L’Unione Europea intende promuovere piattaforme d’intelligenza artificiale sviluppate in casa e ridurre la dipendenza da fornitori stranieri, in vista del lancio di un nuovo piano per competere con Stati Uniti e Cina nella corsa globale all’AI.
Secondo una bozza di proposta, la nuova strategia della Commissione – denominata “Apply AI strategy” – mira a promuovere strumenti AI europei per garantire sicurezza e resilienza e al contempo potenziare la competitività industriale del blocco nei settori sanità, difesa e manifatturiero. (Fonte: Financial Times)
Il piano pone l’obiettivo di “rafforzare la sovranità dell’AI nell’UE” accelerando lo sviluppo e l’uso di tecnologie AI domestiche, anche con politiche che “accelerino l’adozione di soluzioni generative AI europee scalabili e replicabili nelle amministrazioni pubbliche”, recita la bozza.
Indice degli argomenti:
Le principali linee strategiche e i rischi individuati
Dipendenze esterne e rischi geopolitici
La bozza avverte delle “dipendenze esterne dello stack AI” – l’infrastruttura e il software necessari per costruire, addestrare e gestire applicazioni AI – che possono essere “strumentalizzate” da attori statali e non statali, rappresentando un rischio per le catene di fornitura.
Tensioni geopolitiche recenti, fra cui il ritorno in carica di Donald Trump, hanno riacceso i timori sulla dipendenza tecnologica europea dagli Stati Uniti e alimentato le richieste di indipendenza digitale nel Vecchio Continente.
Allo stesso tempo, la Cina sta sfidando gli Stati Uniti come leader globale nello sviluppo dell’AI, accentuando le paure che l’Europa possa avere scarsa influenza sull’evoluzione futura di queste tecnologie.
Ruolo delle amministrazioni pubbliche e criteri di acquisto
La bozza assegna un ruolo centrale alle amministrazioni pubbliche, che dovrebbero “aiutare le start-up AI a crescere tramite una maggiore domanda per soluzioni AI europee open source” (Fonte: Financial Times). In altre parole, la Commissione punta a usare gli appalti pubblici come leva per favorire prodotti europei rispetto a soluzioni straniere.
Inoltre, la strategia intende valorizzare l’AI non solo come strumento di produttività, ma come “asset strategico” da integrare strettamente nei sistemi istituzionali, industriali e di sicurezza dell’UE.
Fondi e obiettivi operativi
Per attuare iniziative quali l’adozione dell’AI nei settori industriali e sanitari, la Commissione mobiliterà 1 miliardo di euro da programmi di finanziamento esistenti.
Particolare rilievo è dato al settore difensivo: l’UE intende “accelerare lo sviluppo e la distribuzione di capacità europee abilitanti AI per il comando e controllo (C2)”, sistemi militari di coordinamento su cui le forze armate europee dipendono attualmente molto dagli Stati Uniti via NATO.
In parallelo, Bruxelles propone di “supportare lo sviluppo di modelli di frontiera sovrani” per tecnologie spaziali e difesa.
Integrazione con il piano AI Continent e le politiche europee
La strategia Apply AI si inscrive nel più ampio AI Continent Action Plan presentato dalla Commissione lo scorso aprile, che mira a trasformare l’Europa in un “continente AI” competitivo e sovrano. (Fonte: CSIS)
Questo piano si articola su cinque pilastri:
- infrastrutture di calcolo (AI Factories e futuri “gigafactory”),
- accesso a dati,
- sviluppo e adozione di algoritmi,
- competenze
- regolamentazione. (Fonte: Akin – Akin, an Elite Global Law Firm)
L’obiettivo è triplicare la capacità di calcolo dell’UE entro il 2027 e costruire fino a cinque “AI gigafactory” con decine di migliaia di GPU ciascuna.
Parallelamente, la Commissione ha già approvato il Regolamento AI (AI Act).
Una misura di supporto è il “Service Desk AI Act”, un hub informativo che aiuterà gli operatori a orientarsi nella normativa. (Fonte: Stibbe)
Inoltre, la Commissione ha aperto una consultazione pubblica per l’Apply AI Strategy, con il coinvolgimento di stakeholder di vari settori per plasmare le priorità e le sfide del piano.
