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Modelli open-weight: l’AI oltre l’open source



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I modelli AI open-weight offrono personalizzazione, sovranità sui dati e costi sostenibili. Ma richiedono competenze, infrastrutture adeguate e attenzione agli aspetti legale. Una possibilità strategica per le PMI

Pubblicato il 21 lug 2025

Gioele Fierro

CEO e Founder Promezio Engineering



Open weight

Per i manager, oggi, comprendere come integrare l’intelligenza artificiale nei processi aziendali è ormai diventata una necessità strategica imprescindibile. Per riuscire davvero, tuttavia, occorre capire esattamente dove le soluzioni AI generaliste falliscono: quando non colgono le sfumature del gergo aziendale o non riescono a gestire la complessità specifica dei singoli processi produttivi. Rimanere dipendenti da soluzioni standardizzate offerte dai grandi player dell’AI significa non solo precludersi l’opportunità di personalizzare profondamente gli strumenti in base alle proprie specifiche esigenze, ma spesso anche perdere il pieno controllo sui dati aziendali.

In questo scenario, i modelli open-weight rappresentano un’alternativa estremamente efficace. Questo articolo chiarirà cosa sono realmente, in cosa differiscono dalle classiche soluzioni open source e come possono diventare una leva competitiva decisiva per le imprese.

Cos’è un modello open-weight

Un modello di intelligenza artificiale open-weight è un modello pre-addestrato i cui pesi (weights) sono resi pubblici e liberamente scaricabili. Quando parliamo di pesi, ci riferiamo alla complessa matrice di parametri numerici che costituiscono le connessioni neuronali di alcune architetture di AI, e che quindi ne incapsulano tutta la conoscenza. Un modello proprietario, come GPT-4 è invece un sistema chiuso: può essere usato per generare output molto sofisticati, ma non è possibile accedere o modificare i suoi pesi. Al contrario, un modello open-weight mette a disposizione questi parametri numerici.

Questo significa che è possibile partire da una versione già addestrata e ben performante del modello e poi personalizzarla ulteriormente. Non serve ricominciare l’addestramento da zero, ma si parte da una base molto solida alla quale si possono integrare nuovi dati aziendali interni per adattare il modello a esigenze verticali, rendendolo più utile e preciso.

La famiglia di modelli LLaMA di Meta ha di fatto dato il via alle AI aperte, e questa ondata democratica continua a crescere. Accanto ai modelli di Meta, ci sono, ad esempio, anche i modelli Falcon, sviluppati dal Technology Innovation Institute degli Emirati Arabi Uniti, e le soluzioni dell’europea Mistral AI.

I vantaggi dei modelli open-weight

I benefici di un’intelligenza artificiale aperta sono molteplici. Il primo, e forse più evidente, è la possibilità di una personalizzazione profonda. Questo processo, noto come “fine-tuning“, permette di specializzare un modello generalista. Da ciò deriva direttamente il secondo vantaggio: l’autonomia e la sovranità digitale. Il modello, una volta scaricato e personalizzato, viene eseguito sulla propria infrastruttura, sia essa un server fisico custodito in azienda (on-premise) o un’istanza cloud privata dedicata. Questa differenza può incidere notevolmente nelle scelte di un’azienda. Significa che i dati non lasciano mai l’infrastruttura aziendale, un fattore cruciale per assicurarsi la fiducia dei clienti e la conformità normativa.

Inoltre, significa anche non essere più soggetti ai capricci dei vendor: nessun cambio improvviso di policy, nessun aumento arbitrario dei prezzi delle API, nessuna interruzione del servizio dovuta alla deprecazione di un modello.

