Le principali aziende di intelligenza artificiale addestrano i loro prodotti su vasti oceani di dati pubblici, utilizzando enormi quantità di energia: un sondaggio condiviso con Politico mostra che gli americani vorrebbero una regolamentazione su entrambi gli aspetti. L’Artificial Intelligence Policy Institute (AIPI), un think tank pro-regolamentazione sull’AI, ha scoperto che il 60 percento dei rispondenti ritiene che le aziende di AI non dovrebbero essere libere di addestrarsi sui dati pubblici. Quasi tre quarti delle persone intervistate hanno affermato che le aziende dovrebbero essere “obbligate a compensare i creatori di tali dati”. E il 78 percento ha detto che dovrebbero esserci regolamentazioni sull’uso dei dati pubblici per l’addestramento dei modelli di AI, con i democratici solo leggermente più entusiasti dei repubblicani.
L’addestramento dei modelli è una questione politica urgente
Il sondaggio online, condotto su 1.039 persone il 12 e 13 aprile, è la prima volta che l’AIPI, un prolifico sondaggista, ha preso la temperatura dell’opinione pubblica sulle pratiche di addestramento dei dati delle aziende di AI – poiché i legislatori concordano sul fatto che il boom dell’AI generativa ha reso l’addestramento con i dati una questione politica urgente. I rispondenti hanno anche apprezzato l’idea di una tassa speciale sull’elettricità per le aziende di AI, con circa sei su dieci che hanno detto che sarebbero a favore del governo che raccoglie entrate “per supportare e aggiornare l’infrastruttura della rete elettrica”.
Poco più della metà dei rispondenti ha detto di essere a favore del finanziamento proposto dall’amministrazione Biden per l’AI Safety Institute, sebbene con una divisione partigiana: il 65 percento dei democratici lo ha sostenuto, rispetto al 47 percento dei repubblicani. Le ripartizioni demografiche in questo turno di sondaggi sono in linea con quelle dei turni precedenti dell’AIPI. Gli elettori più anziani sono più propensi a temere l’AI e a chiedere la sua regolamentazione rispetto ai giovani, e il consenso bipartisan regna in gran parte, sebbene mostri alcune crepe lievi.
Le preoccupazioni per la perdita del lavoro
Oltre alla regolamentazione, l’AIPI ha sondato i rispondenti sulle loro attitudini personali riguardo all’AI, compreso se temono che l’AI sarà “presto” in grado di svolgere il loro lavoro.
I sondaggisti hanno posto la domanda come un esperimento in due parti, chiedendola sia prima che dopo aver fatto ascoltare ai rispondenti una “canzone blues roca” generata dalla società di musica AI Udio. Inizialmente, le persone non sono sembrate preoccuparsi troppo dell’idea dei robot al loro posto: solo il 31 percento ha detto di essere “molto” o “abbastanza” preoccupato che l’AI possa fare il loro lavoro, e il 44 percento ha risposto con un piuttosto indeciso “non molto preoccupato”. Dopo aver ascoltato la musica, tuttavia, le attitudini delle persone si sono capovolte, con il 45 percento che diceva di essere “molto” o “abbastanza” preoccupato – e uno sguardo più attento a come le loro risposte sono cambiate rivela i modi in cui l’esposizione all’AI generativa tende a lasciare un’impressione forte, nel bene o nel male.
Questo perché il numero di rispondenti che temono apertamente l’AI – coloro che hanno risposto di essere “molto preoccupati” – è rimasto quasi esattamente statico, diminuendo di un punto percentuale. Ma “abbastanza preoccupato” è saltato dal 16 al 31 percento, e “per niente preoccupato” è anche saltato dal 19 al 30 percento. Quindi quei rispondenti hanno probabilmente cambiato campo dalla categoria non descrittiva “non molto preoccupati”, indicando che è difficile allontanarsi da un’esperienza con gli strumenti moderni di AI generativa senza che l’opinione venga affilata.
La direzione potrebbe dipendere dall’istruzione: i rispondenti con istruzione universitaria hanno mostrato un grande salto prima e dopo, passando dal 21 percento “per niente preoccupati” al 39 percento. Il “abbastanza preoccupati” tra i non laureati è aumentato dal 13 al 30 percento.