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Con la corsa all’AI generativa cambiano i paradigmi di utilizzo dei dati

Con la corsa all’AI generativa cambiano i paradigmi di utilizzo dei dati


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Andrea Paliani, Partner EY, interviene alla community di innovatori Leaders&Tech, puntando l’attenzione sui tre fattori chiave della valorizzazione del dato, dell’innovazione digitale e dell’outcome aziendale per lo sviluppo di percorsi di innovazione e competitività delle imprese

Pubblicato il 26 gen 2024




Nel contesto della community di innovatori Leaders&Tech, uno spazio speciale è dedicato al ruolo che sta assumendo un tema strategico come l’Intelligenza Artificiale generativa. Andrea Paliani, Partner EY sottolinea come la valorizzazione del dato, l’innovazione digitale e l’outcome aziendale siano tre elementi strettamente collegati. “Occorre prendere atto – rammenta – che il mondo digitale ha generato una straordinaria proliferazione di dati, sulla quale si costruiscono i processi decisionali aziendali, con un impatto diretto sui prodotti, sui processi, sull’organizzazione e in definitiva sul business.

In questo scenario “la corsa esponenziale all’AI generativa – osserva – sta cambiando i paradigmi con cui si utilizzano i dati. E la stessa capacità di lavorare sui dati non comporta più ‘solo’ un cambio della modalità e della profondità delle decisioni, ma consente di agire anche sul fattore tempo, ovvero di passare all’azione più velocemente, senza rinunciare alla precisione. Ma perché tutto questo si traduca in valore – raccomanda Paliani – è necessario agire a livello di riprogettazione organizzativa”.

Non mancano peraltro gli ostacoli. Nell’incontro della community di innovatori creata da IBM è stato richiamato uno studio dell’azienda (Generative AI: The state of the market—where is the impact?) che sottolinea la difficoltà di adottare queste tecnologie su larga scala oltre il pilot.

Parimenti il confronto tra innovatori ha visto emergere anche tante prospettive tra cui quella, fuori dagli schemi, di un grande campione del ciclismo come Vincenzo Nibali, che ha ricordato come l’AI costituisca un “aiuto determinante su moltissimi aspetti tecnici, senza però mettere in discussione la centralità dell’atleta, con il suo stato d’animo, la sua condizione fisica e psicologica”.
Anche per queste ragioni, per Paliani le differenze si colgono dal percorso con cui si valorizza il grandissimo e ricchissimo patrimonio di dati aziendali, dal modo in cui si ripensano, dalle logiche con cui si amalgamano e infine, dalla velocità e dall’efficienza con cui li si trasforma in strumenti decisionali al servizio delle persone.

Grazie all’AI è infatti possibile utilizzare il dato garantendo alle imprese un importante livello di automazione e proprio questa è la sfida dei prossimi anni, una sfida che non deve mettere in secondo piano i temi delicati legati alla gestione del copyright.

La vera scelta strategica, secondo Paliani, “non è tanto se è opportuno o meno lavorare con i dati, ma come farlo, come agire per mettere in pratica queste opportunità”. Perché, se si guarda ai benefici, allora ecco che si devono osservare concretamente le prospettive che portano a un aumento della produttività.

E per garantire alle imprese questo vantaggio competitivo è sempre più necessario agire con il fine di far crescere una forte e radicata cultura del dato. Un lavoro che si muove peraltro su un percorso che è ormai tracciato e per il quale occorre oggi agire con la miglior preparazione possibile, anche per saper gestire e sfruttare al meglio l’evoluzione di queste innovazioni tecnologiche.

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