La direttiva europea NIS2, recepita anche in Italia, rappresenta un passaggio cruciale nell’evoluzione della sicurezza informatica. Uno degli aspetti più significativi riguarda la catena di fornitura, sempre più riconosciuta come punto nevralgico nella gestione dei rischi.
Per molte organizzazioni, il percorso verso la compliance parte dalla certificazione ISO/IEC 27001:2022. La versione 2022 della norma introduce un elemento chiave: l’Annex A, punto 5.21, che prevede la gestione della sicurezza dei fornitori come parte integrante della politica aziendale. In altre parole, le procedure di approvvigionamento e le pratiche di cybersecurity devono essere coordinate – se non unificate – per garantire coerenza e continuità.
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Dalla compliance alla resilienza
Su questa linea si innesta la NIS2. L’articolo 24 del decreto di recepimento stabilisce che ogni organizzazione debba assicurare la sicurezza della propria catena di approvvigionamento valutando i rischi specifici di ciascun fornitore, la qualità complessiva dei servizi, le procedure interne adottate e, quando disponibili, i risultati delle valutazioni coordinate a livello europeo dal Gruppo di cooperazione NIS.
Non basta più la fiducia: occorre una valutazione puntuale e documentata, capace di dimostrare come ogni partner sia stato selezionato e monitorato in funzione del suo impatto sui sistemi informativi aziendali.
Questo approccio implica anche una revisione degli strumenti operativi. Le imprese devono dotarsi di una vera e propria politica di approvvigionamento che distingua i fornitori ordinari da quelli critici, prevedendo questionari specifici da sottoporre a chi gestisce servizi o dati che possono incidere sulla continuità aziendale. La direttiva, inoltre, richiede che i requisiti di sicurezza siano inseriti nei contratti, con particolare attenzione ai servizi cloud, considerati essenziali.
Il piano che ne deriva è ampio e articolato: dalla valutazione dell’affidabilità del fornitore alla gestione delle vulnerabilità, dalla continuità operativa al ripristino in caso di disastro, fino alla sicurezza dei dati e delle reti, al monitoraggio degli incidenti e al controllo delle subforniture. Un insieme di misure che trasformano la relazione con i fornitori da semplice transazione commerciale a partnership strategica per la resilienza digitale.
La NIS2 manda un messaggio chiaro: la supply chain non può più essere il tallone d’Achille delle organizzazioni. Inserire la sicurezza dei fornitori nei processi aziendali significa non solo rispettare un obbligo normativo, ma anche cogliere l’occasione per rafforzare la propria competitività, in un contesto in cui la fiducia si misura sulla capacità di resistere agli attacchi e garantire continuità.
Intelligenza artificiale e cybersecurity: nuove sfide per la supply chain
La trasformazione digitale e la diffusione dell’intelligenza artificiale stanno cambiando anche il modo in cui pensiamo la sicurezza. Gli algoritmi, se impiegati in maniera consapevole, consentono di riconoscere comportamenti anomali nei sistemi informativi, di correlare enormi quantità di log e di anticipare possibili attacchi con una rapidità impensabile fino a pochi anni fa.
Queste stesse tecnologie, tuttavia, possono essere sfruttate dai criminali informatici. Strumenti di generazione automatica di testi, immagini o voci sono già stati utilizzati per rendere più credibili campagne di phishing o per produrre falsi contenuti digitali. In uno scenario di filiera, dove l’anello più debole diventa facilmente il punto di ingresso, la combinazione tra vulnerabilità di un fornitore e attacchi potenziati dall’AI rappresenta una minaccia concreta.
Privacy e rischi nella supply chain
L’articolo 21 della direttiva NIS2 sottolinea con chiarezza la necessità di garantire la sicurezza della catena di approvvigionamento, includendo non soltanto gli aspetti tecnici, ma anche quelli legati ai rapporti tra ciascun soggetto e i propri fornitori diretti o fornitori di servizi.
Un ambito strettamente connesso a questo tema, ma ancora troppo spesso trascurato, riguarda la protezione dei dati personali e i rischi per la privacy che possono derivare dalle vulnerabilità presenti lungo la supply chain. Negli ultimi anni, infatti, l’Unione europea ha registrato un aumento significativo degli attacchi informatici diretti proprio alla catena di approvvigionamento, considerata uno degli anelli deboli del sistema. In questo scenario, le piccole e medie imprese risultano particolarmente esposte, sia per la limitata disponibilità di risorse destinate alla cybersecurity, sia per la presenza di processi di gestione del rischio e di protezione dei dati meno strutturati rispetto alle grandi organizzazioni.
La NIS2 rafforza gli obblighi del GDPR
La direttiva NIS2, pur non sostituendo il GDPR, contribuisce a rafforzarne indirettamente gli obblighi in materia di protezione dei dati: all’interno delle filiere, infatti, le informazioni circolano tra più attori e ogni fornitore che le tratta per conto di un’organizzazione diventa un potenziale punto critico.
Per conciliare i requisiti previsti dalle diverse normative diventa quindi indispensabile procedere a una mappatura accurata dei fornitori che incidono sulla sicurezza delle informazioni, distinguendoli in base alla loro rilevanza e qualificandoli in funzione del livello di rischio. Tale attività consente di adottare misure proporzionate, sia sotto il profilo contrattuale, sia attraverso strumenti di monitoraggio e controllo operativo.
Gli attacchi alla catena di fornitura, inoltre, non producono soltanto conseguenze immediate sulle singole imprese coinvolte, ma possono innescare un effetto domino capace di propagarsi lungo l’intera filiera, colpendo anche partner e clienti di dimensioni maggiori. È proprio questa dinamica di propagazione a rendere la sicurezza della supply chain un elemento imprescindibile per la resilienza digitale europea.
Verso un approccio integrato
La risposta non può limitarsi a una lista di controlli: occorre un vero e proprio cambio di prospettiva. La conformità normativa resta un passaggio obbligato, ma deve tradursi in una capacità organizzativa che unisca tecnologia, processi e consapevolezza. Alcuni elementi che le imprese possono adottare includono:
(i) strumenti di monitoraggio basati su analisi automatica dei dati per avere una fotografia sempre aggiornata dei rischi della filiera; (ii) sistemi di risposta rapida che permettano di isolare un problema senza compromettere l’intera catena; (iii) percorsi di formazione continua, capaci di adattarsi ai diversi ruoli e responsabilità aziendali; (iv) pratiche di collaborazione tra imprese, in cui la condivisione tempestiva delle informazioni sugli incidenti diventa un fattore di difesa collettiva.
Conclusioni
La NIS2 mette in evidenza un concetto chiave: la resilienza digitale passa dalla capacità di gestire l’intero ecosistema dei fornitori. L’intelligenza artificiale, con le sue potenzialità e i suoi rischi, è destinata a diventare parte integrante di questa sfida.
Non si tratta solo di rispettare un obbligo normativo, ma di sviluppare un modello di sicurezza che renda l’organizzazione più solida e competitiva. In un contesto in cui le minacce evolvono velocemente, la combinazione tra requisiti di legge e uso consapevole delle nuove tecnologie può trasformarsi in un vantaggio strategico, capace di rafforzare la fiducia lungo tutta la catena di fornitura.






