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Assistenti personali AI: abbiamo provato a farli lavorare per noi



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Un professionista delle immagini e formatore racconta la propria esperienza con gli assistenti AI. Occorre costruire un nuovo ecosistema di supporto personalizzato, cambiare profondamente il modo in cui si lavora. Gli assistenti migliori sono quelli focalizzati su compiti ben precisi: risultano più semplici da usare, più affidabili e molto più potenti nella pratica

Pubblicato il 26 giu 2025



assistenti personali AI

Sto approfondendo la conoscenza degli LLM e del mondo dei chatbot da oltre un anno. Sono rimasto davvero affascinato dalla possibilità di personalizzarli: creare con ChatGPT (o Claude, Gemini…) qualcosa di tagliato sulle mie esigenze. In una parola, anzi due: assistenti personali.

Lavorare con questi strumenti basati sull’intelligenza artificiale non è semplicemente “aggiungere uno strumento nuovo” al flusso di lavoro, ma significa ripensare il modo di lavorare dall’organizzazione delle attività alla soluzione dei problemi fino all’estensione delle mie capacità operative. Significa, in pratica, modificare i flussi aziendali.

Da formatore che aiuta professionisti e aziende a integrare l’AI nei propri processi lavorativi, qui provo a condividere la mia opinione sugli assistenti personali. Li trovo strumenti flessibili, agili e su misura, che non solo mi fanno risparmiare tempo ma mi aiutano anche a espandere il proprio raggio d’azione professionale.

Strumenti personalizzati che rispondono alle esigenze specifiche di professionisti e aziende

Quando sono apparsi i primi modelli linguistici di nuova generazione, ho iniziato a studiarli con interesse. Mi aveva colpito la possibilità di sviluppare assistenti personali in modo semplice e diretto, usando il linguaggio naturale, senza dover imparare un linguaggio di programmazione dedicato. Questa caratteristica credo apra scenari estremamente concreti perché permette di concentrarsi sulla logica, arrivando a strumenti personalizzati che rispondono alle esigenze specifiche di ciascun professionista o azienda, sviluppati dalle stesse persone che poi li useranno.

Ho iniziato presto a sviluppare i miei primi assistenti personali AI, sia per uso personale sia per mostrarne le potenzialità. Non solo perché mi facevano risparmiare tempo, ma perché mi offrivano nuove opportunità di crescita e miglioramento dei miei processi lavorativi.

Assistenti personali AI

Esempi pratici: i miei assistenti personali

Negli ultimi mesi ho sviluppato diversi assistenti personali AI, creando l’inizio di una piccola libreria in cui ogni elemento è pensato per rispondere a esigenze specifiche. Per rendere più chiaro come questi strumenti mi hanno aiutato nel lavoro quotidiano, li ho organizzati in alcune categorie funzionali.

Ad esempio, nel campo del supporto alla scrittura e gestione dei contenuti, ho creato tre assistenti che uso regolarmente.

Il primo mi aiuta nella creazione di abstract e liste di keyword – utile per contenuti riassuntivi di newsletter, blog o social media.

Il secondo mi supporta nell‘organizzazione delle idee, particolarmente utile quando inizio un nuovo progetto e ho bisogno di strutturare meglio i concetti.

Il terzo, che uso nella formazione, trasforma testi da PDF statici a contenuti interattivi, trasformando materiali originariamente statici più in modi più fruibili e coinvolgenti per il pubblico online.

Che cosa cambia davvero nel lavoro con gli assistenti personali

Adottare assistenti personali AI nella mia esperienza non significa semplicemente “fare più in meno tempo”. Ho capito per esperienza che significa cambiare profondamente il modo in cui lavoro.

Il primo cambiamento che ho notato riguarda la gestione delle attività quotidiane. Gli assistenti personali mi liberano tempo prezioso: automatizzano parti ripetitive, mi aiutano a organizzare idee, producono sintesi rapide. Questo mi permette di concentrarmi su compiti a maggiore valore aggiunto: strategia, creatività, relazioni. Non è solo questione di efficienza – è una riconfigurazione di come impiego il mio tempo e le mie energie mentali.

Le competenze accessibili

Il secondo cambiamento riguarda le competenze accessibili. Con una libreria di assistenti personali costruita su misura, ho “esteso” il mio campo d’azione. Per esempio, come web editor posso trasformare contenuti senza conoscere linguaggi di programmazione o tool software specializzati. Gli assistenti mi hanno dato accesso a capacità che prima avrei dovuto acquisire con lunghi percorsi di apprendimento.

