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Intelligenza artificiale ristretta: i vantaggi della specializzazione



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L’intelligenza artificiale ristretta, addestrata su processi, dati e contesti specifici, garantisce maggiore affidabilità, precisione e valore operativo di quella generalista. Scopriamone i benefici nell’automazione dei processi amministrativi e finanziari, dove la conoscenza del contesto è la chiave dell’affidabilità del risultato

Pubblicato il 8 set 2025

Emanuele Villa

giornalista



intelligenza artificiale ristretta

L’obiettivo di automatizzare i processi di business sfruttando le potenzialità dell’AI è acquisito da anni. Le capacità predittive del machine learning e quelle generative degli LLM hanno reso l’AI un fattore competitivo chiave per tutte le imprese, non solo quelle digitalmente più mature.

Tuttavia, l’AI non è un concetto monolitico, e a seconda di come viene progettata, addestrata e integrata nei processi può produrre risultati ben diversi in termini di efficacia, affidabilità e controllo. Ed è per questo che oggi parliamo di intelligenza artificiale ristretta.

Intelligenza artificiale ristretta nei processi amministrativi e finanziari

Il tema della specializzazione dell’AI è quanto mai attuale nell’era dell’Agentic AI. In sé, il concetto è semplice: mentre modelli generalisti come GPT, Gemini o Claude hanno mostrato al mondo le potenzialità dell’AI – in particolare di quella generativa -, la specializzazione, intesa come focalizzazione delle funzionalità e addestramento dei modelli su contenuti legati al compito da svolgere, incide in modo determinante sull’affidabilità dei risultati. Non solo: in ambito enterprise, la specializzazione si riflette anche su aspetti sensibili come la sicurezza dei dati, la privacy e, in senso più ampio, la compliance normativa.

Per capire cosa significhi davvero intelligenza artificiale ristretta, e in che modo possa essere applicata nelle piattaforme che le aziende usano ogni giorno, abbiamo interpellato Giovanni Gavioli, managing director di Esker Italia.

Esker è una realtà internazionale specializzata nell’automazione dei processi di business, in particolare di quelli che ruotano intorno all’Office of the CFO. Da questa focalizzazione nasce un’intelligenza non generica, ma addestrata su casi d’uso e contenuti verticali. “Quando parlo di AI specializzata rispetto a quella generalista – spiega Gavioli – voglio dire che nel contesto di una suite di automazione dei processi aziendali abbiamo inserito solo quelle componenti di AI utili per svolgere compiti ben precisi. È un’AI costruita su misura per il lavoro che deve fare e che oggi, nell’era degli agenti intelligenti, evolve quotidianamente”.

Synergy: il motore di AI integrato nella piattaforma Esker

Per dare concretezza alla propria visione, Esker ha messo in campo Synergy, un ambiente dedicato in cui convergono tecnologie, modelli di AI e, soprattutto, una base informativa unica, costruita su anni di esperienza e milioni di documenti gestiti dalla piattaforma. È proprio grazie a questo training iper-specializzato che la suite di automazione Esker costruisce la propria differenziazione non solo rispetto alle soluzioni generaliste, ma anche a chi offre funzionalità ad hoc ma non può contare su una base di conoscenza così ampia e verticale.

“La nostra piattaforma – prosegue Gavioli – processa ogni mese tra gli 80 e i 100 milioni di documenti. È su questa mole di dati che viene addestrata l’AI, ed è proprio questo che la rende così precisa, attendibile e focalizzata. L’AI lavora un patrimonio informativo costruito in tanti anni di attività, e questo va a vantaggio di tutti gli utenti della piattaforma”.

A proposito di quest’ultimo concetto, Gavioli spiega come il nome Synergy non sia casuale, perché la piattaforma apprende informazioni in modo continuo dai dati e dai documenti, restituendo benefici a tutta la base utenti: più documenti vengono gestiti, più l’AI affina le sue capacità nel riconoscere formati, individuare anomalie, estrarre contenuti da documenti non strutturati e automatizzare le eccezioni. Il risultato è un circolo virtuoso che aumenta l’efficienza dell’intero sistema.