Naturalmente, entrano in gioco anche valutazioni di natura puramente economica. Sebbene l’adozione di un modello open-weight richieda un investimento iniziale, il suo utilizzo su larga scala può, in alcuni casi, ridurre i costi operativi nel medio-lungo periodo. Invece di pagare per richiesta o per token a un provider esterno – un costo che cresce con il successo dell’applicazione – la spesa si trasforma in un costo operativo fisso, con una spesa marginale per ogni singola risposta molto ridotta.

open weight

Differenza tra modelli open-weight e open source

I termini open-weight e open source sono spesso usati come sinonimi, ma la loro differenza resta sostanziale. Open source, nel contesto dell’intelligenza artificiale, significa aderire a una filosofia di totale trasparenza e replicabilità, come definito dai canoni della Open Source Initiative. Un vero modello AI open source dovrebbe, idealmente, rendere pubblico tutto: non solo i pesi finali, ma anche il codice sorgente completo che definisce l’architettura del modello, gli script utilizzati per l’addestramento e l’intero dataset utilizzato o, per lo meno, una sua descrizione dettagliata.

L’approccio open-weight, invece, è più pragmatico e, per certi versi, più commerciale. Le aziende come Meta, pur aprendosi al mondo, non condividono tutti i loro segreti industriali. Rilasciano i pesi e il prodotto finito e funzionante, permettendo a chiunque di usare e personalizzare il risultato del loro sforzo miliardario. Tuttavia, mantengono il riserbo su come quel risultato sia stato ottenuto. Il dataset di addestramento – un asset strategico molto costoso – e il complesso codice che ha orchestrato l’addestramento per mesi su migliaia di GPU, rimangono privati.

CaratteristicaOpen‑weightOpen source
Pesi (weights)✅ accessibili✅ accessibili
Codice di training❌ generalmente privato✅ incluso
Dataset & metodi❌ non distribuiti✅ spesso documentati o inclusi
LicenzaPuò limitare l’uso commerciale o la redistribuzioneLicenze aperte (es. Apache, MIT)

Open-weight e Pmi

Per una PMI, questa distinzione si traduce in conseguenze molto concrete. Dal punto di vista dell’accessibilità, i modelli open-weight sono una soluzione molto efficace: nessuna PMI ha le risorse computazionali per addestrare da zero un modello di frontiera. Scaricare i pesi pronti all’uso e investire risorse solo nel fine-tuning rappresenta, invece, un percorso fattibile. Al contrario, sul fronte delle limitazioni pratiche e legali la faccenda si complica. Prestare attenzione alla licenza d’uso è fondamentale. Open non significa automaticamente libero per qualsiasi uso.

Molti modelli open-weight sono rilasciati con licenze personalizzate che contengono clausole specifiche. La licenza di LLaMA 3, ad esempio, vieta esplicitamente di usare il modello per addestrare un altro modello linguistico che possa entrare in competizione diretta con Meta. Altre soluzioni possono avere restrizioni sull’uso commerciale per aziende che superano una certa soglia di utenti attivi mensili.

Modelli come quelli di Mistral, spesso rilasciati con la licenza Apache 2.0, sono invece molto più permissivi. Quindi, prima di costruire un prodotto su un modello open-weight, è fondamentale che un legale ne analizzi la licenza per garantire che l’uso previsto sia pienamente conforme.

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Criticità e sfide nell’adozione di un modello open-weight

Adottare un modello open-weight offre grande opportunità, ma presenta comunque sfide significative. Il primo ostacolo è rappresentato dalla necessità di requisiti tecnici interni molto specifici. Per implementare, gestire, personalizzare e mantenere in efficienza un modello open-weight servono competenze verticali. Figure professionali come i MLOps Engineer e i Data scientist con esperienza concreta nel fine-tuning di grandi modelli linguistici sono figure indispensabili. Queste professionalità sono al centro di una vera e propria guerra dei talenti: sono rare, costose e corteggiate da aziende di tutto il mondo.

Una PMI deve quindi porsi domande scomode: possiamo permetterci di assumere queste figure? Possediamo al nostro interno personale IT con il potenziale per essere formato a questi livelli? O la nostra unica via è affidarci a una costosa, ma forse necessaria, consulenza esterna?

