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Digital Services Act, la normativa che ridefinisce la responsabilità d’impresa



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Il DSA segna un passaggio storico nella regolamentazione dei servizi digitali europei. Ridefinisce la responsabilità delle piattaforme, introduce obblighi di trasparenza e tutela dei diritti fondamentali, imponendo alle aziende nuovi standard di sicurezza, moderazione e pubblicità online

Pubblicato il 24 ott 2025



Digital Services Act

Con il Digital Services Act, l’Unione Europea ha riscritto le regole del digitale. La normativa, approvata nel 2022 ed entrata pienamente in vigore nel 2024, ha l’obiettivo di creare un ecosistema online più sicuro, equo e trasparente. Si tratta di un quadro legislativo che aggiorna la direttiva e-commerce del 2000, introducendo per la prima volta una disciplina uniforme per tutti i servizi digitali che operano nel mercato unico europeo.

La portata del DSA va oltre la sola regolamentazione tecnica: si inserisce in una strategia più ampia di sovranità digitale, che punta a rafforzare la fiducia dei cittadini nelle piattaforme online. In questo senso, la legge europea agisce come un contrappeso alle grandi aziende tecnologiche, stabilendo regole precise su responsabilità, moderazione dei contenuti e tutela dei diritti.

Cosa si intende per servizi digitali e quali rientrano nel regolamento DSA

Il termine “servizi digitali” comprende tutte le attività che permettono di condividere, cercare, vendere o accedere a contenuti online. Questo include i social network, i marketplace, i motori di ricerca, le piattaforme di streaming e i servizi di cloud computing. In sostanza, qualunque attore che faciliti la comunicazione o la transazione digitale tra utenti è tenuto a rispettare le regole del DSA, indipendentemente dal luogo in cui ha sede.

La normativa si applica dunque a un’ampia gamma di soggetti, dai piccoli operatori di hosting alle grandi piattaforme globali. Anche le aziende extraeuropee, se offrono servizi nell’UE, devono conformarsi alle nuove regole. Questo approccio “territoriale” mira a garantire condizioni di concorrenza eque e una protezione uniforme per gli utenti europei.

Obiettivi principali del DSA: sicurezza online e tutela dei diritti fondamentali

Il DSA nasce per bilanciare due priorità: la sicurezza online e la libertà digitale. Da un lato, impone ai fornitori di servizi di rimuovere rapidamente contenuti illegali, come incitamenti all’odio, disinformazione o truffe. Dall’altro, protegge la libertà di espressione, assicurando che le decisioni di moderazione siano motivate e trasparenti.

Oltre alla sicurezza dei contenuti, il DSA introduce principi di responsabilità etica nell’uso dei dati e nella progettazione delle interfacce. Le aziende devono dimostrare che i loro sistemi non manipolano le scelte degli utenti e che le informazioni fornite sono chiare e comprensibili. È una visione della tecnologia non più neutrale, ma soggetta a doveri sociali e democratici.

Digital Services Act

DSA, quali aziende sono coinvolte e gli obblighi per ogni categoria di fornitore

Il DSA distingue le aziende in base alla loro funzione e alla scala operativa. L’obiettivo è modulare gli obblighi in modo proporzionale al potere d’impatto sulla società digitale. Per i fornitori di semplice connettività le regole sono minime, mentre per le piattaforme di grandi dimensioni i controlli diventano rigorosi e continui.

Questa classificazione evita che le microimprese vengano schiacciate da oneri burocratici e allo stesso tempo impedisce alle big tech di sottrarsi a responsabilità sociali. Le autorità europee avranno un ruolo di supervisione diretto sulle piattaforme con oltre 45 milioni di utenti attivi nell’UE, le cosiddette VLOP e VLOSE.

I quattro livelli di fornitori di servizi digitali: da hosting a piattaforme molto grandi

Il primo livello riguarda i fornitori di mere trasmissioni, come gli Internet Service Provider, che non sono responsabili dei contenuti veicolati se non ne hanno il controllo. Il secondo include i servizi di caching e hosting, che devono rimuovere contenuti illegali una volta ricevuta notifica.