Intelligenza artificiale ristretta in azione, dall’anomaly detection agli assistenti digitali

La piattaforma Esker nasce per automatizzare in modo sinergico la fitta rete di attività che compone i processi core aziendali, sia sul fronte attivo che su quello passivo. Proprio in virtù dell’ampiezza del perimetro operativo, l’intelligenza artificiale (ristretta) può trovare molteplici occasioni di impiego, offrendo un supporto concreto all’efficienza, alla governance e alla capacità decisionale.

Rilevare le anomalie per evitare frodi ed errori

Un’AI specializzata può supportare l’analisi del cashflow, migliorare le previsioni di budget, consentire una gestione più proattiva del capitale circolante e rafforzare il controllo dei rischi. Quando la complessità aumenta, una piattaforma addestrata su milioni di transazioni simili fa la differenza.

Tra le applicazioni più rappresentative, Gavioli pone l’accento sull’anomaly detection, ovvero sulla capacità di anticipare deviazioni a rischio grazie all’analisi dei pattern storici: “Può capitare che si riceva un ordine da parte di un cliente con quantità o importi del tutto incoerenti rispetto allo storico di quella relazione commerciale. In questi casi, la nostra AI – addestrata proprio sulla storia delle interazioni tra cliente e azienda – è in grado di rilevare lo scostamento e segnalarlo in tempo reale. Questo consente di intercettare potenziali errori o anomalie prima che si traducano in criticità operative o contabili, con contestuale miglioramento del controllo, dell’affidabilità e della capacità di reazione”.

Gestione automatica delle richieste e dei reclami

Come detto, i casi d’uso dell’intelligenza artificiale nei cicli attivo e passivo sono numerosi. Oltre all’anomaly detection, vale la pena soffermarsi sulla gestione automatica delle richieste e dei reclami, un’altra funzionalità nativamente integrata nella piattaforma Esker.

In questo caso, il tema non è quello dello smistamento delle richieste secondo regole predefinite, ma dell’interpretazione del contenuto proveniente da diversi canali – email, portali, chatbot – unito alla valutazione automatica del tono del messaggio, all’instradamento intelligente e, grazie alle funzionalità generative, alla produzione di risposte pertinenti basate sul contesto storico del cliente, sugli ordini effettuati e sulle fatture in essere. Non si tratta quindi di automazioni nel senso tradizionale del termine, ma di interventi intelligenti che alleggeriscono il carico operativo, riducono i tempi di risposta e, parallelamente, migliorano l’esperienza del cliente.

Uno degli aspetti su cui Gavioli pone l’accento è proprio il carattere ecosistemico del valore generato. Una soluzione, per essere davvero efficiente, non può limitarsi a produrre vantaggi per chi la vende o per chi l’acquista, ma deve creare benefici diffusi: “Riteniamo che una soluzione sia efficiente quando genera valore per l’intero ecosistema in cui viene applicata: per noi, che proponiamo la soluzione; per i nostri clienti, in termini di produttività ed efficienza; per i loro partner commerciali e per tutti gli operatori che utilizzano la piattaforma. Che si tratti di ritorni economici, risparmio di tempo, maggiore efficienza o qualità del lavoro, tutti devono uscirne rafforzati”.

Verso gli agenti digitali personalizzati

La traiettoria evolutiva dell’intelligenza artificiale ristretta conduce verso un paradigma sempre più maturo: quello degli assistenti digitali specializzati, agenti conversazionali progettati non solo per interagire in linguaggio naturale, ma per conoscere a fondo il contesto in cui operano. Qui non si tratta, quindi, di strumenti generici, ma di intelligenze addestrate su processi e dati specifici, come in tutti i casi citati in precedenza.

L’obiettivo non è quello di sostituire l’operatore umano, ma di potenziarne le capacità e di supportarne le decisioni. È il caso, ad esempio, del Synergy Agent sviluppato da Esker per i team amministrativi e finanziari, un assistente conversazionale che affianca l’utente nella consultazione di documenti, nella classificazione delle informazioni, nell’estrazione dei dati e nella creazione di contenuti contestuali, il tutto tramite semplici interazioni vocali o testuali.

È in questi scenari che l’intelligenza artificiale ristretta dimostra tutta la sua efficacia: non più una tecnologia astratta, ma una leva concreta per aumentare le competenze, supportare le decisioni e rendere i processi più fluidi, intelligenti e sostenibili. E questo, probabilmente, è solo l’inizio.

*Articolo realizzato in collaborazione con Esker

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