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Normative di cybersecurity globali per una sicurezza informatica robusta



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Le normative di cybersecurity, dal GDPR europeo al NIS2, fino al CCPA statunitense, stanno ridisegnando il panorama della sicurezza informatica globale. Standard comuni, gestione del rischio e protezione della supply chain sono al centro di un dibattito che punta a una cooperazione internazionale sempre più necessaria

Pubblicato il 25 lug 2025



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Negli ultimi decenni, le normative nel mondo della cybersecurity hanno accelerato la loro evoluzione, diventando uno degli strumenti più rilevanti per contrastare le minacce digitali. L’Europa, con il General Data Protection Regulation, il GDPR, in vigore nel 2018 ha ridefinito il concetto di protezione dei dati personali. Il GDPR si presenta come un regolamento ambizioso, applicabile a tutte le organizzazioni che trattano dati di cittadini dell’Unione Europea, indipendentemente dal luogo in cui operano. Con l’arrivo del Cybersecurity Act (2019) e della direttiva NIS2 (approvata nel 2023), Bruxelles ha ulteriormente rafforzato il quadro normativo, introducendo un sistema europeo di certificazione della sicurezza e requisiti più stringenti per settori considerati essenziali, come energia, trasporti, finanza e sanità.

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Negli Stati Uniti, invece, la situazione è più frammentata. Il California Consumer Privacy Act (CCPA), operativo dal 2020, ha segnato una svolta nella protezione della privacy dei consumatori dando ai cittadini un controllo maggiore sui propri dati. La mancanza di una normativa federale uniforme, tuttavia, crea complessità per le aziende che devono rispettare un mosaico di regole statali. Anche in Asia la tendenza è quella di un rafforzamento normativo: la Cina, con la sua legge sulla protezione delle informazioni personali (PIPL), e il Giappone, con l’aggiornamento della legge sulla protezione dei dati personali (APPI), stanno definendo regole severe, in linea con la crescente centralità dei dati nell’economia digitale.

Questa varietà normativa, se da un lato alza l’asticella della protezione, dall’altro obbliga le imprese globali a compiere continui sforzi di adattamento attraverso investimenti significativi sia in tecnologie che in competenze.

Convergenza normativa e sfide per le imprese globali

La convergenza tra sistemi normativi diversi rappresenta una sfida tutt’altro che secondaria in quanto le organizzazioni che operano su più mercati devono costruire una strategia di sicurezza flessibile, capace di recepire le peculiarità locali senza perdere coerenza. È il caso di grandi colossi del tech, ma anche di aziende medie che gestiscono dati sensibili attraverso servizi cloud distribuiti a livello globale.

Secondo uno studio di Gartner, entro il 2026 oltre la maggior parte delle imprese internazionali avrà un team di compliance dedicato esclusivamente alla gestione delle normative cybersecurity. Questo perché la mancata conformità non comporta solo sanzioni economiche (le multe per violazioni del GDPR possono raggiungere il 4% del fatturato annuo globale), ma anche un danno di reputazione potenzialmente devastante.

Normative cybersecurity

L’ENISA, ovvero l’European Union Agency for Cybersecurity, afferma che l’armonizzazione delle normative è oggi una priorità strategica, ma richiede tempo e dialogo tra giurisdizioni con approcci diversi alla protezione dei dati. In assenza di un quadro unitario, molte aziende ricorrono a standard internazionali come l’ISO/IEC 27001, che offre un linguaggio comune per gestire la sicurezza delle informazioni e integrare i requisiti delle diverse legislazioni.

Ruolo delle normative nella gestione del rischio

Il merito principale delle normative cybersecurity è quello di aver introdotto una logica di prevenzione e gestione del rischio. Il GDPR ha reso obbligatorio il concetto di “privacy by design e by default”, spingendo le imprese a considerare la protezione dei dati fin dalle fasi iniziali di progettazione di prodotti e servizi. La NIS2, dal canto suo, impone piani di continuità operativa, audit di sicurezza periodici e una comunicazione tempestiva in caso di incidenti informatici.

