Dal Web 3.0 al metaverso, come si evolveranno le tecnologie

Se il metaverso è un concetto ancora in embrione, il Web 3.0 è la realtà presente che abilita un mondo “phygital”: AR, VR, 5G, AI e blockchain sono la convergenza delle nuove tecnologie esperienziali e immersive, e insieme permetteranno lo sviluppo progressivo e lineare di un nuovo mondo tridimensionale.

Pubblicato il 22 Giu 2022

Lorenzo Montagna

Presidente Italiano VRAR Association e Fondatore second st/\R\/r

meta AI

Una “embodied di Internet”: è questa la definizione che Mark Zuckerberg ha dato per spiegare cosa sia il metaverso. Quindi, una rete Internet con un corpo. Stando a questa definizione, si viene a creare un nuovo spazio fisico e fruibile: ne deriva che il metaverso sia “phygital”, un universo tridimensionale che unisce il fisico al digitale e che ci riporta a contatto. Il senso del metaverso è quello del digitale che esce dai display, distruggendo così la barriera dello schermo a due dimensioni come unico elemento di interazione con il digitale stesso. È un B-Learning – Blended Learning, apprendimento misto – di reale e virtuale, che cominciano ad avvicinarsi.

Metaverso, concetto ancora indefinito

Ma il termine resta una parola di cui si abusa e che ha alti e bassi: il metaverso è un ambiente decentralizzato, liquido, ma è ancora un concetto complicato e indefinito. A oggi si trovano tante definizioni diverse, ma la realtà è che questa idea di un universo parallelo sarà a regime, nella sua autenticità, tra qualche anno. Il metaverso è in divenire, come lo è stato Internet alla sua nascita negli anni ‘90: tra qualche anno avremo molto probabilmente una definizione più chiara e che farà confluire in unico luogo più tecnologie. In ogni caso il metaverso non sarà come Second Life: quella era una piattaforma del 2003, isolata, lenta, un luogo complicato e non supportato dalle tecnologie di cui invece disponiamo oggi, che sono veloci, anzi velocissime ed estremamente facili da applicare per utenti e sviluppatori. E, in ambito tecnologico, se arrivi troppo presto spesso sei solo.

Che l’hype legato al metaverso sia cresciuto negli ultimi mesi è innegabile e, in questo senso, il cambio di nome di Facebook in Meta è stata una scelta strategica. Facebook ha infatti in questo modo accelerato l’idea di un qualcosa di diverso che stiamo vivendo oggi: basta soffermarsi sulle statistiche che mostrano come le ricerche sulla rete search di Google correlate al Metaverso, dopo la mossa di Menlo Park, sono schizzate raggiungendo i 100 milioni.

Entrare nel metaverso dà la possibilità di fare ciò che non si può compiere nel mondo reale, vivendo esperienze che partono dalla realtà e che vengono però amplificate dalle nuove tecnologie. Ad esempio, tramite visore posso provare esperienze nuove come un meeting aziendale che, in questo modo, diventa straordinariamente coinvolgente. Allo stesso modo, le aziende andranno nel metaverso perché così facendo abbattono la barriera spazio-tempo, facendo vivere all’utente esperienze autentiche in tempo reale.

In questo momento si aspira quindi a ciò che si può definire “interoperabilità”, ma questo concetto è da porre come obiettivo in quanto siamo ancora lontani. Il metaverso resta un tema vasto da affrontare steb by step e che sarà il prodotto finale dell’era tecnologica in cui ci troviamo adesso.

Siamo infatti di fronte a un insieme di tecnologie emergenti, che cominciano a “parlarsi” e che creano un nuovo universo virtuale.

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Le tecnologie abilitanti del Web 3.0

Realtà aumentata e virtuale, insieme all’intelligenza artificiale, sono gli asset più importanti da cui partire. La AR, tramite telefono, ipad o occhiali, aumenta quello che già vedo, creando uno switch dal 2d al 3d. La VR permette invece di interagire con luoghi e soggetti virtuali. Il 5G ci permetterà di navigare alla velocità della luce, riducendo sensibilmente i tempi di latenza. È ciò che abilita un’esperienza trasversale indipendente dall’hardware e ci darà la possibilità di fare cose inimmaginabili, soprattutto da remoto. La blockchain sta creando una nuova concezione di “creazione di fiducia” tra persone e società che non si conoscono, cambiando il modo di rapportare la burocrazia ai settori. Può creare una rete alternativa di validazione e certificazione di dati, più veloce e meno costosa. In aggiunta c’è l’Edge Computing, la tecnologia che permette di avere una connessione mobile ancora più veloce del 5G.

