Il 19 maggio, ogni anno, si celebra la Giornata Mondiale del Medico di Medicina Generale (MMG), una ricorrenza che invita a riconoscere il ruolo cruciale che questi professionisti svolgono quotidianamente nel garantire l’accesso alle cure e la continuità assistenziale. Un accesso e una continuità che devono fare i conti con carenze strutturali, che in grande misura possono beneficiare di un’adozione sistematizzata dell’AI negli ambulatori dei medici di medicina generale (MMG).
In Italia, i MMG rappresentano, infatti, la porta d’ingresso al Servizio Sanitario Nazionale: ascoltano, accompagnano, prevengono e curano, offrendo un’assistenza continua, personalizzata e vicina alle persone. Un ruolo insostituibile, oggi più che mai.
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Carenze strutturali e carico amministrativo: un sistema sotto pressione
Secondo i dati Sisac aggiornati al 1° gennaio 2024, e secondo le stime della Fondazione Gimbe (Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze), in Italia mancano oltre 5.500 medici di medicina generale, distribuiti su 17 Regioni e Province autonome. Le situazioni più critiche si concentrano nelle grandi Regioni – Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Campania, Piemonte e Toscana – dove la pressione sulle cure primarie rischia di compromettere l’efficacia dell’intero Servizio Sanitario Nazionale.
Ma non si tratta solo di numeri. Ogni MMG gestisce in media oltre 1.500 pazienti e si confronta quotidianamente con carichi di lavoro in costante aumento, adempimenti burocratici opprimenti e una digitalizzazione spesso frammentata. Questo si traduce in liste d’attesa sempre più lunghe, difficoltà nell’accesso alle cure e un inevitabile aumento dello stress e del rischio burnout tra i professionisti sanitari.
A tutto ciò si somma un carico burocratico crescente, fatto di adempimenti amministrativi, gestione di certificati, esenzioni, piani terapeutici, compilazione di piattaforme digitali e risposte a richieste delle ASL e dei cittadini.
Secondo recenti indagini di categoria condotta dalla FIMMG (Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale), oltre il 30% del tempo lavorativo dei medici di base viene assorbito da attività non cliniche (in particolare, tra il 30% e il 40% è impiegato per adempimenti burocratici e attività amministrative), riducendo lo spazio da dedicare alla relazione medico-paziente, all’ascolto e alla prevenzione.
Quando l’AI entra in ambulatorio per supportare il lavoro dei medici di medicina generale
In questo scenario complesso, segnato da carenze di personale, carico amministrativo e crescente domanda di cura, l’intelligenza artificiale è un cambio di paradigma importante. Non una tecnologia fredda e impersonale, ma una risorsa strategica e abilitante in grado di supportare il lavoro quotidiano dei medici, migliorare l’efficienza, restituire tempo prezioso alla relazione con il paziente e potenziare la medicina generale nel suo ruolo cruciale all’interno del Servizio Sanitario Nazionale.
L’AI può alleggerire significativamente il carico gestionale dei medici di medicina generale, contribuendo a snellire la burocrazia, facilitare la diagnosi, migliorare il monitoraggio dei pazienti cronici e personalizzare gli interventi terapeutici.
Un esempio concreto
Un esempio concreto è quello dell’estrazione automatica dei parametri clinici da referti in formato PDF o immagine e della successiva integrazione automatica direttamente nella cartella clinica del paziente con un’accuratezza elevata. Il risultato? Un risparmio di tempo stimato fino a due ore al giorno per ciascun medico, con una drastica riduzione dell’onere amministrativo, offrendo al contempo una panoramica chiara, immediata e accessibile delle informazioni del paziente. Si tratta di una possibilità già a portata dei MMG come nel della funzionalità “Referti AI” sviluppat da Elty, azienda italiana HealthTech del Gruppo Unipol.
Con l’artificial intelligence meno burocrazia e più efficienza nei percorsi di cura
L’AI è quindi un’opportunità storica ed epocale per il sistema sanitario, e in particolare per la medicina di famiglia. Non si tratta solo di una nuova tecnologia, ma di un cambiamento di paradigma che può cambiare radicalmente il modo in cui si concepisce, si organizza e si pratica l’assistenza primaria ma deve essere colta con responsabilità.
Anche la Società Italiana dei Medici di Medicina Generale (SIMG) ha recentemente evidenziato, in un Documento di Posizione, come l’AI rappresenti una leva strategica senza precedenti per migliorare e rafforzare l’efficacia e la sostenibilità dell’assistenza primaria, rafforzando la sostenibilità del sistema sanitario e supportando i medici di medicina generale nella gestione del carico di lavoro.
Secondo la SIMG, l’AI può favorire una transizione verso modelli di assistenza più proattivi, personalizzati e predittivi, dove la prevenzione e il monitoraggio precoce assumono un ruolo centrale. In questo contesto, l’AI diventa uno strumento chiave per valorizzare la dimensione territoriale della sanità, restituendo al medico di famiglia un ruolo centrale nella presa in carico e nella continuità assistenziale.

Tecnologia in ambulatorio sì, ma con metodo: servono principi chiari
Tuttavia, il successo di questa transizione richiede un approccio attento, multidisciplinare e rigoroso capace di coniugare innovazione con attenzione e rigore: etica e centralità del paziente devono restare i pilastri di ogni novità tecnologica in ambito sanitario.
L’uso dell’AI nella medicina generale deve essere guidato da principi chiari: centralità del paziente, rispetto della privacy, trasparenza degli algoritmi, non discriminazione, responsabilità professionale. Solo così si può evitare che la tecnologia diventi un fine anziché un mezzo, o che amplifichi diseguaglianze già esistenti.
È altrettanto fondamentale che i medici siano coinvolti attivamente nella progettazione e nella valutazione delle soluzioni basate su AI, affinché questi strumenti rispondano realmente ai bisogni della pratica clinica quotidiana e non si traducano in ulteriori carichi cognitivi o burocratici.
I dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano (2023) confermano che il 42% dei medici di medicina generale ritiene l’AI “una risorsa utile ma ancora poco integrata nella pratica clinica”. Solo il 15% dichiara di aver avuto esperienze dirette con strumenti basati su AI, e l’80% esprime il bisogno di formazione specifica e linee guida pratiche per il loro utilizzo sicuro.
Superare pregiudizi e barriere culturali per innovare il modo di lavorare dei medici di medicina generale
L’adozione dell’AI non sostituisce il medico di medicina generale, né intende farlo. Al contrario, ne potenzia le capacità, liberandolo da mansioni ripetitive e permettendogli di concentrarsi sulla relazione con il paziente. In un momento storico in cui la carenza di MMG è una realtà preoccupante – il Rapporto Agenas stima che nel 2025 mancheranno 3.632 medici di medicina generale in Italia – è fondamentale adottare soluzioni in grado di coniugare efficienza, sostenibilità e visione.
In occasione della Giornata Mondiale del Medico di Medicina Generale, è essenziale riconoscere il valore insostituibile di questi professionisti e fornire loro gli strumenti necessari per affrontare le sfide del presente e del futuro. L’intelligenza artificiale, se utilizzata in modo etico e responsabile, può diventare l’alleato invisibile che consente ai MMG di dedicarsi maggiormente a fare ciò che conta davvero: prendersi cura delle persone.