Il terzo livello comprende le piattaforme online, dai marketplace ai social network, che devono implementare meccanismi di segnalazione e moderazione. Al vertice si trovano le VLOP e i VLOSE, soggetti a obblighi stringenti: audit periodici, accesso ai dati per ricercatori indipendenti e relazioni annuali di trasparenza per l’Unione Europea.

Marketplace e e-commerce, tracciabilità e dovere di informazione sui prodotti illegali

Il DSA impone regole specifiche ai marketplace e agli e-commerce per garantire la tracciabilità dei venditori e la sicurezza dei consumatori. Ogni piattaforma deve verificare l’identità dei partner commerciali e conservare dati che ne attestino la legittimità, prevenendo la vendita di prodotti contraffatti o pericolosi.

Inoltre, gli utenti devono essere chiaramente informati se acquistano beni da rivenditori terzi e se un prodotto è stato segnalato come illegale. Questa responsabilità condivisa rende le piattaforme parte attiva del controllo di legalità e riduce il rischio di frodi e truffe online.

Dark pattern: la progettazione delle interfacce che manipola le scelte dell’utente e le sanzioni

Un altro punto cardine riguarda il divieto dei dark pattern, ossia quelle scelte grafiche o funzionali che spingono inconsapevolmente l’utente verso decisioni non volute, come l’iscrizione a servizi o l’accettazione di cookie invasivi. Il DSA considera queste pratiche una violazione della libertà di scelta.

Le piattaforme dovranno quindi adottare design trasparenti e neutrali, che consentano decisioni informate. In caso contrario, sono previste sanzioni elevate. La Commissione Europea ha già indicato che i dark pattern rappresentano una forma di manipolazione psicologica incompatibile con i principi di correttezza digitale.

Pubblicità online e sistemi di raccomandazione: le nuove imposizioni sulla trasparenza per le piattaforme

La pubblicità è uno degli ambiti più impattati dal DSA. Le piattaforme devono ora fornire informazioni dettagliate su chi finanzia un annuncio, a quale pubblico è destinato e quali criteri algoritmici ne determinano la visibilità. Questa trasparenza è pensata per ridurre la manipolazione dell’informazione e l’uso improprio dei dati personali.

Il DSA obbliga inoltre le aziende a offrire strumenti che permettano agli utenti di comprendere perché vedono certi contenuti o annunci. È un cambio culturale che spinge verso un rapporto più consapevole tra cittadini, imprese e piattaforme digitali.

Il divieto di pubblicità mirata per i minori e basata su dati sensibili

Uno degli interventi più significativi è il divieto di pubblicità personalizzata rivolta ai minori. Le piattaforme non possono utilizzare i dati di navigazione o le preferenze degli utenti under 18 per costruire profili di marketing. La misura risponde alla crescente preoccupazione per l’impatto della pubblicità comportamentale sui più giovani.

Allo stesso modo, è vietato l’uso di dati sensibili come etnia, orientamento sessuale, opinioni politiche o religione per campagne mirate. Queste limitazioni mirano a prevenire discriminazioni e abusi nella profilazione commerciale, promuovendo un modello di pubblicità etico e rispettoso della privacy.

I requisiti di trasparenza per gli algoritmi di raccomandazione

Le piattaforme devono rendere pubblici i principi alla base dei loro algoritmi di raccomandazione, cioè quei sistemi che determinano quali contenuti appaiono nei feed o nei risultati di ricerca. Gli utenti devono poter conoscere le logiche di priorità e avere l’opzione di disattivare la personalizzazione.