Infine, il 7 ottobre 2025 è attesa l’approvazione di una strategia AI per la scienza, che includerà la creazione di un’infrastruttura distribuita in stile “CERN per l’AI” (Raise) collegata alle AI Factories esistenti. (Fonte: Science|Business)
Sfide, critiche e prospettive
Critiche normative e frammentarietà
Alcuni osservatori segnalano che l’idea di “autonomia” non deve trasformarsi in “autarchia”: la strategia europea di autonomia digitale dovrebbe bilanciare sviluppo interno e partenariati esterni.
C’è il rischio che la sovranità tecnologica europea diventi troppo centrata sul mercato interno, trascurando la dimensione democratica del digitale: secondo alcuni, la priorità ai controlli e all’autonomia tecnica potrebbe mettere in secondo piano la partecipazione civica e la trasparenza digitale.
Inoltre, l’industria ha presentato osservazioni: ad esempio Orgalim (associazione europea della tecnologia) ha proposto otto raccomandazioni per rendere la strategia efficace mantenendo attenzione alle sfide specifiche dei vari settori.
Digeribilità per le imprese e ostacoli all’adozione
Un nodo critico è diminuire gli ostacoli all’adozione dell’AI da parte delle imprese europee. Secondo alcuni commentatori, l’UE dovrebbe focalizzarsi su applicazioni concrete a breve termine che aumentino la produttività e riducano barriere burocratiche. (Fonte: itif.org)
Il successo del piano dipenderà anche dall’efficacia dell’attuazione del AI Act: regole troppo rigide o poco comprensibili potrebbero frenare l’innovazione, specialmente per le Pmi.
La frammentazione normativa nazionale nell’UE resta un ostacolo: per esempio, l’Italia ha recentemente adottato una legge nazionale che regola l’uso dell’AI in ambito civile (con sanzioni, restrizioni per i minori ecc.).
Risorse e competenze
Un’altra sfida è la scarsità di talenti: l’Europa deve intensificare gli sforzi per formare figure specializzate e aggiornare le competenze della forza lavoro esistente.
L’obiettivo di costruire infrastrutture di calcolo (AI Factories e gigafactory) richiede investimenti enormi e competenze tecniche avanzate, un’impresa che rischia di rallentare se non trova largo sostegno pubblico-privato.
Opportunità strategiche per l’Europa
Se ben attuata, la strategia offre all’Europa l’opportunità di recuperare terreno nel panorama globale dell’AI, non più come semplice consumatore di algoritmi sviluppati altrove, ma come attore in grado di creare, regolare e governare tecnologie di frontiera.
Settori come salute, difesa, mobilità, ambiente e servizi pubblici offrono ampi margini di innovazione e valore competitivo se integrati con AI domestica.
L’adozione strategica dell’AI nelle forze armate europee, ad esempio per il comando e controllo, potrebbe ridurre la dipendenza transatlantica nel contesto NATO e rafforzare la sicurezza europea autonoma.
Conclusioni
La strategia “Apply AI” dell’Unione Europea rappresenta un passo ambizioso verso la sovranità digitale, ma rivela anche le contraddizioni di un progetto ancora più politico che tecnologico. L’obiettivo di ridurre la dipendenza da Stati Uniti e Cina è comprensibile in chiave geopolitica, ma rischia di scontrarsi con la realtà industriale europea: carenza di investimenti, frammentazione normativa e scarsità di infrastrutture di calcolo avanzate.
Mobilitare un miliardo di euro è un segnale importante, ma insufficiente se confrontato con gli investimenti di Washington o Pechino, che si muovono su ordini di grandezza superiori. L’enfasi sulla sicurezza e sulla difesa mostra un’UE sempre più attenta alla dimensione strategica dell’AI, ma potrebbe sacrificare la rapidità dell’innovazione civile e la competitività delle start-up.
In definitiva, Apply AI è un manifesto di ambizione più che un piano operativo: un primo passo necessario, ma che dovrà essere sostenuto da decisioni concrete e risorse molto più ingenti per trasformare la retorica della “sovranità tecnologica” in una reale autonomia industriale.







