorità per le aziende sanitarie coinvolte nella ricerca, svolta in collaborazione con FIASO. Fondamentali anche la Cartella Clinica Elettronica (CCE) e i sistemi di integrazione con sistemi regionali e/o nazionali.
Aumenta l’interesse per l’intelligenza artificiale. Per una gran parte del personale sanitario l’AI potrà essere un valido supporto per le proprie attività. Secondo il 72% degli specialisti e il 70% dei MMG potrà rafforzare le capacità di accuratezza e personalizzazione delle cure. Per il 55% degli specialisti e il 66% dei MMG potrà rendere più sostenibili le attività di monitoraggio di un elevato numero di pazienti cronici. Sei pazienti su dieci (62%), coinvolti nella ricerca svolta in collaborazione con Alleanza Malattie Rare, APMARR, FAND, FederASMA e Onconauti, dichiarano che, se usata con prudenza, l’AI possa portare più benefici che rischi e che possa aiutare il medico nel prendere decisioni più precise e rapide (58%).
Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Sanità Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, presentata il 23 maggio durante il convegno “Sanità Digitale: Trasformare il presente per un futuro sostenibile”.
AI nella Sanità, i rischi percepiti
Tra le preoccupazioni dei medici emerge il rischio che l’automatizzazione di alcune attività possa condurre a errori (55% degli specialisti e 59% dei MMG) e che l’introduzione dell’AI nella pratica clinica possa diminuire il valore del giudizio clinico basato sull’esperienza professionale (53% e 56%).
Il 29% degli specialisti, il 34% degli infermieri (coinvolti nella ricerca in collaborazione con FNOPI) e ben due terzi dei MMG ha poi utilizzato soluzioni di AI generativa (GenAI) per ricercare informazioni scientifiche. Il 22% degli italiani ha utilizzato ChatGPT almeno una volta nell’ultimo anno. Il 23% di questi l’ha usato per cercare informazioni su prevenzione e stili di vita, il 19% su problemi di salute e il 15% su farmaci e terapie.
Nel 40% dei casi l’utente che si è rivolto a ChatGPT in cerca di informazioni sulla salute afferma che le informazioni trovate hanno consentito di ridurre le comunicazioni con il medico.
L’uso dell’AI in Sanità
Nei primi mesi del 2023, circa un medico su 10 aveva usato chatbot basati su AI per ricercare informazioni scientifiche; a un anno di distanza, circa il 29% degli specialisti, il 34% degli infermieri e ben due terzi dei MMG affermano di aver utilizzato GenAI per tale scopo.
“Una quota non trascurabile di cittadini che hanno utilizzato ChatGPT ha cercato informazioni su prevenzione e stili di vita (23%) problemi di salute (19%) o su farmaci e terapie (15%): è quindi fondamentale la sicurezza degli utenti nell’utilizzo di questi strumenti. – afferma Chiara Sgarbossa, Direttrice dell’Osservatorio Sanità Digitale – Se lo scorso anno il fenomeno di ChatGPT assumeva quasi il carattere di bolla mediatica, oggi è ormai evidente come la sensibilità sul tema sia aumentata tra professionisti sanitari e cittadini. È inoltre molto elevato l’interesse dichiarato dai professionisti a utilizzare in futuro altre applicazioni di questa tecnologia, ad esempio come supporto alle decisioni cliniche e assistenziali o per la produzione di referti e di documentazione clinico-amministrativa”.
La limitata cultura per il digitale è uno degli ostacoli
“Il nostro Paese è ormai entrato nel cuore dell’attuazione degli interventi previsti per la Sanità digitale nel PNRR – afferma Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale -. Il suo impatto sulla spesa per la Sanità digitale deve però ancora manifestarsi appieno: se per alcune azioni, come quelle relative alla digitalizzazione delle strutture ospedaliere si è già avuta una forte accelerazione dei progetti, gran parte delle risorse deve ancora essere ‘“’messa a terra’. Il 63% delle strutture sanitarie, nonostante l’aumento nella spesa complessiva, vede ancora la disponibilità di risorse economiche come la barriera più significativa all’innovazione digitale. Tra gli altri ostacoli maggiormente percepiti troviamo anche quest’anno la limitata cultura per il digitale (43%) e la mancanza di competenze per l’utilizzo degli strumenti (40%), oltre all’integrazione dei nuovi strumenti con i sistemi informatici già presenti nelle strutture (41%).”