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Tecnologie immersive, conoscerle per trarne vantaggio



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Il volume “Fare business con le tecnologie immersive”, scritto da Monica Magnoni, indaga su metaverso, spatial computing e intelligenza artificiale, alla ricerca di strategie per innovare e far crescere le aziende

Pubblicato il 20 gen 2025



Libro Magnoni

“Fare business con le tecnologie immersive”. Questo è il titolo del volume scritto da Monica Magnoni e stampato da Amazon Italia Logistica.

“Questo libro vuol essere non solo una mappa utile a chiunque voglia orientarsi nel mondo delle tecnologie immersive, ma anche – e soprattutto – uno strumento dedicato a chi intenda servisi di quelle tecnologie per portare il proprio business su un altro livello”, si legge in quarta di copertina.

Chi è Monica Magnoni

Monica Magnoni ha lavorato per diverse realtà internazionali e agenzie di marketing e comunicazione specializzandosi in brand positioning, digital marketing, strategie di customer engagement ed experience design. Nel 2021 ha co-fondato Experiency, un creative tech studio focalizzato sul marketing esperienzale in ambito Web3.

Dal luglio 2024 è Chief Marketing & Events Officer di Rocket Sharing Club, business commnity per imprenditori.

Leggi l’introduzione di “Fare business con le tecnologie immersive”

“Era un normale martedì pomeriggio. La giornata era trascorsa tra riunioni e call, quando un collega entrò nel mio ufficio animato da un entusiasmo contagioso.

“Devi provare questo!” disse, porgendomi un oggetto che avrebbe cambiato per sempre il corso della mia vita professionale: un visore di realtà virtuale.

Con la curiosità di un bambino mista a un po’ di scetticismo, lo indossai: in un istante il mondo reale svanì, sostituito da una realtà magica, intrigante, vibrante. Mi ritrovai a passeggiare per le vie di una città, circondata da una moltitudine di suoni e colori. L’espe­rienza era tanto avvolgente quanto surreale. Ogni dettaglio era così vivido e tangibile che potevo quasi sentire l’odore dell’asfalto. Fu in quel momento che ebbi una rivelazione: quello sarebbe stato il futuro della comunicazione.

Ho sempre amato i brand e lavorato per farli crescere. Sono sempre stata convinta che ogni azienda avesse una storia unica, e che lo scopo del marketing e della comunicazione fosse quello di raccontare quella storia nel modo più organico e sorprendente pos­sibile. Ora, però, mi trovavo di fronte a una sfida totalmente nuova: non si trattava solo di raccontare storie, ma di farle vivere.

Fu proprio l’esperienza di quel martedì pomeriggio a ispirare la nascita di experiency, la startup che fondai insieme al mio socio Geo Ceccarelli. La nostra visione era chiara: sfruttare le tecnologie emer­genti per creare esperienze di marca uniche. Eravamo – e siamo – convinti che la tecnologia potesse amplificare la creatività a livelli mai immaginati, e che l’unico modo per essere veramente rilevanti oggi fosse offrire esperienze coinvolgenti e straordinarie.

Nei tre anni successivi abbiamo lavorato con aziende di ogni settore, dal lusso all’organizzazione di eventi, dallo sport alla forma­zione e, persino, alla carta stampata. Abbiamo partecipato a festival in Italia e in Europa, collaborato con team internazionali e utilizza­to strumenti e tecnologie all’avanguardia. Man mano che i progetti venivano realizzati e i nostri clienti ottenevano risultati che neppu­re noi, fino a qualche tempo prima, avremmo potuto prevedere, ci siamo resi conto che il mondo intorno a noi stava cambiando, e alla velocità della luce. In effetti, le tecnologie immersive non erano più uno strumento di nicchia, utilizzato da certi settori industriali, né un azzardo giocato da pochi brand pionieri, ma una risorsa versatile e necessaria, che presto sarebbe diventata tanto comune quanto un sito web. Ma c’era di più.

L’immersività stava diventando qualcosa che trascendeva il mondo del business per investire le persone e trasformare il mon­do in cui vivevano. Mentre parole come blockchain, criptovalute, NFT e metaverso entravano sempre di più nel dibattito pubblico, alcuni fatti notevoli cominciavano ad accadere: le persone davano party online, inquadravano codici QR per ordinare al ristorante, imparavano a parlare coi chatbot e assistevano a mostre dove i di­pinti prendevano vita. Ed ecco la seconda rivelazione: capii che quei visori sarebbero diventati, almeno in senso lato, le lenti attraverso cui tutti, prima o poi, avrebbero guardato il mondo.

