Con Machine Learning e AI l’Oracle Autonomous db Cloud punta ad accelerare la digital transformation

A colloquio con Alessandro Ippolito, Country Sales Leader Technologies di Oracle Italia, sulle opportunità per le imprese e le organizzazioni del “self driving db” in termini di nuove modalità di gestione e nuovi vantaggi per il business

Pubblicato il 24 Apr 2018

Alessandro Ippolito, Country Sales Leader Technologies di Oracle Italia

Lo sviluppo concomitante di Internet of Things, Big Data, Intelligenza Artificiale sta facendo crescere intorno a noi oggetti ed entità sempre più intelligenti. Le fabbriche, le città, ma anche le case e la mobilità, tutto diventa “più attento e intelligente“. È il fenomeno del Data Driven Business e delle Data Driven Company che sta alla base della trasformazione digitale di tante organizzazioni. Se ben riflettiamo sulla natura di questa intelligenza vediamo che la vera base di tutti i progetti sta primariamente nella capacità di gestire i dati, di disporre di strumenti, e per la precisione di database, sempre più potenti, flessibili, aperti e capaci di sostenere questa straordinaria domanda di “data management“, tanto in ingresso (dalla data collection) quanto in “uscita” a sostegno delle applicazioni.
Non è azzardato affermare che se il database è da considerare come il motore di tanti fenomeni della digital transformation, ecco che più questo “motore” riesce a far crescere la propria “intelligenza”, più aumenta la capacità delle imprese e delle organizzazioni di accelerare i propri percorsi di trasformazione digitale.
In particolare, poi, se gran parte dei fenomeni citati indirizzano e attuano processi di automazione basati sull’introduzione di machine learning e intelligenza artificiale, appare evidente che se il principio dell’automazione si sposta a livello di db cresce la possibilità di accelerare in generale i processi che portano i dati necessari all’ automazione.

La sfida di Oracle con il nuovo Oracle Autonomous Database Cloud, è quella di mettere a disposizione delle aziende e delle organizzazioni “che stanno diventando immense fabbriche di dati” quello che Larry Ellison, CTO della società, ha definito come “self driving db“. Ovvero un database che permette di disporre di un livello di automazione totale basato su Machine Learning, per razionalizzare e ridurre i costi di gestione, aumentare l’efficienza e ridurre i rischi di errore.

Per capire le opportunità di Oracle Autonomous Database abbiamo incontrato Alessandro Ippolito, Country Sales Leader Technologies di Oracle Italia, che ci ha invitato prima di tutto a contestualizzare questo annuncio nell’ambito di due altri importanti annunci che riguardano gli Universal Credit e i nuovi modelli di pricing Oracle, due componenti che incidono direttamente sul tema del Total Cost of Ownership e con i quali Oracle intende rispondere a uno dei argomenti che accompagna l’introduzione di novità importanti come quella dell’autonomous database, ovvero quello legato ai costi.

Le funzionalità che incidono direttamente sul business

Ippolito sottolinea subito che l’aspetto principale da cogliere in questo importantissimo passaggio non deve essere solo sulle evidenti innovazioni sul piano tecnico, ma è estremamente importante guardare alle funzionalità che possono incidere direttamente sull’operatività dell’IT e sul business.
L’applicazione di logiche di self driving db presenta un fortissimo impatto sull’IT classica e porta nelle imprese l’opportunità di liberare risorse per l’innovazione, che rappresenta il valore più importante del Machine Learning nel db: una innovazione che permette alle imprese di indirizzare più tempo e più risorse al core business e ai processi interni di innovazione, lasciando allo stesso db gli oneri legati alla sua manutenzione.
L’altro grande punto di forza del nuovo db è nel tema dell’agilità e della velocità, sia a livello di sviluppo sia nell’ambito del deployment. In altre parole, permette di ridurre le risorse dedicate alla gestione del db e nello stesso tempo consente di disporre di uno strumento che accelera i processi disponendo di capacità cognitive che “mettono a valore” anche esperienza e conoscenza.

Nello specifico poi Ippolito sottolinea che le capabilities del database autonomo sono orientate su tre indirizzi ben definiti:
• self Driving,
• self Security
• self Repairing

Autoapprendere e autogestire in continuazione con upgrade e manutenzione con recovering e troubleshooting sono attività a valore che oggi risultano altamente time consuming per le aziende e per l’IT in particolare. L’autoapprendimento applicato al db, poi, ha impatti importanti anche sulla sicurezza, dal momento che la quasi totalità di “incidenti o errori a livello di db” sono generati da “interventi umani”. Con questo approccio si aumenta esponenzialmente la capacità conoscitiva del db, si riducono i rischi di “down” dell’applicazione in modo drastico, si lavora anche sulla riduzione dell’errore umano, ma si indirizza anche un generale riduzione dei rischi. Grazie a questa soluzione l’azienda può disporre di una soluzione che si estende anche al Risk management, perché nel momento in cui si attiva una riduzione del rischio relativo ai dati, il controllo dell’affidabilità e della qualità del dato si riflette direttamente sulle strutture di business.
La gestione del rischio è di fatto un altro elemento che travalica l’IT e porta benefici al business.

