Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal e altri media, OpenAI ha stretto con Oracle un accordo da 300 miliardi di dollari per acquistare potenza di calcolo su cloud nei prossimi cinque anni.
È una delle commesse più grandi nella storia dei servizi cloud. L’accordo prevede inoltre lo sviluppo con Oracle di 4,5 gigawatt di capacità data center negli Stati Uniti, nell’ambito del progetto denominato Stargate.
Indice degli argomenti:
Stargate: obiettivi e ruolo strategico
Il progetto Stargate è l’iniziativa di OpenAI, Oracle, SoftBank (e altri partner) per costruire infrastrutture massive per l’intelligenza artificiale negli USA. L’investimento complessivo previsto è di fino a 500 miliardi di dollari per realizzare circa 10 gigawatt di capacità entro il 2029.
Con i 4,5 GW annunciati, il progetto conta di superare già metà dell’obiettivo. Uno dei primi siti è in Abilene, Texas, dove Stargate I è già in sviluppo.
Consumi energetici e impatto infrastrutturale
La richiesta di energia è notevole: 4,5 GW equivalgono approssimativamente all’elettricità prodotta da più di due dighe di Hoover, o al consumo di circa 4 milioni di abitazioni statunitensi.
Si tratta non solo di potenza di calcolo, ma dell’energia, dei data center, dei chip, delle infrastrutture elettriche, della logistica. Costruire e operare tali capacità richiede investimenti enormi, competenze, tempo, e accesso a materiali e forza lavoro qualificata. Stargate dichiara che solo costruire e gestire la capacità aggiuntiva da 4,5 GW genererà decine di migliaia di posti di lavoro, inclusi ruoli tecnici e specializzati.
Rischi finanziari e sostenibilità: la posta in gioco
Fatturato vs impegno finanziario
OpenAI attualmente fattura di meno rispetto al valore del contratto. La spesa prevista supera di gran lunga il giro d’affari corrente della startup. Alcune stime prevedono che l’azienda continuerà a non essere profittevole almeno fino al 2029.
Il peso del debito e delle obbligazioni future
Oracle, dal canto suo, si impegna a costruire data center, fornire chip e garantire la capacità promessa. Questo può richiedere debiti, capitali di rischio, e l’assunzione di obblighi futuri di ricavi. Inoltre, la sostenibilità dipenderà dalla domanda di AI, dalla concorrenza sul cloud, del costo dell’elettricità, delle regolamentazioni ambientali.
Il timore di una bolla dell’AI
L’entusiasmo per l’intelligenza artificiale ha portato a investimenti record nel cloud e nei data center, ma alcuni esperti avvertono che i costi potrebbero crescere troppo se la domanda non dovesse sostenere le aspettative. La “corsa degli investimenti” rischia di generare inefficienze, sprechi, eccessi di offerta, specialmente se la regolamentazione ambientale diventa più stringente.
Implicazioni per il mercato del cloud e competizione globale
- Spinta per Oracle: il contratto mette Oracle nella posizione di protagonista nel mercato dell’infrastruttura AI, con potenziali aumenti dei ricavi nel cloud e grande attenzione degli investitori.
- Posizionamento geopolitico: gli USA puntano a consolidare il primato tecnologico nell’AI, mentre i concorrenti internazionali – Cina in primis – osservano e cercano di reagire con le proprie strategie infrastrutturali.
- Diversificazione dei fornitori per OpenAI: l’accordo con Oracle segna un passo verso la riduzione della dipendenza da Microsoft, che fino ad ora è stato il più grande partner cloud di OpenAI.
Conclusione: fra audacia e incognite
Il contratto Oracle-OpenAI da 300 miliardi di dollari è certo una delle mosse più audaci del mondo tech recente. Se riuscirà, potrà spostare gli equilibri nel mercato dell’intelligenza artificiale, dare slancio allo sviluppo infrastrutturale, e generare un impatto economico rilevante.
Ma il successo non è garantito: il rischio finanziario è alto, la tempistica lunga, la pressione competitiva forte, e le variabili esterne (energia, materiale, regole ambientali) possono complicare il percorso.







