AI, c’è un filo che lega Italia e Canada

Nel forum Italia-Canada, tenutosi nello scorso mese di novembre, sono stati presentati nuovi progetti di smart city e smart mobility, sanità, movimentazione delle merci e sviluppo dell’intelligenza artificiale

Pubblicato il 01 Dic 2020

Ruben Sacerdoti

responsabile del Servizio Attrattività e Internazionalizzazione, DG Economia della Conoscenza, del Lavoro e dell’Impresa Regione Emilia-Romagna

Ruggiera Sarcina

direttrice Italia, Camera di Commercio Italiana in Canada

Ai Italia Canada

Se c’è qualcosa che può correre più veloce del virus è la tecnologia. Per questo, il business forum Italia – Canada, organizzato dalla Camera di Commercio italiana in Canada a novembre, si è svolto proprio attorno a uno dei temi destinati a cambiare radicalmente le vite di tutti noi nel giro di poco tempo: l’intelligenza artificiale. Un tema attuale non solo perché applicabile e in parte già applicata a tutti gli ambiti delle nostre vite – dalla sanità al lavoro, dall’industria alla logistica – ma anche perché è uno strumento che, se opportunamente usato, potrà essere l’elemento che ci condurrà verso la “nuova normalità” che ci attende.

AI Italia-Canada: smart city e smart mobility

Nel giro di pochi anni, l’AI farà indiscutibilmente parte delle nostre vite e spetta dunque a noi, oggi, capirne le modalità e usarla a nostro vantaggio.

Innanzitutto le nostre città, le immaginiamo più vivibili e sicure, più accessibili e sostenibili. Quello che oggi emerge è che sarà proprio l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e dei big data a farle evolvere verso un nuovo modello, riempiendo di senso le definizioni di smart city e smart mobility. Sarà la trasformazione digitale a condurci sulla strada del cambiamento, verso società finalmente inclusive.

E inclusività è anche la parola più utilizzata per i settori della cura e della sanità, campi in cui gli interventi del Forum hanno evidenziato la presenza di progetti d’avanguardia e di opportunità legate allo sviluppo di partnership e collaborazioni virtuose tra pubblico e privato.

Ma è forse in un settore tradizionale come quello della logistica, avvertito come analogico, quello in cui l’avvento dell’AI ci sorprende. Durante il forum, infatti, è stato presentato Carg02 Ai, un nuovo strumento logistico a “vocazione umanitaria” capace di organizzare, grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale e dei big data, le operation di gestione delle merci.

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AI Italia-Canada: Carg02ai, cos’è come può aiutare nella pandemia

Sviluppato nella primavera del 2020, Carg02ai è stato pensato per affrontare la pandemia COVID-19 perché, attraverso le potenzialità dell’AI permette di velocizzare le operazioni e “priorizzare” le merci. Lo scopo di Carg02ai, infatti, è quello di identificare e accelerare lo spostamento di farmaci, attrezzature mediche necessarie per i servizi essenziali, prodotti alimentari, e di evitare ritardi nelle forniture e carenze di scorte durante i periodi di crisi.

Progetti all’avanguardia che disegnano società futuristiche. In Italia, infatti, la situazione delle aziende in relazione all’AI è tutt’altro che rosea: solo il 20% delle aziende manifatturiere italiane ha progetti di interconnessione di rete tra le macchine di produzione e i sistemi ICT, prerequisito essenziale per iniziare la transizione digitale, e non più del 6% di queste ha intrapreso iniziative di AI rilevanti. Una fotografia nitida quanto desolante che, però, può individuare nel Covid-19 una leva. Già, perché sono molte le aziende che hanno espresso la volontà di implementare i loro strumenti con una tecnologia adeguata a essere più preparati alle emergenze.

In Italia, l’Emilia Romagna ha già investito in AI 300 mln di euro

Per farlo, durante il forum è emersa la necessità di “facilitatori tecnologici”, il cui ruolo sarebbe quello di aiutare le pmi, in particolare nell’accesso alle nuove tecnologie digitali. I facilitatori tecnologici possono essere interni all’azienda ma devono assolutamente anche essere supportati da facilitatori “esterni”, potenti ecosistemi di territorio che devono aiutare le aziende ad accedere e sperimentare l’AI a basso rischio, pilotando tecnologie avanzate in laboratori viventi o centri dimostrativi condivisi.

Un esempio in questo senso l’Italia ce l’ha in casa: si tratta dell’Emilia Romagna, data valley del nostro paese, che ha già fatto investimenti pubblici per 300 milioni di euro sull’AI e che vanta alcuni tra i più importanti centri di R&S sull’intelligenza artificiale e sui big data in Italia e non solo. L’Emilia Romagna, proprio durante il forum, ha inaugurato una task force per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Capitanata da Rita Cucchiara, direttrice del Laboratorio nazionale CINI sull’AI, l’intelligenza artificiale Emilia-Romagna” – questo il nome del gruppo di lavoro – si propone di valutare il potenziale che già esiste sul territorio per realizzare un’infrastruttura di ricerca da candidare nell’ambito della Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale”, in grado di coinvolgere tutte le università della regione e valutare anche collaborazioni interregionali. Una sfida ambiziosa e importante proprio come importante era il tema alla base di tutto il forum: il futuro.

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