Questo approccio strutturato mira a ridurre i tempi di reazione e aumenta la resilienza contro attacchi sempre più sofisticati, come i ransomware. Non si tratta di meri adempimenti burocratici ma di strumenti che permettono di mitigare rischi concreti. Il Rapporto Clusit 2024 ha evidenziato come le aziende che adottano standard normativi e test di sicurezza periodici abbiano una probabilità significativamente inferiore di subire violazioni con danni milionari.

Impatto delle normative sulla supply chain digitale

Un’altra dimensione fondamentale riguarda la supply chain digitale, un aspetto spesso veniva sottovalutato fino a qualche anno fa.

Le nuove normative estendono dunque l’obbligo di conformità ai partner e subfornitori. L’articolo 21 della NIS2, ad esempio, richiede che i fornitori critici siano sottoposti a controlli di sicurezza equivalenti a quelli delle aziende committenti. Oggi la cybersecurity non è più un tema isolato al dipartimento IT, ma una responsabilità distribuita lungo l’intera catena del valore.

Le imprese sono quindi chiamate a rivedere i contratti e le procedure di selezione dei partner, integrando valutazioni di sicurezza come elemento discriminante. Questo si traduce in investimenti crescenti nella formazione del personale e nella verifica delle infrastrutture di terze parti.

Verso un quadro normativo globale armonizzato

Il dibattito su un quadro normativo globale armonizzato è ormai al centro delle agende internazionali. L’ONU, attraverso il Group of Governmental Experts (GGE), ha avviato un dialogo tra le principali potenze per definire linee guida comuni su temi come la protezione delle infrastrutture critiche e la condivisione di informazioni sulle minacce. L’OCSE e il G7, da parte loro, promuovono tavoli di lavoro per garantire interoperabilità tra le normative.

Un sistema normativo globale non è però semplice da realizzare. Gli interessi economici e le strategie geopolitiche sono spesso in divergenza. Se l’UE punta sulla centralità della privacy e della protezione dei diritti individuali, altri Paesi privilegiano un approccio orientato alla sicurezza nazionale o all’innovazione economica.

Ciononostante, segnali di cooperazione iniziano a emergere. Nel 2024, ad esempio, la Commissione Europea e il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti hanno siglato un accordo per facilitare il trasferimento sicuro dei dati transatlantici, introducendo meccanismi di certificazione reciproca. Questo tipo di iniziative potrebbe rappresentare la base per un framework internazionale più ampio.

Conclusione

La cybersecurity non è più una questione solo tecnica, ma un pilastro della governance aziendale e della stabilità geopolitica. Le normative cybersecurity – dal GDPR alla NIS2, dal CCPA alla PIPL cinese – stanno plasmando un ecosistema digitale in cui la conformità è al tempo stesso una sfida e un’opportunità. Per le imprese, investire in sicurezza non significa solo evitare sanzioni, ma anche costruire fiducia verso clienti e partner.

Il futuro dipenderà dalla capacità di armonizzare standard e strategie, creando un equilibrio tra protezione dei dati, innovazione tecnologica e libertà economica. La resilienza digitale è una condizione essenziale per lo sviluppo di società moderne e sicure, non può essere quindi raggiunta senza una forte cooperazione tra Stati, imprese e cittadini.

Bibliografia e fonti:

Rapporto Clusit 2024: https://clusit.it/rapporto-clusit/

European Union Agency for Cybersecurity (ENISA): https://www.enisa.europa.eu

General Data Protection Regulation (GDPR): https://gdpr.eu

California Consumer Privacy Act (CCPA): https://oag.ca.gov/privacy/ccpa

Direttiva NIS2: https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/policies/nis2-directive

Cybersecurity Act (UE): https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/policies/cybersecurity-act

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