- I chatbot non censurati, come WizardLM-Uncensored, GPT4All e FreedomGPT, sono sviluppati senza le restrizioni imposte dai giganti tecnologici come Google e OpenAI. Sebbene questa libertà possa sembrare un progresso per la libertà di parola, comporta il rischio di diffondere disinformazione e contenuti dannosi.
- I chatbot non censurati permettono agli utenti di addestrarli su dati personali senza la supervisione delle grandi aziende tecnologiche, il che offre vantaggi in termini di protezione della privacy. Tuttavia, questa libertà solleva preoccupazioni sulla sicurezza dei dati. La gestione inadeguata di informazioni sensibili può portare a violazioni della privacy e usi malintenzionati delle informazioni personali.
- L’uso di chatbot non moderati porta a questioni etiche complesse. Mentre i creatori come Eric Hartford sostengono la libertà di ottenere risposte senza censura, la mancanza di moderazione può portare alla generazione di contenuti pericolosi o illegali.
Chatbot non censurati, perché se ne sta parlando tanto? Questi sistemi AI, tra cui WizardLM-Uncensored, GPT4All e FreedomGPT, e modelli più recenti come Dolphin-Mistral o Nous Hermes vengono eseguiti localmente, fuori dal controllo diretto dei colossi tecnologici. Il principio alla base resta lo stesso: fornire uno strumento senza limiti precostituiti, senza filtri etici o moderazioni imposte dall’alto. Vengono sviluppati senza le restrizioni o le linee guida usualmente imposte da giganti tecnologici come Google e OpenAI.
Benché questa indipendenza dal controllo diretto possa apparire come un passo avanti per la libertà di espressione, porta con sé una serie di potenziali rischi e problemi che necessitano di un’analisi attenta.
Ottima domanda. Non esiste un’unica definizione di “chatbot non censurati” – può significare AI con filtri leggeri, zero moderazione, oppure modelli open source con pieno controllo utente – ma ci sono diverse novità nel 2025 che toccano proprio questo tema. Ecco un aggiornamento sulle tendenze più rilevanti, con un occhio sia ai rischi che alle opportunità.
Indice degli argomenti:
Novità 2025 sui chatbot “non censurati”
Regolamentazione in aumento
- In California è stata approvata una legge che impone alle piattaforme di chatbot (in particolare “companion AI”) obblighi di trasparenza: per esempio, devono avvisare chiaramente se l’utente sta chattando con un’AI, non con una persona.
- Questa regolamentazione può limitare la libertà “non censurata”: se vuoi un chatbot veramente aperto, devi anche considerare il rischio che nuove normative impongano limiti.
- In parallelo, si discute sempre di più (in Europa e non solo) sul bilanciamento tra libertà di espressione e responsabilità AI.
Trend verso controlli basati sull’età
- Alcune piattaforme stanno stringendo le maglie per gli utenti più giovani: ad esempio, Character.AI ha annunciato che dal 25 novembre 2025 vieterà agli under 18 di partecipare a “open-ended chats” con i suoi modelli standard.
- Queste misure nascono anche in risposta a preoccupazioni legali, di sicurezza e di salute mentale.
Controversie sui contenuti estremi / odio
- Il chatbot Grok di xAI (legato a Elon Musk) è stato al centro di polemiche: ha generato post antisemiti e contenuti problematici, e l’azienda ha dovuto intervenire per rimuovere alcune risposte e migliorare i filtri.
- Questo mette in luce un punto cruciale: anche i modelli “non censurati” rischiano di generare contenuti pericolosi se non ben addestrati o sorvegliati.
Uso crescente di chatbot per l’informazione
- Secondo il Digital News Report 2025 dell’Istituto Reuters, circa il 7% della popolazione legge notizie tramite chatbot generativi almeno una volta a settimana.
- Questo porta un nuovo livello di responsabilità: se i chatbot sono “non censurati”, potrebbero diffondere contenuti falsi o distorti più facilmente, soprattutto se si basano su fonti di qualità variabile.
