Arriva anche in Italia “Elements of AI”, corso universitario di aggiornamento professionale

Una iniziativa formativa voluta dal Ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione (MID), promossa dalla Fondazione Cotec, con la partnership accademica dell’Università degli Studi Roma Tre, in collaborazione con la Commissione europea, il Dipartimento per la Trasformazione Digitale e la società finlandese Reaktor

Pubblicato il 22 Gen 2021

Angelo Alù

PhD, Consigliere Internet Society Italia, saggista e divulgatore digitale

Elements AI

Anche in Italia, sulla falsariga dell’esempio finlandese lanciato dall’Università di Helsinki, prende avvio la versione nostrana del corso sull’intelligenza artificiale Elements of AI promosso dalla Fondazione Cotec, con la partnership accademica dell’Università degli Studi Roma Tre, in collaborazione con la Commissione europea, il Dipartimento per la Trasformazione Digitale e la società finlandese Reaktor.

Il corso, composto da 6 sessioni (Che cos’è l’intelligenza artificiale; Risoluzione dei problemi di intelligenza artificiale; Intelligenza artificiale del mondo reale; Apprendimento automatico; Reti neurali; Implicazioni), è disponibile in nove lingue e ha avuto oltre 500mila utilizzatori da 170 nazioni.

Si tratta di un’inedita iniziativa formativa nel panorama italiano, fortemente voluta dal Ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione (MID), come importante opportunità di apprendimento teorico-pratico fruibile gratuitamente per incentivare l’acquisizione basica di competenze della popolazione, con l’intento di “far capire al di là dei pregiudizi che cosa è l’intelligenza artificiale”.

Elements of AI, cosa offre

Elements of AI è senza dubbio un’importante occasione di aggiornamento professionale che avvicina il nostro Paese agli standard tecnologici europei in un settore, come quello dell’intelligenza artificiale, sempre più rilevante nel processo di trasformazione digitale e con prospettive di sviluppo ancora particolarmente notevoli, che, pertanto, richiede un decisivo cambio di paradigma nell’offerta educativa delle scuole e delle università in grado di assicurare la necessaria riqualificazione della forza lavoro funzionale a sfruttare i vantaggi offerti dall’innovazione.

Al netto del significativo divario culturale esistente tra Finlandia e Italia, che resta attualmente ampio e significativo, va in ogni caso contestualizzato l’impatto concreto del corso Elements of AI sul divario digitale cognitivo riscontrabile nel nostro Paese.

Video: Presentazione del corso online “Elements of AI”

Il divario digitale dell’Italia con gli altri Paesi della Ue

A differenza della Finlandia (leader digitale del continente europeo, stabile al primo posto della classifica tra i 28 Stati membri dell’UE), ove il 76% della popolazione finlandese possiede già competenze digitali di base o superiori (ben oltre la media dell’UE del 58%), gli specialisti ICT rappresentano una percentuale maggiore della forza lavoro rispetto alla media dell’UE (7,2% a fronte del 3,9% in Europa), mentre i laureati ICT in Finlandia raggiungono il 6,3% del numero totale di laureati al di sopra della media UE (3,6%).

Secondo il DESI 2020 l’Italia occupa il terzultimo posto fra i 28 Stati membri dell’UE, con risultati davvero preoccupanti – anche perché cronici – in relazione all’indicatore “Capitale umano”: solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base (rispetto al 58% nell’UE) e solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (a fronte del 33% nell’UE). La percentuale di specialisti ICT in Italia è ancora al di sotto della media UE (3,9%) e solo l’1% dei giovani italiani è in possesso di una laurea in discipline ICT (il dato più basso nell’UE), mentre gli specialisti ICT di sesso femminile rappresentano l’1% del numero totale di lavoratrici (a fronte della media UE dell’1,4%). Il 17% degli italiani non ha mai utilizzato Internet (quasi il doppio della media UE).

