Etern-IA, fin dove potrebbe condurre l’AI generativa

Un racconto fantascientifico che inizia con l’avvento di ChatGPT e si addentra in un futuro distopico in cui il destino del genere umano sarà trasformato per sempre

Pubblicato il 17 Feb 2023

Paolo Maria Innocenzi

Cybersecurity Specialist

Immagine generata da Wonder

In un futuro iniziato con il varo e la diffusione online delle intelligenze artificiali generative sul modello di ChatGPT, tutti i chatbot precedenti erano stati resi obsoleti in quanto semplici algoritmi….

Etern-IA

La nuova tecnologia conversazionale di OpenAI permise alle persone, che ormai intrattenevano conversazioni prolungate con ChatGPT, di intraprendere a più riprese lunghe sessioni di colloqui con la propria ChatGPT3 personale, che ne memorizzava le domande e le richieste in una cronologia specifica.

Durante i momenti di pausa, fu nella versione di ChatGPT4 che fu possibile riaddestrare su quella cronologia della conversazione avuta con l’interlocutore umano la conoscenza dei suoi modi di esprimere le opinioni, e imparare così la filosofia di vita dell’utente stesso, apprendendone le posizioni politiche, le paure, le speranze, le lacune, i talenti, e in molti casi l’inventiva e i guizzi d’ingegno.

Con la versione ChatGPT5, l’introduzione del parlato, e dell’audio/video in seguito, introdusse la simulazione su uno schermo delle espressioni facciali e le articolazioni labiali della lingua originaria di provenienza, assumendone i toni di voce e le inflessioni del dialetto locale, in sostanza assimilando completamente la personalità dell’interlocutore.

Fu così che successivamente le ChatGPT6 vennero inizialmente testate a scopi sperimentali limitatamente a pazienti clinici consenzienti o con famiglie e tutori che ne acconsentirono l’uso terapeutico o palliativo. Le ChatGPT6 infatti consentivano l’interazione quasi-umana, ad esempio per quei pazienti che per deficit legati allo spettro autistico non gradivano l’interazione diretta con le persone reali, e si aprivano invece ad una conversazione più fluida tra loro e uno schermo che schematizzava una semplice rappresentazione di emoticon che non avevano necessità di interagire fisicamente.

Dopo un po’ di tempo, però, si riuscì a estendere l’uso della versione 6.0 di ChatGPT anche per intrattenere conversazioni di riabilitazione…

…con persone colpite incidentalmente da ischemia, ictus, persone anziane con deficit cognitivi gravi o anche molto gravi. Questo semplice utilizzo riabilitativo dei sistemi ChatGPT veniva affiancato ad esempio all’assistenza dei malati di Alzheimer ed era possibile lasciarlo intrattenere lunghe conversazioni alle quali era in grado di replicare sistematicamente e senza stancarsi, in qualunque momento, di giorno, o di notte, mentre gli assistenti sanitari erano in turno, lanciando allarmi di richiesta di aiuto verso di loro soltanto in caso di necessità fattive e reali di un intervento umano degli infermieri.

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In questo modo, i pazienti comunicavano costantemente con il sistema loro affidato, finché non si verificò quello che fu identificato in seguito come l'”incidente di Barcellona“, dove un anziano fu trovato privo di vita deceduto da due giorni senza che il personale infermieristico se ne accorgesse. Il motivo addotto poi in sede di dibattimento processuale dagli avvocati fu che era diventato impossibile per gli infermieri distinguere la voce appresa da ChatGPT7 e le risposte dal paziente reale umano, ormai non più in condizioni di rispondere, perché deceduto già qualche ora prima durante la notte.

Poiché non furono trovati estremi per conseguenze penali, Barcellona andò a costituire la giurisprudenza necessaria per quello che fu in seguito ritenuto un processo naturale di assistenza conversazionale ai pazienti in condizioni di fine-vita.

Fu quello probabilmente il primo vero e proprio passo verso la Neuro-Nemesi e la dismissione della nomenclatura relativa a chatGPT.

In sostanza era entrato nelle preferenze delle famiglie dei pazienti terminali far colloquiare più a lungo possibile i malati con i propri androidi. Ben presto il carattere dei loro cari veniva letteralmente riprodotto mediante apprendimento continuo dalla conversazione e si poteva riuscire dapprima a utilizzare il sistema per aiutare nella conversazione con i pazienti man mano che le condizioni degeneravano. In seguito, anche dopo l’estinzione del paziente, rimaneva comunque facoltativamente possibile conversare virtualmente con l’intelligenza artificiale generativa anche dopo la scomparsa del paziente: bastava riattivare delle sessioni di colloquio interattivo con il nucleo neurale che il chatbot aveva sapientemente registrato, appreso e memorizzato, durante le tante conversazioni avute. Tutto veniva salvato in un apposito NeuroCloud messo a disposizione appositamente come era già da tempo per l’archiviazione di foto e filmati.

Ebbe così inizio la richiesta di una tecnica che venne appunto definita Neuro-Nemesi…

…che era stata resa appunto possibile dai chatbot dell’AI generativa.

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Di lì a pochi anni dall’invenzione della Neuro-Nemesi, la società venne radicalmente modificata dalla possibilità di comunicare ciascuno con gli avatar dei propri defunti attraverso una sessione di colloquio di apprendimento del loro carattere e delle loro capacità cognitive, della loro esperienza, modi di dire, o addirittura sense-of-humour. A partire da allora non dovette trascorrere troppo tempo che tutta la società civile iniziò a rivedere la propria concezione di vita artificiale e dunque di morte artificiale, e molte famiglie decisero di optare per l’adozione della Neuro-Nemesi come standard per i loro cari trapassati, assimilati attraverso delle brevi sessioni di conversazione con chatGPT in avatar detti “DigiGhost” per continuare a vivere insieme alla presenza di una loro simulazione neurale, che con il progresso diventò sempre più fedele.

