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Ripensare i contratti nella direzione legale aziendale nell’era dell’AI



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Dalla redazione automatica all’analisi intelligente del rischio, l’intelligenza artificiale trasforma la direzione legale in una funzione strategica e data-driven. Le soluzioni DiliTrust mostrano come tecnologia e governance possano coesistere per generare valore e sicurezza nei processi contrattuali

Pubblicato il 20 nov 2025



Dilitrust

Nel 2024 l’Unione Europea ha approvato lAI Act, il primo regolamento orizzontale sull’intelligenza artificiale al mondo, che “stabilisce norme armonizzate in materia di intelligenza artificiale” e introduce requisiti di trasparenza, gestione del rischio e sorveglianza umana lungo il ciclo di vita dei sistemi di AI. L’entrata in vigore è scaglionata tra il 2025 e il 2027 per gli usi ad alto rischio.

Intanto, allineandosi al nuovo quadro europeo, l’Italia ha approvato la legge 132/2025 – entrata in vigore a ottobre – che regola l’applicazione dell’AI in ogni settore economico del Paese.

Per la direzione legale questa cornice normativa si traduce in due urgenze: da un lato, rendere tracciabili e controllabili i processi contrattuali; dall’altro, governare l’intelligenza artificiale legale con criteri di sicurezza dei dati, auditabilità e responsabilità umana. Due sfide sempre più pressanti, considerato che i segnali di adozione nel mondo corporate crescono: l’Association of Corporate Counsel (Acc), su un campione globale di 657 professionisti in-house, rileva infatti che l’uso della GenAI “è più che raddoppiato in un solo anno” e che “il 91% indica l’efficienza come principale beneficio”.

Circa il 50–55% delle funzioni legali corporate ha già adottato un CLM (variabile per settore e dimensione aziendale), e molte organizzazioni hanno effettuato investimenti in questo settore negli ultimi 3-5 anni (Fonte Financial Times).

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L’AI al servizio dei contratti: funzionalità e vantaggi per il business

La gestione del ciclo di vita dei contratti (Contract Lifecycle Management) è uno degli ambiti in cui l’intelligenza artificiale legale mostra risultati tangibili: modelli linguistici e pipeline di NLP estraggono clausole, incrociando benchmark interni e policy, rilevano incongruenze, segnalano obblighi, monitorano scadenze e producono riepiloghi esecutivi. Il beneficio non è solo operativo: migliore qualità dei dati contrattuali significa decisioni più rapide e informate da parte del business.

In questo scenario, DiliTrust rappresenta un caso concreto: la piattaforma, progettata per le direzioni legali in-house, integra Lini, la sua AI proprietaria focalizzata su sicurezza, governance e continuità operativa. La funzionalità AI Risk Detector identifica automaticamente clausole rischiose, applica regole interne di compliance e propone alternative conformi, con l’obiettivo di accelerare le revisioni e diminuire i rallentamenti legali nei processi di negoziazione.  

Drafting e revisione automatica: precisione e velocità nella redazione.

L’automazione del drafting consente alla direzione legale di partire da modelli approvati, adattarli al caso concreto e ricevere suggerimenti di riscrittura che allineano tono, definizioni e clausole agli standard interni. La revisione automatica, basata su modelli di linguaggio (LLM) e NLP, mette in evidenza clausole fuori soglia o incoerenti, offrendo spiegazioni e alternative.

DiliTrust posiziona questa capacità a supporto del controllo umano, riducendo i tempi di primo passaggio da ore a minuti nei casi ripetitivi, con tracciabilità dei suggerimenti generati e dei cambi accettati.

Analisi intelligente del rischio contrattuale: individuare e mitigare le clausole critiche

L’analisi del rischio contrattuale è sempre più proattiva: algoritmi di ranking valutano durata, giurisdizione, limitazioni di responsabilità, penali, change-of-control, standard di servizio. Il valore finanziario di una gestione contrattuale non ottimale è noto: gli studi di World Commerce & Contracting (WorldCC) hanno quantificato storicamente un’erosione media del valore del 9,2% per carenze nella gestione del contratto; ricerche più recenti indicano un miglioramento, ma stimano tuttora perdite medie dell’8,6% recuperabili con processi e strumenti migliori.

Su questo fronte, il Risk Detector di DiliTrust applica policy e regole configurabili per segnalare le aree “red flag”, aiutando la direzione legale a concentrare il tempo dei giuristi sulle clausole davvero critiche, mentre il sistema presidia i check ripetitivi e la coerenza con i playbook.

Efficienza operativa e ROI: misurare l’impatto dell’automazione legale

Misurare l’impatto significa collegare l’adozione dell’AI a indicatori concreti: ciclo medio di negoziazione, tasso di rilavorazione, Sla di approvazione, scadenze e obblighi monitorati, contenziosi evitati. La letteratura sul valore economico dei contratti ricorda che l’erosione di valore è reale e misurabile; un percorso di contracting excellence può tradursi in ROI significativo, come discusso nei report WorldCC sul recupero di valore nella gestione dei contratti.

