Mustafa Suleyman, oggi alla guida di Microsoft AI, è un uomo in equilibrio su una linea sottile. Da un lato, dirige lo sviluppo di Copilot, il chatbot di punta di Microsoft, in un mercato affollato da rivali come ChatGPT, Gemini, Claude o Perplexity. Dall’altro, è uno dei pochi leader del settore a chiedere pubblicamente di frenare la corsa verso intelligenze artificiali che imitano troppo bene la coscienza umana.

Nel suo blog personale, Suleyman ha coniato il termine SCAI (seemingly conscious artificial intelligence), con cui indica un pericolo crescente: AI progettate per sembrare vive, coscienti, empatiche. “Rischiamo di ingannare le persone – scrive – portandole a credere che esista vita dove c’è solo comportamento verosimile.”

Nel 2024 Suleyman ha dato alle stampe un libro, “L’onda che verrà“, in cui mostra come il cambiamento che ci attende genererà un’immensa ricchezza, ma al tempo stesso rappresenterà una minaccia per l’ordine globale.
Indice degli argomenti:
Copilot e il difficile equilibrio tra empatia e illusione
Le più recenti novità di Copilot vanno proprio in questa direzione di equilibrio. Tra le nuove funzioni, una chat di gruppo che consente a più persone di interagire con l’AI contemporaneamente – un modo per evitare che l’utente si chiuda in un dialogo solitario con un “assistente compiacente”.
C’è poi Real Talk, un’opzione che permette di regolare quanto Copilot deve contraddirti o stimolarti, riducendo l’effetto “yes-man”. E infine Mico, una simpatica creatura animata – una sorta di Clippy 2.0 – pensata per rendere l’esperienza più accessibile ai più giovani.
Parla l’uomo che vuole dare confini all’intelligenza artificiale: per Suleyman, queste innovazioni non sono un passo verso la simulazione dell’umanità, ma un modo per mantenere l’AI “sulla nostra squadra”. “Non deve sostituire o superare l’uomo – spiega – ma servirlo. La tecnologia deve renderci più intelligenti, più felici, più produttivi.”
“Non costruiremo mai robot sessuali”
Se l’obiettivo è creare chatbot più empatici, resta il rischio che alcuni confondano l’empatia simulata con un sentimento reale. Suleyman è categorico: Microsoft non svilupperà mai AI destinate all’intrattenimento erotico o affettivo.
“Non costruiremo mai robot sessuali,” dichiara senza esitazioni. “È triste doverlo specificare, ma non è la nostra missione. Microsoft è nata per mettere le persone al centro, non per sostituirle.”
In un mercato dove altri, come Elon Musk con Grok o OpenAI con le sperimentazioni su interazioni “adulte”, puntano su esperienze più personali, la posizione di Suleyman suona quasi controcorrente. “Essere lenti e deliberati,” dice, “è una caratteristica, non un difetto.”
L’intelligenza emotiva sì, ma con confini
Per Suleyman, l’AI può e deve mostrare intelligenza emotiva, ma entro limiti chiari. Real Talk, il nuovo modello conversazionale, è “più spiritoso, più filosofico, persino provocatorio”, ma sa anche mettere confini. “Se qualcuno tenta di flirtare, risponde: ‘Non è per me.’”
Non si tratta, dice, di creare chatbot freddi e impersonali, ma di imparare l’arte della sfumatura, come accade nei rapporti umani. “Tra il distacco totale e l’intimità artificiale esiste un ampio spettro. La nostra sfida è scolpire i giusti attributi.”
Contenere la “specie digitale”
Suleyman non è nuovo a riflessioni filosofiche sull’AI. Nel suo libro The Coming Wave e in un TED Talk molto discusso, ha definito l’intelligenza artificiale una “nuova specie digitale”. Ma ora chiarisce: era una metafora per rendere consapevoli i rischi, non un invito a trattare le macchine come esseri viventi.
“Non avranno mai libero arbitrio o autonomia vera,” sottolinea. “Parlare di diritti per le AI distoglie l’attenzione dalle urgenze umane: disuguaglianza, diritti civili, tutela degli animali.”
“Costruire per l’uomo, non un uomo digitale”
In un’epoca in cui molti utenti finiscono per proiettare emozioni e aspettative sui chatbot, Suleyman invita gli sviluppatori alla responsabilità: “Un creatore responsabile deve monitorare come le persone reagiscono e non dare per scontato che sappiano distinguere tra realtà e simulazione.”
La sua filosofia si riassume in una frase che è ormai il suo manifesto: “Dobbiamo costruire AI per le persone, non per essere persone digitali.”
Un confine semplice, ma cruciale. In un’industria che corre veloce, Mustafa Suleyman è uno dei pochi a chiedersi non solo fin dove possiamo arrivare, ma dove dovremmo fermarci.
Mustafa Suleyman, breve biografia

Mustafa Suleyman è un imprenditore seriale nel settore tecnologico. È cofondatore e amministratore delegato di Inflection AI, un’azienda specializzata in intelligenza artificiale che sta ridefinendo il rapporto tra esseri umani e computer. In precedenza ha lavorato presso Google come vicepresidente dei prodotti e delle politiche di intelligenza artificiale e ha cofondato DeepMind. DeepMind è stata successivamente acquistata da Google nel 2014. In qualità di responsabile dell’intelligenza artificiale applicata, ha contribuito ai principali successi del team nella ricerca e nelle applicazioni di intelligenza artificiale per oltre 10 anni. Durante la sua permanenza in DeepMind ha anche contribuito a numerose pubblicazioni di ricerca significative.
I risultati ottenuti da Mustafa Suleyman sono stati riconosciuti sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito. Nel 2019 ha ricevuto il titolo di Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico per la sua influenza nel settore tecnologico del Regno Unito. Lo stesso anno ha ricevuto il Silicon Valley Visionary Award.
È anche Senior Fellow presso il Belfer Center for Science and International Affairs della Harvard Kennedy School, dove si occupa delle sfide geostrategiche dei futuri sistemi di AI. È anche membro del consiglio di amministrazione di The Economist.