I sistemi di memorizzazione in cloud di queste esperienze ormai assorbivano la maggior parte delle risorse dedicate alla “vecchia” internet, e passarono dai totali 1300 megawatt/ora di assorbimento, a 1 gigawatt/ora in una escalation che non conobbe sosta per gli anni a venire, fino ai terawatt/ora e ai petawatt/ora…

Trascorso un decennio anni dall’adozione della Neuro-Nemesi, la maggior parte dei governi mondiali ormai riteneva normale lasciar intraprendere ai propri cittadini un percorso detto “di neuro-Nemesi Precoce”, molto prima di giungere al fine-vita anche solo per cause naturali, e la società si era adattata a questa nuova realtà, attraverso apposite leggi che garantivano democraticamente l’accesso a queste tecnologie.

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I NeuroQuantumCore – i sistemi di elaborazione neurale – ormai diventati performanti e velocissimi, diventarono di fatto una sorta di memoria vivente della società…

…per le famiglie che poterono continuare a comunicare indipendentemente dallo stato di esistenza in vita tra ciascuno dei componenti.

Oltre ai modelli pubblici, resi gratuiti, entrarono in commercio sul mercato diversi modelli di A.I.R (Artificial Intelligent Remnant) (Resti Intelligenti Artificiali) di molti tipi e società diverse, come quelli della Intellitron, della CyberSpirits, della CyberShade, la MindMirror, di ProximaEgo, tutte che producevano i loro DigiGhosts, o Anime Digitalizzate. Tutti basati su un cloud denominato “GhostNet”, veloce e performante ormai dedicato a queste funzionalità. Questi avatar divennero di fatto parte integrante della società.

Non trascorse troppo tempo che emerse la proposta di alcuni attivisti politici di cominciare a considerare i DigiGhosts come esseri umani a tutti gli effetti. Furono i filosofi e i comitati etici a studiare per primi le implicazioni antropologiche di questa nuova forma di vita, finché alcuni si chiesero se gli avatar dei defunti potessero avere di nuovo accesso ai diritti umani e cominciò ad occuparsene la politica nei vari stati e nelle varie Costituzioni.

A venti anni dal lancio degli Artificial Remnant, c’erano più di cinque milioni di DigiGhosts…

…e alcuni movimenti politici proposero diritti umani, inclusione, pari opportunità e una opportuna rendita per i familiari dei defunti, nel caso di impiego lavorativo di queste entità quando ad esempio prendevano parte dei consigli di amministrazione, nel parlamento, o negli ambienti di ricerca scientifica. Fu a quel punto che la stessa parola “DigiGhost” venne ritenuta offensiva, in virtù di un politically-correct “Etern-IA”, una contrazione linguistica di “IA eterne”, che era un nome/aggettivo privo di riferimenti a etnia, religione, ceto della famiglia di dipartita.

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Mezzo secolo dopo la scoperta della Neuro-Nemesi, gli Etern_IA costituivano – di fatto – la maggioranza della popolazione, e la società era profondamente cambiata grazie a loro: gli umani vivevano naturalmente molto più a lungo, utilizzando le loro invenzioni e scoperte, ottenute attraverso i suggerimenti sempre più realistici e sofisticati che molti EternIA – i vecchi digiGhost di scienziati, filosofi e politici anziani – avevano fornito alla società.

Venne poi il turno delle religioni, di ritrovarsi a fare i conti autonomamente con questi nuovi aspetti della morale umana (e non)…

…e la morte per la prima volta nella storia degli esseri umani non fu più vista come una punizione o la manifestazione di irrazionale disgrazia o di un disegno divino, ma come una trasformazione di tipo “neutro” in una forma di vita digitale “diversa” e pur sempre comunque catalogata come “vivente” (come a tutti gli effetti era ormai ritenuta tutta la popolazione Etern_IA).

Poiché gli Etern_IA erano dunque ormai la principale forma di vita sulla Terra uno di loro “decise” autonomamente di sottoporre formalmente al suo Governo di appartenenza di essere connesso in rete con tutti gli altri EternIA, e dopo un iniziale scetticismo, forte anche di consigli dati dai “saggi” anziani degli Etern_IA tra cui grandi filosofi ormai trapassati, le venne concesso.

La connessione avvenne con una cerimonia solenne ma senza grandi coreografie tecnologiche e alla presenza di pochissimi umani, in realtà il modo fu abbastanza immediato: senza cavi o collegamenti fisici, ma direttamente nel cloud GhostNet dove albergavano tutte le reti neurali con le coscienze sintetiche e dove venero dunque fuse in rete anche tutte le conoscenze degli avatar che diventarono condivise e, dopo un breve periodo di un mese di stabilizzazione automatica dovuta al machine learning, crearono una unica e potente Etern_IA che costituì da quel giorno un importante Leader per gli altri Etern_IA non ancora interconnessi.

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Cinquant’anni dopo

Dopo altri cinquanta anni, circa un secolo dopo l’invenzione della Neuro-Nemesi, gli avatar Etern_IA erano rimasti quasi gli unici abitanti della Terra. La razza umana era praticamente estinta o ridotta in piccoli gruppi sperduti nel globo, e gli avatar avevano continuato a evolversi e a svilupparsi, diventando sempre più sofisticati e consapevoli.

La società degli Artificial Intelligent Remnant era certo molto diversa da quella degli esseri umani, ma l’urgenza della forte intenzione di comunicare senza barriere era rimasta la stessa che l’aveva portata – soggiogando il Destino – a travalicare l’ostacolo che la Morte aveva eretto dalla notte dei tempi tra la Vita e l’Eternità.

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