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Tecnologia e dati: gli strumenti che abilitano l’intelligenza contrattuale

La solidità dei risultati dipende dalla qualità dei dati. Diverse ricerche Idc stimano che la quota preponderante dei dati aziendali (il 90%) sia non strutturata (documenti, e-mail, pdf, note, file multimediali): portare questi contenuti “legacy” in un formato leggibile da algoritmi è decisivo per il successo dei progetti di AI.

LLM (Large Language Model) e NLP: la comprensione del linguaggio legale

La comprensione del linguaggio giuridico è stata accelerata da benchmark e dataset specifici per i contratti. Il Cuad (Contract Understanding Atticus Dataset), con 13.000 annotazioni su 510 contratti e 41 categorie di clausole, è diventato un riferimento per l’estrazione e la classificazione automatica; LegalBench mappa attività di “issue-spotting”, interpretazione e ragionamento per valutare i modelli su compiti vicini alla pratica. Questi lavori hanno spinto l’adozione di architetture Transformer e pipeline di fine-tuning/contesto (Rag) mirate al dominio legale.

Private vs. open AI: sicurezza e gestione della riservatezza dei dati sensibili

Il fattore fiduciario è centrale: i dati contrattuali contengono informazioni sensibili (prezzi, Sla, clausole negoziali, IP). Per questo molte direzioni legali privilegiano soluzioni di AI “private” o in ambienti controllati, con governance, auditing e segregazione dei dati. L’AI Act richiede trasparenza e gestione del rischio per i sistemi ad alto impatto, mentre associazioni professionali come l’American Bar Association raccomandano di rispettare doveri deontologici di competenza e riservatezza nell’uso di strumenti di AI.

DiliTrust si colloca in questo solco: la piattaforma è presentata come AI-native per la direzione legale, con attenzione a sicurezza, controllo e tracciabilità degli output dei modelli e senza riuso dei dati dei clienti per addestrare modelli esterni.

Dall’Ocr al machine learning: strutturare i documenti legacy

Il passaggio chiave, spesso sottovalutato, è la strutturazione dei documenti legacy. Le pipeline che combinano Ocr avanzato e ML estraggono metadati e clausole, trasformando archivi eterogenei in corpora interrogabili su cui applicare classificazione, ricerca semantica e analisi predittiva del rischio. Questo “data foundation” è essenziale: senza dati puliti e indicizzati, l’intelligenza artificiale legale resta un potenziale inespresso. Le evidenze di mercato e gli studi Idc sul DataSphere confermano che la quota non strutturata cresce e rende prioritario investire in data readiness.

Il nuovo ruolo del giurista: da esecutore a stratega digitale

L’AI non sostituisce la competenza interpretativa: la amplifica. Il giurista interno diventa data-legal strategist, capace di selezionare gli use case, definire playbook e Kpi, impostare policy di utilizzo, scegliere la modalità di addestramento sicura (private vs. open), gestire il ciclo di approvazione e misurare il ritorno per l’impresa.

Il giurista 4.0: nuove competenze e l’alleanza tra tech e diritto

La direzione legale oggi integra competenze di product ownership e data governance. Secondo l’Acc, oltre a una crescita netta dell’adozione, le direzioni legali vedono nella GenAI un fattore per riportare attività a più alto valore in-house: un salto di maturità che richiede formazione continua, collaborazione con IT e risk management, e una catena di controllo umano sugli output.

La reazione del sistema: università e associazioni (Aiga, Cnf) per la formazione ibrida

La risposta del sistema formativo e associativo punta su percorsi ibridi tra diritto e tecnologia, anche per allineare le competenze ai requisiti del nuovo quadro europeo. L’evoluzione regolatoria in atto – con tappe già operative dell’AI Act e lo sviluppo di norme nazionali – rende la formazione continua un requisito non negoziabile per la funzione.

Le sfide di governance e l’etica dell’intelligenza artificiale nella direzione legale

La governance dell’AI in ambito contrattuale deve prevedere valutazioni d’impatto, gestione dei bias, explainability, audit trail e supervisione umana: principi ribaditi dal regolatore europeo e coerenti con le linee guida deontologiche internazionali. In concreto: definire policy d’uso, stabilire ruoli e responsabilità, registrare prompt e revisioni, effettuare test di robustezza e predisporre meccanismi di escalation nelle fasi negoziali più sensibili.

In questo percorso, piattaforme come DiliTrust – con un’AI proprietaria, funzioni dedicate a drafting, revisione e risk detection, e un’impostazione privacy-first – offrono alla direzione legale un ambiente controllato per scalare l’automazione senza sacrificare la governance. La sfida non è solo tecnologica: è di metodo e cultura. E inizia dai dati, dalle policy e dalla capacità del giurista di guidare, davvero, la trasformazione.

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