Oggi quel cambiamento è sotto gli occhi di tutti. Se l’utilizzo dei “gemelli digitali” è sempre più diffuso nelle sale operatorie ed è ormai prassi ordinaria nei cantieri e nelle fabbriche 4.0, là fuori le persone cominciano a muoversi su automobili che guidano da sole e a partecipare ai concerti delle loro star preferite in forma di avatar. Qualcuno fa shopping negli showroom virtuali, per sé o per i propri doppi digitali. Qualcun altro preordina la propria automo­bile dopo aver usufruito di una prova su strada in realtà virtuale. E poi c’è chi disegna modelli di scarpe, li registra come beni digitali e li vede trasformati in scarpe “vere”, firmate dai brand più famosi. Certo, si tratta ancora di una minoranza rispetto alla totalità della popolazione globale ma, come vedremo, i numeri parlano chiaro: è solo questione di tempo, e ci troveremo tutti a vivere in un mondo totalmente nuovo.

Stiamo passando dalla bidimensionalità alla tridimensionalità, in una fusione sempre più armonica fra persone, oggetti e spazi, un’integrazione ogni volta più fluida tra la vita online e la vita of­fline. Viviamo già – e vivremo sempre di più – in una dimensione phygital, una crasi via via più completa tra fisico e digitale. Sta cam­biando non solo il nostro modo di relazionarci con le macchine, ma anche il modo di parlarci gli uni con gli altri, di incontrarci, di lavorare insieme. Insomma, c’è una rivoluzione in corso, e i suoi effetti saranno dirompenti. È una rivoluzione che avrà un impatto profondo sulle nostre vite, e che non riguarderà solo il business. Ma è anche una rivoluzione che il business deve saper leggere e inter­pretare.

Questo libro nasce dall’esperienza maturata negli ultimi tre anni di lavoro a stretto contatto con le tecnologie immersive e vuol essere un portale d’accesso, una guida per navigare in un territorio ancora in gran parte inesplorato, un territorio in cui la creatività incontra possibilità illimitate. L’obiettivo è duplice: da una parte, offrire una panoramica generale della rivoluzione tecnologica in atto, perché non è possibile esplorare un territorio senza una mappa che lo rap­presenti; dall’altra, fornire spunti concreti per chi aspira a sfruttare le vastissime potenzialità di queste tecnologie. Perché, dopotutto, esplorare senza conquistare – senza abitare e trasformare il territo­rio – è compito di chi si limita a studiare il cambiamento, non di chi desidera, per così dire, “farne qualcosa”. Ed è a queste persone che si rivolge questo libro: imprenditori, professionisti, manager, e in generale chiunque aspiri a diventare protagonista della rivoluzione che stiamo vivendo.

Ho immaginato un percorso lineare che, a partire dalla cono­scenza del metaverso e delle tecnologie immersive, vi guidi nell’e­splorazione delle possibilità che offrono, non solo nei termini delle molteplici applicazioni concrete a settori che già esistono, ma anche alla luce dei mercati e degli scenari del tutto inediti che promettono di spalancare per tutti noi. È un percorso che si sviluppa in cinque tappe, con un unico obiettivo che le attraversa tutte: capire come questi strumenti si possano applicare all’interno del business del futuro.

Il primo capitolo, “Conoscere i mondi immersivi”, è una specie di “alfabetizzazione di base” del mondo in cui ci muoveremo. Cer­cheremo di capire che cosa si intende per metaverso, ripercorrendo la storia di un’idea che, dalle pagine della letteratura cyberpunk, di­venta il sogno di pochi visionari e, infine, il nuovo mercato del futu­ro. Passeremo poi a “smontare” il metaverso nelle sue componenti fondamentali, passando in rassegna termini e concetti ormai tanto comuni quanto abusati: blockchain, criptovalute e NFT sono al­cuni dei tasselli di cui ci serviremo per disegnare i contorni del Web 3, la nuova rete decentralizzata che si sta costruendo sotto i nostri occhi e della quale è bene conoscere fin d’ora virtù e criticità. Sarà un primo passo impegnativo, ma necessario. La mia aspirazione è che riemergiate da queste prime pagine sapendone più della metà della maggioranza delle persone là fuori, e in ogni caso quel tanto che basta per decidere, appunto, che cosa farne.

