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Divari generazionali e geografici nell’adozione dell’AI: Italia undicesima tra i paesi OCSE



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La ricerca, in collaborazione con Cisco, evidenzia differenze profonde nell’adozione dell’AI generativa tra paesi ed età, con economie emergenti più avanti dell’Europa e un’Italia segnata da incertezza e scarsa formazione, dove il tasso di utilizzo attivo dell’AI generativa è pari al 23%

Pubblicato il 10 dic 2025



adozione AI Ocse Cisco

L’intelligenza artificiale generativa segue traiettorie molto diverse tra regioni e fasce d’età. Lo dimostra la ricerca condotta da OCSE e Cisco nell’ambito del Digital Well-being Hub. I dati indicano divari significativi che influenzano la capacità dei cittadini di sfruttare le opportunità create dall’AI e di proteggersi dai rischi associati.

Le economie emergenti occupano le prime posizioni per utilizzo attivo dell’AI: India, Brasile, Messico e Sud Africa presentano i livelli più alti di adozione, fiducia e interesse verso la formazione. In questi contesti, gli under 35 mostrano propensione elevata all’uso e un atteggiamento fortemente positivo verso il potenziale dell’AI.

L’Italia in coda tra i paesi OCSE

Il panorama europeo appare meno dinamico. L’Italia si colloca all’undicesimo posto sui 14 paesi OCSE analizzati, con un tasso di utilizzo attivo dell’AI generativa pari al 23%. Nonostante ciò, una parte rilevante degli intervistati italiani riconosce utilità e valore all’AI: il 53% la considera utile, il 52% la ritiene affidabile e il 46% la giudica etica.

L’elevata quota di risposte “non so” evidenzia un’incertezza radicata. Il 35% non sa valutare l’utilità dell’AI, mentre il 42% non ha un’opinione sulla sua eticità. Il dato che pesa maggiormente è però quello relativo alla formazione: il 68% del campione italiano non ha seguito alcun percorso per migliorare le proprie competenze sull’AI.

Screen time e benessere digitale

La ricerca approfondisce anche il rapporto tra uso intensivo degli schermi e benessere percepito. Oltre cinque ore quotidiane dedicate ad attività digitali ricreative risultano associate a minore soddisfazione personale. In Italia supera questa soglia il 37% degli intervistati. Nei paesi emergenti, dove i tassi di utilizzo dell’AI sono più elevati, si osservano anche i livelli maggiori di tempo trascorso online, una forte socializzazione digitale e variazioni emotive più marcate legate all’ambiente tecnologico.

La frattura generazionale

Le differenze tra fasce d’età emergono come uno degli aspetti centrali dello studio. Gli under 35 rappresentano la categoria più attiva: oltre il 50% dichiara un uso costante dell’AI, oltre il 75% la considera utile e quasi metà afferma di avere completato un percorso formativo dedicato.

Tra gli over 45, oltre la metà non utilizza l’AI. Gli over 55 mostrano elevata incertezza: molte risposte si concentrano sul “non so”, con difficoltà a valutare affidabilità e impatto della tecnologia.

In Italia questi pattern si confermano: l’AI risulta utile per l’80% degli under 35, per il 59% delle persone tra 36 e 55 anni e per il 37% degli over 55. La fiducia varia in modo simile: il 76% dei più giovani ritiene l’AI affidabile, mentre il 50% degli over 55 non esprime alcun giudizio.

Impatto sul lavoro e necessità di nuove competenze

I più giovani e i cittadini dei paesi emergenti prevedono un impatto significativo dell’AI sul mondo del lavoro, mentre le generazioni più mature appaiono meno consapevoli delle trasformazioni in corso. Ciò deriva dalla diversa familiarità con gli strumenti digitali e con la formazione specifica sull’AI. Cisco sottolinea che la diffusione delle competenze digitali rappresenta un elemento essenziale.

Secondo Guy Diedrich, senior vicepresident e Global innovation officer, l’AI esprime il suo valore quando consente a persone di ogni età e provenienza di migliorare la propria vita. La formazione, in questa prospettiva, diventa il ponte per ridurre i divari e promuovere un’adozione realmente inclusiva.

Un futuro digitale costruito per tutti

La ricerca OCSE–Cisco invita governi, aziende e cittadini a sviluppare strategie che favoriscano l’alfabetizzazione digitale e pongano il benessere delle persone al centro dell’evoluzione tecnologica. Solo un’azione coordinata permette di costruire una “Generazione AI” realmente accessibile e capace di includere ogni segmento della società.

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