Leggiamo ogni giorno dei potenziali rischi dell’AI. Come professionisti dobbiamo distinguere i rischi reali da quelli soltanto percepiti, per evitare di farci prendere dal panico e, soprattutto, per avere oggettiva consapevolezza di questa tecnologia.
Rischi dell’AI: realtà o semplice percezione?
Spesso, nel dibattito sui rischi dell’AI negli ambienti professionali, la linea tra ciò che è percezione e ciò che è realtà è veramente sottile. Spesso si sentono i colleghi commercialisti esprimere il timore che l’AI possa portare a errori catastrofici o a una perdita di controllo sui processi lavorativi: una reazione prevedibile, come di fronte a qualsiasi possibile cambiamento, che però alimenta un senso di incertezza, se non addirittura di ansia per l’innovazione e il futuro.
Queste preoccupazioni sono spesso amplificate da rappresentazioni sensazionalistiche nei media o da una comprensione circoscritta delle capacità effettive dell’AI.
È proprio per questo motivo che diventa cruciale distinguere tra i rischi effettivi e quelli che sono soltanto miti o esagerazioni. La realtà è che, sebbene l’AI presenti alcuni rischi, come qualsiasi tecnologia e, soprattutto, come qualsiasi innovazione, questi rischi sono spesso gestibili. In che modo? Approcciando l’AI con una mentalità informata e critica.
Un approccio bilanciato aiuta a comprendere meglio come l’AI possa essere impiegata in modo efficace e sicuro, senza cadere in allarmismi ingiustificati o, all’estremo opposto, in aspettative irrealistiche.
L’AI sostituirà la figura del commercialista?
Uno dei falsi miti più diffusi e fonte di preoccupazione tra i professionisti è l’idea che l’AI possa sostituire completamente alcune figure lavorative, come quella del commercialista. Probabilmente ci si immagina un ufficio dove le macchine fremono silenziosamente, elaborando bilanci e dichiarazioni fiscali senza il bisogno di un tocco umano. Questa immagine, per quanto affascinante, è piuttosto lontana dalla realtà.
L’AI agisce come un potente strumento di supporto che può migliorare notevolmente l’efficienza e l’accuratezza del lavoro dei commercialisti, ma ciò non equivale a sostituire il ruolo umano. La tecnologia non può replicare il giudizio dell’uomo, l’esperienza accumulata negli anni, né le competenze interpersonali, che sono a dir poco fondamentali in questo settore. L’AI può, senza dubbio, automatizzare i compiti ripetitivi e analizzare grandi quantità di dati; tuttavia, la decisione finale e l’interpretazione dei dati rimangono fermamente nelle mani del professionista.
In questo scenario, l’AI non è un sostituto, ma un complemento che arricchisce la professione, permettendo ai commercialisti di concentrarsi su ciò che realmente conta: la consulenza strategica, la pianificazione finanziaria personalizzata e il rapporto umano con i clienti. L’empatia, la comprensione e l’intuizione umana rimangono qualità insostituibili che nessuna AI può replicare.
L’AI rende la contabilità impersonale e distante?
Un’altra immagine comune che emerge quando si parla di AI nella contabilità è quella di un ambiente freddo e meccanico, dove i numeri, i grafici e i computer sostituiscono del tutto il calore delle relazioni umane. Questa visione, quasi distopica, è lontana dalla realtà e amplifica di parecchio i rischi dell’AI, rendendola il capro espiatorio perfetto per giustificare un presunto distacco umano nella professione contabile.
Contrariamente a questa percezione, l’AI ha il potenziale di rendere la contabilità più personale e coinvolgente. Si immagini un commercialista che, grazie all’AI, possa fornire ai suoi clienti analisi dettagliate e insight personalizzati basati su una comprensione profonda delle loro finanze. Queste informazioni, che richiederebbero ore di lavoro manuale per essere raccolte e analizzate, possono essere elaborate in pochi minuti dall’AI, permettendo ai commercialisti di dedicare più tempo alla discussione di strategie finanziarie personalizzate e alla costruzione di relazioni più significative con i clienti.
Inoltre, l’AI libera i commercialisti dai compiti più routinari e ripetitivi. Invece di passare ore a compilare report o a inserire dati, i professionisti possono utilizzare questo tempo per ascoltare i bisogni dei loro clienti, comprendere le loro preoccupazioni e offrire soluzioni su misura. Questo non solo migliora l’efficienza, ma arricchisce anche l’esperienza del cliente, rendendo il servizio contabile più umano e accessibile.
Insomma, l’AI non è un ostacolo alla personalizzazione e all’empatia nella contabilità, ma piuttosto uno strumento che, se utilizzato saggiamente, può potenziare queste qualità, permettendo ai commercialisti di concentrarsi su ciò che veramente conta: la relazione con il cliente e la fornitura di un servizio su misura e di alto valore.
Tecnologia e formazione: strategie per affrontare al meglio i rischi dell’AI
Affrontare i rischi dell’AI negli studi professionali richiede più di una semplice comprensione tecnica; richiede una visione strategica che abbracci sia la tecnologia sia l’elemento umano. Come abbiamo visto, i rischi dell’AI spesso derivano da idee sbagliate o da una conoscenza non ottimale della tecnologia. Per questo motivo, è fondamentale che gli studi professionali adottino un approccio integrato, che valorizzi la formazione continua dei dipendenti come pilastro fondamentale.
La formazione non dovrebbe limitarsi a insegnare come utilizzare tecnicamente l’AI, ma estendersi a comprendere le sue potenzialità, i limiti e le implicazioni etiche.
Parallelamente, è essenziale sviluppare politiche e procedure chiare per guidare l’uso dell’AI. Queste politiche dovrebbero affrontare questioni cruciali come: la protezione dei dati, la sicurezza informatica e l’etica professionale, stabilendo standard trasparenti e linee guida per un utilizzo sicuro e conforme dell’AI. Implementando queste misure, gli studi professionali possono non solo mitigare i rischi, ma anche sfruttare appieno i benefici dell’AI, creando un ambiente di lavoro sicuro e innovativo.
Conclusioni
Un dialogo aperto con i clienti riguardo all’utilizzo dell’AI è un altro aspetto chiave. Comunicare chiaramente come l’AI viene impiegata, quali misure di sicurezza sono state adottate e come essa contribuisce a migliorare il servizio può aiutare a dissipare i dubbi e a costruire un rapporto di fiducia. Ascoltare le preoccupazioni e i feedback dei clienti può inoltre fornire spunti preziosi per affinare ulteriormente l’uso dell’AI.
Un approccio che combina tecnologia e formazione, arricchito da una comunicazione trasparente, è la chiave per gestire efficacemente i rischi dell’AI. Attraverso queste strategie, gli Studi professionali possono trasformare l’AI da un semplice strumento tecnologico in un vero e proprio alleato per l’innovazione e la crescita professionale.