Nel secondo capitolo, “Entrare nei mondi immersivi”, esami­neremo le opzioni disponibili e le strategie migliori per pianificare un primo ingresso nel metaverso. I mondi immersivi non sono tutti uguali, e anzi, parte della loro ricchezza risiede proprio nella varietà e versatilità delle soluzioni che offrono a chi fa business – e, quindi, delle esperienze che regalano a utenti e consumatori. Impareremo a conoscere le differenze tra una piattaforma pubblica e una privata, tra una piattaforma centralizzata e una decentralizzata, e accenne­remo ad alcuni dei criteri utili a operare una scelta che sia rispettosa dell’identità del marchio, nonché della visione e degli obiettivi spe­cifici dell’azienda. Una volta stabilito quale tipo di mondo abitare, però, il compito non è che all’inizio: chi fa business sa ormai quanto sia cruciale costruire e gestire la propria presenza online, e anche sa­per trovare e coltivare il proprio pubblico – insomma, comunicare in modo da farsi ascoltare.

Il terzo capitolo, “Abitare i mondi immersivi”, e il quarto capi­tolo, “Prosperare nei mondi immersivi”, sono un po’ il mio pane quotidiano: si tratta infatti di marketing immersivo, nelle sue mol­teplici ed entusiasmanti declinazioni. In quelle pagine sarà mia pre­mura raccontarvi quello che è possibile fare applicando le tecno­logie immersive nel concreto del proprio business. Cominceremo con il delineare i principi fondamentali del cosiddetto marketing 5.0, un nuovo modo di comunicare il brand ancora più persona­lizzato e interattivo, che mette al centro l’esperienza degli utenti e offre alle aziende la possibilità di coinvolgere il proprio pubblico in modi inimmaginabili prima d’ora. In seguito, esamineremo nel concreto alcuni casi-studio che, con experiency, abbiamo studiato o realizzato personalmente nel corso degli ultimi anni. Si tratta di pagine fondamentali soprattutto per chi crede che “la mia azienda è diversa”: dagli eventi immersivi ai digital influencer, dai tour virtua­li di case e musei agli headquarter personalizzati, fino ad arrivare a quell’autentica miniera d’oro che è il gamevertising, dimostreremo come non ci sia praticamente settore o caso specifico che non possa beneficiare del “tocco magico” delle tecnologie immersive.

Il quinto e ultimo capitolo, “Espandere i mondi immersivi”, è dedicato all’estrema frontiera di questo universo: lo spatial compu­ting, l’interfaccia che riunisce e potenzia le tecnologie più te del secolo per realizzare fino in fondo la visione di un mondo pienamente phygital. Sono – come vi accorgerete – le pagine più visionarie e, in un certo senso, più vaghe di tutte, perché aspirano a restituire l’essenza di un fenomeno che, di fatto, non si è ancora totalmente dispiegato sotto i nostri occhi. Eppure spero che, leg­gendole, vi accorgerete di quanto valga la pena essere tra i primi a puntare il dito sulla luna.

Immaginate di entrare in una storia e di diventarne parte in­tegrante, di interagire direttamente con quel mondo e con i per­sonaggi. Non siete più un semplice spettatore, ma il protagonista della storia. Pensate allora a che cosa significhi per un brand po­ter immergere il proprio pubblico negli scenari che ha creato per loro, permettendogli di vivere la sua storia in modi completamente nuovi. Ecco che cosa il metaverso e le tecnologie immersive offrono alle aziende: la possibilità di far entrare le persone in nuovi territori dove il brand non sono più solo raccontato, ma vissuto e toccato con mano. Si tratta di una rivoluzione, di un vero e proprio salto quantico che apre infinite possibilità di connessione e di espressio­ne. Ogni brand ha una storia speciale da raccontare e, ora più che mai, gli strumenti per farla vivere in maniera sorprendente.

Vi invito a seguirmi in questo viaggio con curiosità e apertura, con uno spirito libero da pregiudizi, lasciandovi contaminare dal­le prospettive e dalle trasformazioni che queste tecnologie portano con sé. Ciò che mi preme più di qualsiasi altra cosa è trasmettere una visione – di ciò che già è, di ciò che sarà a breve, e di quale in­credibile, incalcolabile e fecondissimo impatto avrà non solo sulle imprese, ma anche sulle vite di tutti noi. È un viaggio che è meglio fare sgombri da timori, ma anche cauti quanto basta. E chissà che, alla fine, anche voi non vi riscopriate bambini come successe a me, quell’indimenticabile martedì pomeriggio”.

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