Se questi tre punti rappresentano la carta d’identità dell’Autonomous Database, la vera potenza in termini di innovazione si concretizza quando le aziende lo adottano, ovvero quando possono concentrarsi sulle componenti che le permettono di focalizzare le risorse sul core business e nello stesso tempo “disinteressarsi” delle parti che vengono “prese in carico” da Oracle Database e gestite con maggiore efficienza

Autonomous Db e Data Driven Business

Ma è importante soprattutto analizzare le potenzialità del concetto di autonomous nel campo del business. L’Autonomous database è una risposta concreta alla domanda di “soluzioni” intelligenti per sostenere le Data Driven Company. Ma cosa significa? Significa generare dati diretti per il business in tempi sempre più rapidi. Significa portare i dati dell’IT in maniera intelligente e continuativa alle strutture di operations, fornendo con sempre maggior precisione il dato che serve per ciascuna specifica attività o per ciascun cliente. Significa dati altamente affidabili, in termini di qualità e correttezza, significa rispetto delle normative, rispetto dei parametri di sicurezza e capacità di gestione intelligente e preventiva dei maggiori fattori di rischio, significa anche  funzionalità di Risk management a sua volta intelligente.
Ippolito mette in evidenza che l’Autonomous database può portare vantaggi a prescindere dalle tipologie di Industry o di organizzazioni. Gli esempi sono tanti, osserva, e non devono essere limitati a una industria particolare o a una tipologia di “impresa” o organizzazione. Anzi, queste potenzialità possono rappresentare un acceleratore di sviluppo importantissimo anche per startup agili e innovative. In concreto tutte le aziende che si confrontano con i tre concetti fondamentali di Run, Evolve e Transform possono sfruttare l’autonomous database per conquistare un nuovo vantaggio competitivo.

Innovazione e Total Cost of Ownership

L’altro grande risvolto dei processi di innovazione è rappresentato dal tema dei costi. Ippolito invita a leggere il posizionamento di Oracle Autonomous Database in un contesto più generale fatto da una parte di KPI chiari in termini di misurabilità dei vantaggi sul piano economico e dall’altra della politica commerciale volta a favorire lo sviluppo di queste soluzioni.
Sul primo punto Ippolito osserva che la riduzione dei costi di gestione con il self driving db può permettere di ottenere importantissimi livelli di saving sui costi di gestione, liberando appunto risorse da indirizzare sull’innovazione e sul business. Ma il punto fondamentale è nella valutazione complessiva di tutti i costi anche di quelli indiretti. Il richiamo di Ippolito riguarda poi l’annuncio di Oracle relativo al modello Universal Credits, una proposta che introduce elementi di innovazione e flessibilità nelle modalità di acquisto e di consumo nell’ambito dei servizi PaaS e IaaS di Oracle.

I vantaggi e la libertà degli Universal Credits

Grazie agli Universal Credits, le imprese dispongono di un contratto in grado di gestire forme di accesso a tutti i servizi Oracle PaaS e IaaS attuali e futuri in funzione delle esigenze del cliente, esigenze che cambiano nel tempo, che abbracciano tutte le soluzioni Oracle Cloud.
Universal Credits permette appunto l’accesso a tutti i servizi, con una serie di vantaggi di costo nell’ambito dei servizi prepagati e con la possibilità di aggiornare, espandere o spostare i servizi tra i data center in base alle esigenze di ciascun cliente con la massima flessibilità. Sempre grazie agli Universal Credits, i clienti possono cambiare i servizi PaaS o IaaS in autonomia e sono da valutare unitamente a un altro annuncio volto a semplificare il rapporto con il Cloud Oracle: la formula Bring Your Own License to PaaS. Una soluzione con la quale Oracle semplifica ulteriormente il passaggio verso il Cloud in un contesto di sicurezza, non solo tecnologica, ma di continuità delle condizioni di affidabilità complessiva. Davanti al rischio di essere costrette a scegliere tra i vantaggi della flessibilità o i vantaggi di minori costi, molte aziende hanno rimandato la scelta strategica di un passaggio al Cloud. Il grande tema era nella difficoltà di sfruttare appieno gli investimenti effettuati nell’on-premise anche sul Cloud, ovvero di rendere sostenibile la migrazione sia sul piano delle performance sia su quello dei costi.
Con il piano Bring Your Own License to PaaS, Oracle intende favorire il passaggio al Cloud unendo il tema dell’affidabilità nel rapporto e nella gestione all’accessibilità e flessibilità nei costi.

Ippolito conclude sottolineando che gli Universal Credits nascono proprio per valorizzare le logiche del Cloud e permettono ai clienti di attivare diverse tipologie di servizi nella piattaforma Cloud senza impegnarsi su un servizio specifico, ma in modo flessibile in chiave di Pay per Use. Un approccio che per aziende attente tanto alla gestione quanto all’evoluzione permette di avviare progetti di sperimentazione e innovazione e di passare poi rapidamente alla produzione.
L’Autonomous database è inserito in questo scenario con soluzioni che sono in grado di “andare al cliente” nel momento in cui serve, quando serve e nella modalità più precisa in funzione delle sue esigenze per poter poi evolvere e crescere in modo flessibile.

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