Diventa quindi più corretto e sensato, al momento, parlare di Web 3.0, che nasce dalla convergenza delle nuove tecnologie immersive ed esperienziali, le quali superano il PC e lo smartphone.

Il Web 3.0 rappresenta l’insieme delle tecnologie emergenti di AI, VR, AR, 5G, Blockchain che non sono mai esplose. Questo perché tutto faceva parte di una customer journey molto più ampia.

Ma con la pandemia gli equilibri sono cambiati. Il Covid ha sovvertito gli interessi degli utenti che hanno iniziato a pretendere di più dal digitale. Le videocall, per fare un esempio, non danno empatia e relazione come un incontro reale; perciò, gli utenti ora vogliono di più. E le nuove tecnologie vanno in questo senso. Allo stesso modo le aziende, con il Covid, si sono trovate obbligate a trovare nuove soluzioni. Dovranno diventare virtuose (e virtuali) a digitalizzare i propri oggetti e a fare quindi un passaggio dal 2D al 3D. Non sono ancora pronte, ma devono prepararsi. Non è un caso che esistano già 200 partnership strategiche organizzate da aziende con The Sandbox, una delle piattaforme di “metaverso” aperto più note.

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I primi approcci al metaverso

Google ha già reso disponibili funzioni che integrano l’intelligenza artificiale nei nostri smartphone. Gucci e Prada, per citare due brand iconici, si sono già mosse e hanno un percorso chiaro in mente che va oltre agli NFT, ormai popolari. Più in generale, la moda è stato il primo tra i settori a riversarsi nel metaverso: questo perché il comparto aveva già perso altri treni di innovazione, perché la creatività del metaverso si sposa bene con quella della moda e perché la disponibilità economica nel settore è elevata. Le aziende della moda stanno già investendo per rendere “Phygital” una serie di servizi e prodotti perché, ad esempio, con la AR e la VR l’e-commerce cambia e l’esperienza di acquisto diventa più consapevole, personale e contestuale.

I dati rendono chiaro il quadro evolutivo. Secondo le ricerche di Goldman Sachs, tra il 2019 e il 2022 gli utenti AR negli Usa sono passati da 70 a 100 milioni, mentre gli utenti VR sono passati da 40 a oltre 60 milioni. Tra il 2019 e l’ultimo quadrimestre del 2021, gli incassi di Facebook tramite la vendita di visori Oculus sono passati da 250 milioni a quasi 900 milioni di dollari. JP Morgan stima inoltre che, entro il 2030, saranno spesi 54 miliardi di dollari ogni anno nell’acquisto di digital twins, cioè di beni virtuali.

Il progresso segue quindi un ciclo quasi naturale: ci sarà infatti una linea di continuità che legherà la tecnologia attuale e futura, dai social al Metaverso. Se il Web 1 era fatto di pagine statiche e click e regalava un’esperienza puramente individuale, il Web 2 ha visto il passaggio agli smartphone, alle app e allo swipe, con una comunicazione basata su immagini in 2d. Con il Web 3 avviene un nuovo passaggio che abilita il 3d e che permette di entrare dentro i contenuti e dentro Internet, come se fosse un vero e proprio luogo.

Quella di Zuckerberg resta comunque una buona definizione di metaverso, che si lega al concetto di “spatial computing”, una simulazione che crea un ibrido della nostra vita reale: la potenza del computing diventerà tale da essere quasi rarefatta. Non ci sarà più bisogno della fibra perché ci sarà il 5G, non sarà necessario avere il cellulare per interagire con Internet perché basteranno, ad esempio, degli occhiali.

Si può, dunque, parlare di uno sviluppo del metaverso “progressivo” le aziende ci entreranno sempre più per produrre e vendere, le nuove tecnologie creeranno una massa critica di utenti e, a questo punto, ci sarà terreno fertile per l’esplosione del metaverso.

Ma questo resta al momento un concetto in embrione, rafforzato da quello che si può definire come un “eccesso” di tecnologia che stiamo vivendo. Il metaverso è quindi il futuro, da cui scatteranno nuove dinamiche sociali e di business. Il Web 3.0 è invece la realtà presente che abilita l’idea di un mondo aumentato e virtuale.

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