Ricerca BCG: i cittadini approvano l’intelligenza artificiale nella PA ma non per sanità e giustizia

L’AI offre molte soluzioni per automatizzare e migliorare i servizi offerti dai governi, ma non tutti i campi di applicazione raccolgono il consenso dei cittadini. Molte sono le preoccupazioni legate alle questioni etiche, la mancanza di trasparenza e l’impatto sull’occupazione. Data l’importanza dell’AI per il futuro, è fondamentale che i governi si guadagnino il supporto dei loro cittadini per il suo uso

Pubblicato il 27 Mar 2019

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L’intelligenza artificiale è già parte di molte politiche governative che la utilizzano per automatizzare e in generale, rendere più efficienti i servizi offerti e il loro impatto sulla pubblica amministrazione. Non tutti i campi di applicazione però godono del consenso dei cittadini.

L’indagine condotta da BCGBoston Consulting Group dal titolo “The Citizen’s Perspective on the Use of AI in Government” su un campione di 14.000 persone in 20 Paesi rivela una complessiva approvazione sull’introduzione dell’AI nelle amministrazioni. Tuttavia, mentre i vantaggi operazionali in aree come l’utilizzo di informazioni in tempo reale per prevedere, ottimizzare e reindirizzare il traffico e la previsione dei guasti e i requisiti di manutenzione per macchine e attrezzature, sono accolti con ottimismo e incontrano poca resistenza; meno persone sono a loro agio con l’uso dell’AI in ambienti decisionali più sensibili come l’assistenza sanitaria e la giustizia.

Emergono alcune preoccupazioni sulle conseguenze dell’utilizzo di queste tecnologie che riguardano le questioni etiche, la mancanza di trasparenza e il potenziale impatto sull’occupazione. Ne consegue che, se i governi vogliono garantire il sostegno pubblico, devono implementare rapidamente le applicazioni di AI e sbloccare il suo potenziale, creando al contempo fiducia e meccanismi per aumentare la trasparenza. Trasparenza sul dove e sul come sarà declinata l’intelligenza artificiale a livello amministrativo, sarà essenziale per stabilire la legittimità della tecnologia agli occhi dei cittadini e per mitigare le loro preoccupazioni su eventuali effetti negativi sulle loro vite.

Prevale un cauto ottimismo

I cittadini si sentono generalmente positivi sull’uso dell’AI da parte del governo, ma il livello di supporto varia ampiamente in base al caso d’uso e molti rimangono titubanti. I cittadini hanno espresso una percezione positiva netta di tutti i 13 casi d’uso potenziali coperti dall’indagine, eccetto la presa di decisione nel sistema giudiziario.

Le percentuali di gradimento superiori – tra il 50 e il 75% – si registrano per l’automazione di servizi come il calcolo delle tasse, il monitoraggio del traffico e la manutenzione di infrastrutture pubbliche. Così come hanno il favore della metà degli intervistati le diagnosi mediche affidate ai computer e i controlli di sicurezza dei viaggiatori. Per quasi il 60% degli intervistati inoltre l’AI può aiutare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

I dati iniziano a cambiare in campi dove le decisioni affidate ai computer comportano implicazioni etiche. Servizi come il riconoscimento del diritto d’asilo, quello di accesso a programmi di welfare e la scelta delle cure in campo medico non trovano d’accordo oltre un terzo degli intervistati. L’opposizione dei cittadini diventa ancora più netta quando si parla dell’utilizzo dell’AI in campo giudiziario: la maggioranza degli intervistati è contraria ad affidare ad un computer le decisioni sull’innocenza o la colpevolezza di un imputato (51%).

Differenze percettive per paese ed età

Sono i Paesi con economie emergenti – su tutti Cina, Emirati Arabi e Indonesia – a mostrare il livello più alto di apertura all’uso dell’AI da parte dei governi, insieme ai luoghi in cui i livelli percepiti di corruzione sono molto elevati. Quest’ultima potrebbe essere interpretata come una preferenza dei cittadini per la presa di decisione da parte dell’AI rispetto al processo decisionale umano nei casi in cui si nutre meno fiducia verso la “macchina” del governo.

Anche i modelli demografici tendono a rispecchiare l’atteggiamento generale nei confronti della tecnologia. I millennials e gli abitanti delle città hanno dimostrato il più grande sostegno per l’uso governativo dell’AI, mentre le persone anziane e quelle appartenenti a popolazioni rurali e remote hanno mostrato meno supporto.

Lavoro, questioni etiche, affidabilità e trasparenza

A fronte di una cauta apertura in alcuni campi, le conseguenze dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale generano preoccupazione. Il 61% degli intervistati teme che a causa dell’introduzione dell’AI in futuro ci saranno meno posti di lavoro e il 58% sostiene che questo debba essere evitato tramite una legislazione adeguata. Suscitano perplessità anche le questioni etiche non risolte derivanti dall’utilizzo dell’AI (evidenziate dal 32%).
Quanto alla pubblica amministrazione, il 27% dei cittadini dubita che possa essere in grado di usare in maniera corretta questa tecnologia: un intervistato su quattro non si fida dell’accuratezza dei risultati (25%) e uno su tre della trasparenza delle decisioni (31%).

Conclusione

È su questi punti che i governi dovrebbero lavorare fin da subito. L’approvazione ottenuta in molti campi è un buon segnale, ma la rapida evoluzione delle tecnologie legate all’AI ha creato dubbi tra i cittadini che vanno risolti il prima possibile valutando l’impatto dell’AI sulla vita delle persone e lavorando con le comunità per stabilire quadri chiari per il suo uso sicuro ed etico.

Solo così sarà possibile trovare delle soluzioni condivise nei campi che suscitano più perplessità e si costruirebbe quel rapporto di fiducia necessario per ottenere un supporto più ampio sul lungo termine. Infatti, i livelli di fiducia nel governo sembrano essere un fattore critico nella volontà dei cittadini di abbracciare le tecnologie di intelligenza artificiale.

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