Il secondo scoglio riguarda gli investimenti iniziali in infrastruttura. I modelli più performanti sono avidi di potenza di calcolo. Server equipaggiati con schede di fascia alta, come le H100 di NVIDIA o le loro dirette concorrenti, hanno un costo che può facilmente ammontare a decine di migliaia di euro per singola macchina, a cui si aggiungono i costi non trascurabili di raffreddamento e consumo energetico. L’alternativa è l’affitto di istanze GPU dedicate sui principali provider cloud. Questa soluzione offre maggiore flessibilità, ma introduce un costo operativo fisso che può comunque essere impegnativo.

Aggiornamento e manutenzione continua

Infine, non si deve sottovalutare la sfida dell’aggiornamento e della manutenzione continua. Le tecnologie correlate all’AI cambiano e si aggiornano a una rapidità estrema. Un modello che oggi è considerato lo stato dell’arte potrebbe essere superato in performance ed efficienza nel giro di un anno, o addiriggura di alcuni mesi. Gestire un modello open-weight significa farsene carico nel tempo. Serve un processo di monitoraggio costante delle nuove uscite, la capacità di valutare se e quando è il momento di migrare a una versione più recente, e la volontà di ripetere il complesso processo di fine-tuning e validazione.

A questo si aggiunge il fenomeno del model drift, ovvero il degrado naturale delle performance del modello man mano che i dati del mondo reale con cui interagisce si evolvono e si discostano da quelli su cui è stato addestrato.

Come iniziare: suggerimenti operativi

Per un’azienda che percepisca il potenziale dei modelli open-weight ma sia intimorita dalla loro complessità, il percorso di adozione dev’essere metodico. Il primo passo è sempre pragmatico: si parte da un problema di business reale e si tenta di arrivare a una soluzione. È necessario identificare un processo aziendale che sia costoso in termini di tempo o risorse, che sia lento, prono all’errore umano e che coinvolga la gestione di grandi quantità di linguaggio o dati. Un candidato ideale è un’attività con un alto volume di richieste ripetitive o che richiede l’analisi di migliaia di documenti.

Una volta identificato il caso d’uso, va condotta un’analisi costi-benefici. Quale sarebbe il risparmio o il guadagno potenziale automatizzandolo o potenziandolo? Questo valore giustifica l’investimento iniziale in hardware, talento e tempo?

Una volta che il problema è chiaro, e i benefici di una soluzione AI-Powered sembrano tangibili, si passa alla fase di audit delle competenze interne. Se in azienda non sono presenti le figure professionali necessarie ci sono alcune possibili alternative: si può provare ad assumere sul mercato, affrontando la competizione per i pochi talenti disponibili; si può investire nella formazione avanzata di figure IT già presenti in azienda, un percorso più lungo ma che crea valore interno; si può collaborare con società di consulenza specializzate o freelance di comprovata esperienza. Questa terza via permette di avviare un progetto pilota con un investimento più contenuto, di acquisire conoscenze, e decidere, eventualmente, se internalizzare alcune mansioni.

L’implementazione prativa va sempre programmata per passi successivi. Si parte con un progetto pilota a basso rischio e, idealmente, ad alto impatto interno. L’obiettivo primario di questo primo progetto non è rivoluzionare i processi in pochi mesi, ma imparare. Durante questa fase bisogna misurare le performance in modo oggettivo, raccogliere i pareri degli utenti e, solo alla fine, costruire un business case basato su dati reali e successi tangibili, che possa eventualmente giustificare un’implementazione su scala più ampia.

Open-weight, una leva competitiva per le PMI?

Per le PMI italiane, storicamente fondate sulla specializzazione, sulla qualità del custom made e sulla flessibilità, l’adozione di modelli open-weight può risultare strategicamente vincente. In un futuro sempre più definito dalla capacità di estrarre valore dai dati, è fondamentale valutare attentamente quanto sia importante per un’azienda possedere la capacità intrinseca di costruire e controllare i propri sistemi AI-powered. La formazione, e quindi la comprensione delle possibilità a disposizione dei manager, è indispensabile: il costo di ignorare queste tecnologie potrebbe rivelarsi estremamente alto.

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