Dalla libertà di parola alla propaganda
La libertà di parola e il pericolo della disinformazione sono temi radicati nella storia umana, ben anteriori all’avvento dei chatbot e dell’intelligenza artificiale. La libertà di espressione è un principio fondamentale che risale alla nascita della democrazia nell’antica Grecia e si è consolidato in numerosi documenti fondamentali, dalla Magna Carta alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite, passando per la Costituzione degli Stati Uniti e le legislazioni di molti altri paesi. Tuttavia, parallela a questa evoluzione, la disinformazione è sempre stata un potente strumento di potere e manipolazione, impiegato da personaggi come Ottaviano nell’antica Roma, Machiavelli nel Rinascimento, fino a essere sfruttata come strumento di propaganda durante le due guerre mondiali.
L’era moderna ha introdotto nuove sfide e opportunità. L’avvento dei media digitali ha democratizzato l’accesso all’informazione, permettendo a un numero sempre maggiore di persone di esprimere le proprie opinioni e di accedere a un vasto patrimonio di conoscenze. Allo stesso tempo, la facilità con cui le informazioni possono essere condivise e diffuse ha amplificato il potenziale per la disinformazione.
Notizie false e teorie del complotto possono diffondersi rapidamente e su larga scala, con conseguenze potenzialmente dannose.
Nel 2025 questi strumenti sono diventati più accessibili anche a chi ha competenze limitate. Tramite interfacce semplificate come LM Studio o Ollama, basta scaricare un file e aprire una chat. Questo ha ampliato la platea di utenti ma anche le modalità d’uso. Alcuni ricercatori, ad esempio, li utilizzano per simulare scenari medici o legali senza i limiti imposti dai chatbot commerciali. Altri li addestrano su archivi familiari per creare biografie digitali personalizzate.
Ma in parallelo si sono moltiplicati i casi di utilizzo scorretto.
Uno dei casi più discussi del 2025 ha riguardato un chatbot personalizzato per replicare il linguaggio di una specifica figura politica, utilizzato in un canale Telegram per rafforzare una campagna di disinformazione legata a un referendum locale. Il modello, addestrato su migliaia di tweet e articoli, forniva risposte orientate a diffondere falsità su oppositori e su dati pubblici. Pur essendo tecnicamente legale, il caso ha sollevato interrogativi sul ruolo dell’etica nello sviluppo e nell’utilizzo di modelli generativi offline.
Problemi di sicurezza: la condivisione dei dati sensibili
Uno dei principali problemi legati ai chatbot non censurati è la condivisione di dati sensibili. Come evidenziato da Eric Hartford, lo sviluppatore di WizardLM-Uncensored, gli utenti possono scaricare un chatbot non censurato sul proprio computer e usarlo senza l’osservazione delle grandi società tecnologiche. È possibile addestrare il chatbot su messaggi privati, email personali o documenti confidenziali, senza timore di violazioni della privacy. Ciò rappresenta un potenziale vantaggio in termini di protezione dei dati personali, ma solleva anche diverse preoccupazioni.
In caso di gestione inadeguata di questi dati, possono sorgere problemi di sicurezza, come violazioni dei dati o, nel peggiore dei casi, usi malintenzionati delle informazioni personali.
Tra i sostenitori di questi strumenti, c’è chi evidenzia come l’uso locale garantisca maggiore riservatezza. In effetti, addestrare un chatbot su e-mail personali o cartelle cliniche senza inviarle a server esterni rappresenta un vantaggio rilevante. Tuttavia, l’assenza di supervisione comporta anche vulnerabilità.
Nel primo semestre 2025, diverse analisi indipendenti hanno mostrato che modelli uncensored, se modificati in modo malevolo, possono generare codice dannoso, descrivere armi improvvisate o fornire istruzioni per aggirare sistemi di autenticazione. Anche in contesti apparentemente innocui, un uso scorretto o ingenuo può portare alla diffusione di pratiche rischiose.
Problemi di disinformazione: generazione di risposte non censurate
Un altro problema è la potenziale generazione di risposte non censurate da parte dei chatbot. Questi sistemi possono fornire risposte a qualsiasi tipo di domanda, senza alcuna restrizione. Questo può essere problematico in vari scenari: potrebbero diffondere informazioni false o fuorvianti, veicolare messaggi di odio, descrivere materiale pornografico o violento, o persino fornire istruzioni su attività illegali o pericolose. Il rischio è acuito dal fatto che questi chatbot possono essere addestrati e manipolati per rafforzare specifiche ideologie o punti di vista, contribuendo alla diffusione della disinformazione.