Il flusso di lavoro

Il terzo cambiamento riguarda il flusso di lavoro. Ho inserito gli assistenti personali in vari momenti del ciclo lavorativo, non solo a valle (ad esempio, nella revisione finale), ma anche a monte, nella fase di ideazione, progettazione e analisi. Questo ha creato un processo più snello, ma anche più ricco di spunti e miglioramenti continui.

Infine, forse soprattutto, è cambiata la mia mentalità. Adottare assistenti personali AI mi ha stimolato verso un approccio più sperimentale, più aperto all’ottimizzazione continua. Non si tratta più di seguire rigidamente un flusso stabilito, ma di esplorare nuove modalità di ottenere risultati migliori, più velocemente e spesso anche con maggiore qualità.

Gli assistenti personali non mi sostituiscono: mi potenziano. E in un mercato del lavoro sempre più competitivo e dinamico, questa potenzialità può fare una differenza decisiva.

assistenti personali AI

Una nuova filosofia del lavoro

L’adozione di assistenti personali AI mi ha portato inevitabilmente a sviluppare una nuova filosofia del lavoro.

Un errore che ho fatto all’inizio è stato pensare che esistesse l'”assistente perfetto” tuttofare. In realtà, ho scoperto che gli assistenti migliori sono quelli focalizzati su compiti ben precisi: risultano più semplici da usare, più affidabili e molto più potenti nella pratica.

La conseguenza naturale di questo approccio è che ho dovuto sviluppare una propria libreria di assistenti personali: tanti micro-supporti, ognuno specializzato su un aspetto specifico del mio lavoro.

Non si tratta più di adottare un singolo strumento o di migliorare un’attività isolata. Il vero salto di qualità l’ho fatto costruendo una libreria personale di assistenti, visti come elementi di un workflow, ognuno pensato per supportare una fase diversa del mio processo lavorativo.

Realizzare assistenti specifici

Immagina di avere un assistente che ti aiuta a organizzare idee confuse, uno che sintetizza articoli complessi, uno che trasforma contenuti statici in esperienze interattive, uno che ti suggerisce modi migliori per presentare un progetto. Ciascuno di questi strumenti non sostituisce il tuo lavoro: lo amplifica, lo velocizza, lo arricchisce.

Adottare questa filosofia significa innanzitutto pensare per “micro-supporti”: non affidarsi a un unico strumento generalista, ma scegliere consapevolmente assistenti specifici che intervengono nei punti chiave del proprio flusso operativo. Ogni assistente diventa così un pezzo fondamentale di un puzzle più grande.

Con gli assistenti virtuali, si risparmia tempo senza sacrificare la qualità

Significa anche risparmiare tempo senza sacrificare la qualità. Gli assistenti mi permettono di delegare i compiti ripetitivi o più tecnici, liberando energie mentali per attività strategiche e creative, mantenendo comunque un alto standard qualitativo nei risultati.

Un altro aspetto che ho apprezzato è la possibilità di allargare il mio raggio di azione professionale. Con il supporto dei miei assistenti, ho potuto affrontare nuove sfide, proporre servizi più ricchi, ed esplorare ambiti che prima sembravano inaccessibili per mancanza di tempo o competenze.

Adottare questa filosofia mi ha anche aiutato a migliorare costantemente l’efficienza, senza soffocare la creatività. Al contrario: la creatività viene esaltata proprio perché gli assistenti si occupano del “lavoro pesante”, lasciando più spazio all’innovazione e alla sperimentazione.

Infine, ho potuto accompagnare la mia evoluzione professionale con strumenti flessibili e aggiornabili. La mia libreria di assistenti non è qualcosa di statico: cresce, si affina, si adatta al cambiare delle mie esigenze, proprio come dovrebbe fare ogni percorso di crescita professionale.

Questa è la vera rivoluzione che ho vissuto: non usare l’AI per “fare lo stesso lavoro più velocemente”, ma ridefinire il mio modo di lavorare.

Conclusione

Il mondo degli assistenti personali AI non è una moda passeggera, attraverso la creazione e l’uso mirato della mia libreria personale di assistenti, ho potuto ripensare la mia operatività: alleggerire i carichi ripetitivi, ampliare le mie competenze, esplorare nuove aree e migliorare la qualità dei risultati.

Non si tratta solo di “automatizzare” o “risparmiare tempo”. Si tratta di potenziare se stessi, di costruire un sistema di supporto dinamico, adattabile, capace di crescere insieme alle nostre esigenze e ambizioni.

Per chi si sta avvicinando al mondo dell’AI generativa il mio consiglio è semplice: comincia a pensare non in termini di “quale assistente mi serve oggi?”, ma di “quale libreria di assistenti mi aiuterà a crescere domani?”.

È un percorso di evoluzione continua, fatto di piccoli strumenti specializzati che, sommati, possono fare una grande differenza.

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