Questa misura affronta uno dei nodi centrali del dibattito sull’AI e sulla manipolazione cognitiva. Sapere come un algoritmo ordina le informazioni è essenziale per preservare il pluralismo informativo e la libertà di scelta. Le piattaforme più grandi dovranno anche sottoporre gli algoritmi a verifiche indipendenti per garantire imparzialità e sicurezza. Digital Services Act

Moderazione dei contenuti e gestione dei reclami: come evitare la rimozione arbitraria dei contenuti

Il DSA impone alle piattaforme di gestire la moderazione dei contenuti in modo trasparente e proporzionato. Ogni decisione di rimozione o sospensione deve essere accompagnata da una motivazione chiara e documentata. L’obiettivo è evitare arbitrarietà e garantire agli utenti strumenti di ricorso efficaci.

La legge introduce inoltre l’obbligo di pubblicare rapporti periodici sulla moderazione, che includano dati sul numero di segnalazioni ricevute, sui contenuti rimossi e sui tempi di risposta. È un passo importante verso una gestione più responsabile dello spazio digitale.

Come funzionano i meccanismi di segnalazione di contenuti illegali

Le piattaforme devono predisporre canali accessibili e rapidi per la segnalazione di contenuti illegali. Gli utenti, le autorità o le organizzazioni certificate possono inoltrare una notifica che obbliga il provider a esaminare il caso entro tempi definiti. La decisione, qualunque essa sia, deve essere motivata.

Questo sistema crea una catena di responsabilità che coinvolge cittadini, imprese e istituzioni. La trasparenza nei processi di segnalazione diventa così una leva per contrastare la diffusione di contenuti illeciti senza ledere la libertà di espressione.

Il diritto di contestare le decisioni delle piattaforme: reclami e risoluzione extragiudiziale

Il DSA riconosce il diritto degli utenti a contestare le decisioni di moderazione. Le piattaforme devono offrire un meccanismo interno di reclamo, ma anche permettere il ricorso a organismi di risoluzione extragiudiziale indipendenti. È una tutela che introduce equilibrio tra potere privato e diritti individuali.

Questa struttura di garanzie rappresenta una novità nel diritto digitale europeo. Non si tratta solo di imporre obblighi, ma di costruire un sistema di fiducia reciproca tra utenti e piattaforme, basato su responsabilità e trasparenza.

Digital Service Act: il cronoprogramma per l’applicazione

L’applicazione del DSA è avvenuta in più fasi. Le piattaforme molto grandi hanno dovuto adeguarsi già nell’estate del 2023, mentre l’entrata in vigore generale per tutte le aziende è avvenuta il 17 febbraio 2024. Da allora, la Commissione Europea e le autorità nazionali di coordinamento monitorano la conformità.

Ogni Stato membro dispone di un Digital Services Coordinator, incaricato di vigilare sull’attuazione delle regole. Per l’Italia, il ruolo è affidato all’AGCOM, che supervisiona anche la gestione dei reclami e le segnalazioni di contenuti illegali.

Le pesanti sanzioni previste per la non conformità al DSA

Le sanzioni per la mancata osservanza delle norme sono significative. Le aziende che non rispettano gli obblighi previsti possono essere multate fino al 6% del fatturato globale annuo. Nei casi più gravi, la Commissione può disporre la sospensione temporanea del servizio sul territorio europeo.

Queste misure mirano a garantire un’effettiva deterrenza e a responsabilizzare le imprese. In un contesto in cui i servizi digitali influenzano la vita pubblica e la democrazia, il rispetto del DSA diventa parte integrante della reputazione aziendale.

DSA e DMA: chi sono i destinatari e come si intersecano le due normative

Il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA) fanno parte di un pacchetto legislativo coordinato. Il primo regola i doveri delle piattaforme verso gli utenti, il secondo disciplina il comportamento delle grandi imprese “gatekeeper” che controllano l’accesso ai mercati digitali.

Insieme, i due regolamenti costruiscono una governance europea del digitale basata su trasparenza, responsabilità e concorrenza leale. Mentre il DMA limita gli abusi di posizione dominante, il DSA garantisce che le piattaforme restino spazi aperti, sicuri e rispettosi dei diritti fondamentali.

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