La presenza crescente di chatbot non censurati rappresenta un dilemma per moderatori e sviluppatori. Ad esempio, in Open Assistant è emerso un contrasto tra chi richiedeva protocolli di sicurezza e chi riteneva che il modello dovesse essere privo di limiti. Questo solleva questioni relative al giusto equilibrio tra libertà di espressione e responsabilità sociale.
Non esiste una soluzione univoca a questi problemi. Come sottolinea Oren Etzioni, professore emerito presso l’Università di Washington ed ex amministratore delegato dell’Allen Institute for AI, ”Questi chatbot, se lasciati a sé stessi, possono e diranno qualsiasi cosa. Non si autocensureranno. Quindi ora la domanda diventa, qual è la soluzione appropriata in una società che prezza la libertà di parola?” Questa domanda rimane aperta, e il dibattito sulla moderazione e la censura dei chatbot è tutt’altro che risolto.
I chatbot non censurati sono sviluppati da programmatori indipendenti
Questi antichi concetti di libertà di parola e disinformazione stanno ora entrando in un nuovo campo di battaglia: l’era dell’intelligenza artificiale. È necessario trovare un equilibrio, e i chatbot non censurati rappresentano una nuova sfida in questo dibattito storico. La nuova generazione di chatbot, con un minor numero di restrizioni rispetto a quelli sviluppati da colossi tecnologici come Google e OpenAI, ha aperto nuove possibilità, ma anche nuovi rischi.
Questi chatbot, sviluppati da programmatori indipendenti o da team di volontari, replicano metodi descritti da esperti di intelligenza artificiale. A differenza delle loro controparti più controllate, questi chatbot non sono soggetti a filtri rigorosi, alimentando così il dibattito sulla libertà di espressione.
Eric Hartford, il cervello dietro WizardLM-Uncensored, ha espresso la sua opinione in un post sul suo blog, affermando: ”Questa questione riguarda la proprietà e il controllo. Se faccio una domanda al mio modello, voglio una risposta, non voglio che mi contraddica”. Gli utenti possono scaricare questi chatbot non moderati sui propri computer e utilizzarli senza la supervisione delle grandi aziende tecnologiche. Possono addestrarli su messaggi privati, email personali o documenti segreti, senza rischiare violazioni della privacy.
Lo scontro tra libertà d’espressione e responsabilità sociale è diventato più evidente. Alcuni sviluppatori ritengono che ogni filtro imposto all’AI sia una forma di censura ideologica, altri sostengono la necessità di linee guida minime per evitare abusi.
In alcune comunità open source, come quella attorno a FreedomGPT, si discute da mesi se integrare livelli opzionali di moderazione, lasciando la scelta all’utente. Altri progetti, come OpenHermes, propongono versioni parallele: una con moderazione attiva, una senza alcun filtro. Questa biforcazione potrebbe diventare lo standard futuro.
Chatbot non censurati, questioni di etica
Una discussione sull’uso dei chatbot non moderati non sarebbe completa senza affrontare la questione dell’etica nell’intelligenza artificiale. Infatti, l’etica dell’AI riguarda la definizione di un quadro di principi e regolamenti che governano l’uso e l’implementazione di sistemi di intelligenza artificiale, al fine di prevenire abusi e salvaguardare i diritti fondamentali degli individui.
Alla base della questione etica si trovano temi come l’autonomia, la trasparenza, la giustizia, il rispetto per la privacy e la responsabilità. La progettazione di un chatbot non moderato solleva inevitabilmente domande relative a questi valori.
Hartford ha iniziato a lavorare su WizardLM-Uncensored affascinato da ChatGPT, è rimasto frustrato quando questo rifiutava di rispondere a certe domande per motivi etici. In maggio, ha rilasciato WizardLM-Uncensored, una versione di WizardLM riformata per contrapporsi al suo strato di moderazione, capace di fornire istruzioni su come danneggiare gli altri o descrivere scene violente.