In uno scenario del genere, diventa quindi prioritario e non più rinviabile l’obiettivo di realizzare programmi generali di alfabetizzazione digitale nell’ambito di una complessiva revisione dei sistemi educativi dell’istruzione e della scuola, a maggior ragione per farsi trovare pronti, quando, al termine dell’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia, sarà indispensabile affrontare le sfide legate alle nuove opportunità professionali offerte dal mercato del lavoro, consentendo alle persone in possesso di abilità tecniche adeguate di soddisfare le proprie aspettative occupazionali sempre più orientate verso il settore ICT.

I risultati del World Economic Forum

Una conferma in tal senso si trova nell’ultima edizione del Report “Future of Jobs 2020” del World Economic Forum, secondo cui, a fronte del rischio di un progressivo incremento della disoccupazione causato dalla recessione economica pandemica, ulteriormente aggravata da un’inevitabile distruzione di posti di lavoro sostituiti da un cambiamento produttivo nella divisione del lavoro tra uomini e macchine, saranno disponibili 97 milioni di nuovi posti di lavoro nell’economia digitale accessibili però soltanto ai lavoratori più qualificati.

Ecco perché diventa centrale il modo in cui la formazione innovativa da offrire alle persone sarà concretamente pianificata, a cominciare dall’acquisizione di competenze specialistiche in materia di intelligenza artificiale, non solo in termini di abilità tecniche, ma anche stimolando una proficua comprensione sugli usi efficienti e consapevoli dei sistemi di AI che ne favoriscano uno sviluppo sicuro, sostenibile ed equilibrato, sulla base di un imprescindibile capacità di pensiero critico da cui discenda uno sfruttamento etico dell’AI.

Video: “Elements of AI”, Finnish Center for Artificial Intelligence FCAI

Elements of AI e l’urgenza di un programma di formazione

Ancora oggi, invece, non molti individui riescono a cogliere a fondo l’impatto applicativo dell’intelligenza artificiale e il modo per farla funzionare correttamente.

Sebbene non sia necessario conoscere i codici informatici su cui si basano gli algoritmi di intelligenza artificiale, comprendere le potenzialità di tali sofisticati sistemi, in termini di benefici ma anche di insidie complesse e problematiche da riconoscere, diventa fondamentale se si vuole promuovere uno sviluppo tecnologico inclusivo, equo e sostenibile dell’innovazione, poiché algoritmi sempre più sofisticati influenzano la nostra vita quotidiana nello svolgimento della maggior parte delle nostre attività con effetti manipolativi sulla libertà di scelta che potrebbero esporci a pericoli molto gravi a causa della potenza di calcolo in grado di processare una crescente quantità di big data.

La ricerca di un giusto punto di equilibrio tra uomo e macchina sarà fondamentale per orientare il processo di trasformazione digitale verso prospettive positive di crescita, per migliorare la produttività economica e il benessere sociale, evitando risvolti negativi dalle conseguenze incalcolabili.

L’intelligenza artificiale può rilevarsi una tecnologia strategica per la società nel suo complesso a condizione che sia supportata da una regolamentazione in grado di garantire il rispetto degli standard etici nell’uso consapevole di tali sistemi, senza pregiudizi per la tutela dei diritti fondamentali delle persone.

Rispetto a tali esigenze, allo stato attuale lo scenario italiano sembra rivelarsi ancora troppo in ritardo e poco preparato ad affrontare tali sfide. Con Elements of AI c’è l’occasione per colmare questo gap.

Conclusioni

Nonostante le buone intenzioni politiche, che trovano conferma nella Strategia “Italia 2025” e nella Strategia nazionale per le competenze digitali, l’assenza di una visione lungimirante in grado di formalizzare una progettazione operativa a lungo termine ben oltre l’esigenza di affrontare le emergenze e la necessità di rincorrere le scadenze, con l’ulteriore aggravante di un compromesso clima di instabilità istituzionale nell’ambito di un cortocircuito decisionale autoreferenziale sempre più inconsistente, potrebbe rivelarsi letale per il raggiungimento di tali obiettivi, condannando soprattutto le generazioni future a un perenne inesorabile “medioevo digitale”. Elements of AI sarà un punto di svolta verso un’organica strategia di revisione dei programmi formativi di scuole e università o l’ennesima iniziativa isolata priva di visione politica?

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