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ChatGPT: diritto d’autore sotto attacco. Ecco perché va protetto



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Le AI generative hanno accesso e attingono non soltanto da database pubblici ma anche da contenuti protetti da copyright. La crittografia (militare) potrebbe essere la soluzione tecnologica più adeguata

Pubblicato il 28 feb 2024

Valerio Pastore

Founder e CEO di Cyber Grant



LLM dati

L’intelligenza artificiale, soprattutto nella sua versione di AI generativa, ha un potenziale rivoluzionario. È in grado di trasformare le attività produttive rendendole più efficienti, di migliorarle grazie alla capacità di analisi e catalogazione, di liberare l’uomo da mansioni lavorative noiose e ripetitive consentendogli di focalizzarsi su ruoli più alti e di visione strategica. A fronte di queste opportunità resistono diversi rischi perché l’AI per funzionare deve macinare dati e dunque leggerli e appropriarsene: un potenziale rischio per le libertà e i diritti dell’uomo in molti casi. Casi che l’AI Act appena approvato sta ora indagando. Una pietra miliare che però non basta: non tocca infatti i casi di uso che restano in una terra di nessuno dove gli abusi diventano sempre possibili.

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