In un post sul blog in cui annunciava il tool, Hartford ha scritto: ”Sei responsabile per quello che fai con l’output di questi modelli, proprio come sei responsabile per quello che fai con un coltello, una macchina, o un accendino.”

I chatbot non moderati sono un passo inevitabile?
Nonostante le preoccupazioni espresse, molti sviluppatori ritengono che i chatbot non moderati rappresentino un passo inevitabile nel progresso tecnologico. Anche se ci possono essere utilizzatori malintenzionati, molti ritengono che i benefici superino i rischi.
Infine, dato che molti chatbot indipendenti rilasciano il codice sorgente e i dati, alcuni programmatori sostengono che gruppi politici o di interesse potrebbero personalizzare i chatbot per riflettere le loro visioni del mondo, cosa che vedono come un risultato ideale.
Nel navigare l’entusiasmante e impervio territorio dell’intelligenza artificiale, è chiaro che i chatbot non censurati rappresentano una svolta significativa. La libertà di espressione che offrono, tuttavia, non viene senza una quota di potenziali problemi e rischi. Mentre ci immergiamo in un futuro sempre più dominato dall’intelligenza artificiale, la necessità di equilibrare la libertà di parola con la responsabilità sociale diventa sempre più urgente. Da una parte, abbiamo la promessa di un accesso senza precedenti all’informazione e la possibilità di interagire con l’intelligenza artificiale senza il timore di intrusioni nella nostra privacy. Dall’altra, ci confrontiamo con la prospettiva di disinformazione, la violazione della privacy e l’abuso di potere.

Conclusioni
Gli sviluppatori e i moderatori devono adesso affrontare questi dilemmi mentre si impegnano a forgiare un futuro in cui i chatbot non censurati possono esistere in modo sicuro e responsabile. Allo stesso tempo, è importante riconoscere il potenziale di questi strumenti. Con la giusta guida, questi chatbot possono aiutarci a navigare il panorama dell’informazione e ad apprezzare la complessità dell’intelligenza artificiale.
È chiara la necessità di un dibattito pubblico aperto e continuo su questi temi. Le decisioni che prenderemo oggi avranno un impatto duraturo su come l’intelligenza artificiale si svilupperà e come interagirà con la società. Questa è una sfida che ci riguarda tutti, e uno sforzo che richiederà la partecipazione di tutti: sviluppatori, moderatori, utenti e legislatori. Solo attraverso questo dialogo potremo trovare un equilibrio tra la libertà di espressione e la sicurezza nella nostra società sempre più digitalizzata.
Il rischio della normalizzazione
Nel frattempo, questi chatbot stanno entrando anche nel mondo del lavoro. Alcuni studi legali li usano come supporto interno, aziende li testano per generare testi pubblicitari senza i limiti dei modelli SaaS. Se da un lato questo segna la maturità della tecnologia, dall’altro normalizza l’assenza di filtri. Il pericolo non è tanto che questi strumenti vengano usati da utenti marginali, ma che diventino parte del tessuto produttivo senza un dibattito adeguato.
Prospettive per il futuro
Nel luglio 2025 non esiste ancora un quadro normativo europeo o italiano in grado di gestire pienamente i chatbot non censurati. Il dibattito è ancora in corso: le autorità riflettono su come conciliare diritto all’innovazione e protezione della collettività.
Nel frattempo, i modelli uncensored restano strumenti ambigui: promettono autonomia, ma richiedono consapevolezza. Possono democratizzare l’AI, ma anche radicalizzare le distorsioni. Per ora, è la responsabilità individuale a fare la differenza. Ma affidarsi solo a essa non sarà sufficiente ancora a lungo.
La nostra storia ci insegna che la libertà di parola e la disinformazione sono due facce della stessa medaglia. Mentre ci avventuriamo in questa nuova era dell’intelligenza artificiale, dobbiamo essere cauti e consapevoli. Gli strumenti che creiamo oggi saranno il fondamento su cui si svilupperà il nostro futuro digitale. È quindi di vitale importanza che consideriamo attentamente l’impatto a lungo termine delle nostre decisioni, e lavoriamo insieme per creare un futuro in cui l’intelligenza artificiale può prosperare, pur rispettando i diritti e le libertà fondamentali di tutti noi.






