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Readiness Report 2025: l’AI spinge la crescita, ma le aziende non sono ancora pronte a scalare



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La seconda edizione del Readiness Report mostra come l’intelligenza artificiale generi ritorni crescenti. L’Italia si distingue per investimenti in aumento e un approccio pragmatico all’innovazione. Degl’Innocenti (presidente): “servono infrastrutture, competenze e governance dei dati”

Pubblicato il 11 nov 2025



Kyndryl Readiness Report

La nuova edizione del Kyndryl Readiness Report fotografa un panorama in evoluzione per l’intelligenza artificiale: le aziende iniziano a trarre benefici concreti dagli investimenti in AI, ma non sono ancora pronte a gestire la trasformazione su larga scala. Lo studio, condotto su 3.700 dirigenti in 21 Paesi, mette in luce un divario crescente tra ambizione e capacità di attuazione.

“Esiste un divario tra ambizione e preparazione”, ha dichiarato Martin Schroeter, chairman e CEO di Kyndryl. “Molte imprese dispongono degli strumenti per innovare, ma oltre la metà è frenata dal proprio stack tecnologico. Colmare questo divario rappresenta la principale sfida per il futuro”.

Secondo il report, il 54% delle organizzazioni ottiene ritorni positivi dagli investimenti in AI, con un incremento di 12 punti rispetto al 2024. Tuttavia, il 62% dei progetti rimane confinato alla fase pilota, segno di una difficoltà strutturale nel passaggio alla piena operatività.

Parallelamente, il 90% dei leader afferma di avere strumenti adeguati per scalare l’innovazione, ma oltre la metà riconosce limiti dovuti a infrastrutture obsolete o troppo complesse.

AI in crescita, ma infrastrutture in affanno

L’edizione 2025 del Kyndryl Readiness Report evidenzia che la spesa in AI è cresciuta del 33% in un solo anno, con il 68% dei dirigenti che dichiara investimenti costanti in almeno una forma di intelligenza artificiale. Cresce però anche la pressione per generare ROI misurabili, specialmente in un contesto di rischio cyber e frammentazione normativa.

Il 70% dei CEO ammette che la propria infrastruttura cloud si è sviluppata “più per caso che per progettazione”. Questa mancanza di pianificazione spinge molte aziende a rivalutare la gestione dei dati e a investire in modelli di cloud ibrido o privato per rafforzare la sovranità e la resilienza.

Tre dirigenti su quattro esprimono inoltre preoccupazioni geopolitiche legate alla conservazione dei dati, mentre il 65% ha già modificato la propria strategia cloud per adeguarsi alle nuove regolamentazioni.

Persone e competenze al centro

Il rapporto evidenzia che l’87% dei leader ritiene che l’AI trasformerà i ruoli aziendali entro un anno, ma solo il 29% considera la propria forza lavoro pronta a cogliere questa opportunità.

Molti riconoscono la necessità di programmi di reskilling e upskilling per ridurre il divario tra tecnologia e competenze. Allo stesso tempo, quasi la metà dei CEO (48%) ammette che la cultura organizzativa tende a soffocare l’innovazione, mentre il 45% lamenta una lentezza eccessiva nei processi decisionali.

Le aziende più avanzate, definite “Pacesetter”, si distinguono per una maggiore adattabilità culturale, una visione strategica chiara e una leadership allineata. Sono 30 punti più propense ad avere cloud conformi alle nuove normative e 20 punti meno esposte a interruzioni cyber rispetto alle altre.

Il caso italiano: entusiasmo e pragmatismo

In Italia, il report evidenzia un approccio equilibrato tra entusiasmo e realismo. Il 77% dei leader italiani avverte una crescente pressione nel dimostrare il valore dell’intelligenza artificiale, contro una media globale del 61%.

Nonostante le difficoltà, gli investimenti in AI sono aumentati del 37%, segno di una fiducia crescente nel potenziale tecnologico. Tuttavia, solo il 27% delle organizzazioni si considera pienamente pronta ad affrontare rischi futuri.

Paolo Degl’Innocenti

Il 43% dei dirigenti segnala la mancanza di competenze tecnologiche come principale ostacolo, mentre l’80% manifesta preoccupazioni per i rischi geopolitici legati al cloud. In risposta, il 69% delle imprese italiane ha già rivisto la propria strategia di archiviazione dati, puntando su modelli più resilienti e localizzati.

“L’Italia è entrata in una fase in cui l’AI può dimostrare il proprio impatto reale sulla crescita delle aziende”, ha affermato Paolo Degl’Innocenti, presidente di Kyndryl Italia. “Servono infrastrutture moderne, dati affidabili e competenze capaci di trasformare l’innovazione in risultati concreti. Kyndryl accompagna le organizzazioni italiane in questo percorso per rendere l’AI una leva di progresso per tutto il sistema Paese”.

Una maturità ancora in costruzione

Il Kyndryl Readiness Report 2025 conclude che il successo dell’intelligenza artificiale non dipenderà solo dalle tecnologie, ma dalla capacità delle aziende di integrare innovazione, governance e cultura.

Le organizzazioni più pronte non sono necessariamente quelle con maggiori risorse, ma quelle che sanno trasformare gli ostacoli in vantaggio competitivo, attraverso una visione condivisa tra leadership e workforce.

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