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Le cinque priorità per accelerare il ROI dell’intelligenza artificiale



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Lo studio “The Race for ROI”, basato su 3.500 interviste in area EMEA, rivela che il 66% delle organizzazioni ha ottenuto significativi miglioramenti di produttività grazie all’AI. In Italia, il 56% dei leader segnala progressi operativi. Tuttavia, PMI e settore pubblico sono in ritardo, mentre la governance e l’interoperabilità restano essenziali

Pubblicato il 31 ott 2025



Accenture OpenAI AI Agentica

Un nuovo e significativo studio condotto da IBM, intitolato “The Race for ROI” getta luce sulla rapida adozione dell’intelligenza artificiale e sui suoi effetti tangibili sulla produttività operativa. Il report, realizzato in collaborazione con Censuswide, si basa su un vasto campione di 3.500 interviste rivolte a senior leader distribuiti in dieci paesi, inclusa l’Italia, all’interno dell’area geografica Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA).

I risultati delineano un panorama in cui l’AI non è più una tecnologia futuristica, ma un fattore di crescita immediato e misurabile. Due terzi delle aziende intervistate nell’area EMEA – specificamente il 66% di tutti gli intervistati – hanno già evidenziato incrementi sostanziali nella produttività operativa grazie all’utilizzo strategico dell’AI. Questa tendenza non solo conferma l’efficacia della tecnologia, ma suggerisce anche che un numero considerevole di aziende si aspetta di vedere un Ritorno sull’Investimento (ROI) sui propri investimenti in AI in un futuro molto prossimo, tipicamente entro i prossimi 12 mesi.

In Italia, sebbene la percentuale sia leggermente inferiore alla media EMEA, il contributo dell’AI rimane incisivo: il 56% dei senior leader italiani riferisce che l’adozione dell’AI ha già portato a miglioramenti operativi “sostanziali” all’interno delle loro aziende. Questi dati posizionano l’AI come un fattore strategico fondamentale per le imprese italiane.

Alessandro La Volpe, amministratore delegato di IBM Italia, sottolinea l’impatto significativo che l’AI sta avendo nel paese, evidenziando il 56% di aumento di produttività e la trasformazione del business per il 13% delle aziende come prove concrete.

Il ritorno sull’investimento e le aspettative future

La ricerca “The Race for ROI” rivela che una quota consistente di organizzazioni in EMEA sta già capitalizzando i benefici finanziari derivanti dall’aumento di produttività abilitato dall’intelligenza artificiale. Circa un intervistato su cinque nell’area EMEA ha dichiarato che la propria organizzazione ha già raggiunto gli obiettivi prefissati di ROI grazie a questi miglioramenti di produttività. Guardando al futuro immediato, le aspettative sono ancora più ottimistiche: il 41% dei leader intervistati prevede in media di conseguire i propri obiettivi di ROI entro un periodo di 12 mesi.

Gli impatti citati dai leader come risultati diretti dell’adozione dell’AI sono vari e toccano aspetti cruciali della gestione aziendale.

Tra gli effetti più frequentemente riportati figurano il risparmio di tempo, indicato dal 45% degli intervistati, e la riduzione dei costi, citata dal 41%.

Oltre all’efficienza operativa e finanziaria, l’AI contribuisce anche alla crescita del fatturato, con il 37% degli intervistati che segnala un aumento dei ricavi. L’impatto si estende anche alla sfera delle risorse umane e delle relazioni con i clienti: il 42% ha riportato un miglioramento nella soddisfazione dei dipendenti, mentre il 43% ha notato un incremento del Net Promoter Score (NPS), un indicatore chiave della fedeltà e della soddisfazione dei clienti.

Un elemento di particolare interesse emerso dallo studio è il potenziale ancora inesplorato degli agenti di intelligenza artificiale (AI agentica). Si prevede che l’introduzione di questi agenti porterà vantaggi ancor più significativi in termini di ROI. Ben il 92% dei leader intervistati anticipa la possibilità di ottenere un ROI misurabile e quantificabile entro due anni dall’adozione di soluzioni basate su AI agentica.

Trasformazione del modello di business oltre la semplice automazione

Se la maggior parte delle aziende utilizza l’AI per migliorare l’efficienza operativa, una significativa minoranza sta già sfruttando l’intelligenza artificiale per guidare una trasformazione strategica più profonda. A livello EMEA, mentre il 66% degli intervistati segnala aumenti di produttività, il 24% attribuisce all’AI un ruolo nel cambiamento del proprio modello di business.

In Italia, l’impatto sulla trasformazione del modello di business è meno diffuso, ma comunque presente: il 13% dei senior leader italiani riferisce che i benefici derivanti dall’AI hanno influito sulla vera e propria trasformazione del loro modello di business.

Ciò che distingue le aziende che stanno operando questa trasformazione è la modalità con cui implementano l’AI. Sorprendentemente, circa un terzo (un intervistato su tre) sta già impiegando l’AI per ripensare completamente le proprie operazioni, evitando di limitarsi all’automazione delle fasi esistenti. Queste organizzazioni sono attive in diverse aree strategiche:

  1. Accelerazione dell’innovazione: il 36% sta utilizzando l’AI per abbreviare i tempi necessari per l’innovazione.
  2. Processi decisionali continui: il 32% sta dando continuità a processi decisionali basati sull’intelligenza artificiale, superando i cicli di pianificazione periodici tradizionali.
  3. Ridisegno dei flussi di valore: il 32% sta ridisegnando attivamente i flussi di valore in funzione dell’AI, anziché limitarsi ad applicare l’AI a processi preesistenti.

L’orientamento al futuro è chiaro: due intervistati su cinque intendono intervenire in tutte queste aree strategiche per massimizzare il potenziale trasformativo dell’AI.

Aree funzionali e settori con maggiore impatto

Lo studio IBM ha identificato chiaramente quali aree funzionali e settori industriali sono percepiti come quelli che beneficeranno maggiormente degli aumenti di produttività indotti dall’AI.

A livello generale nell’area EMEA, le aree di business dove ci si aspetta che l’AI generi il maggiore impatto sulla produttività sono state identificate:

  • Lo sviluppo software e l’IT in generale (32%)
  • Il servizio clienti (32%)
  • Gli acquisti (27%).

Parallelamente all’impatto su aree specifiche, i leader EMEA indicano come vantaggi principali la maggiore efficienza operativa (citata dal 55%), un significativo miglioramento nei processi decisionali (indicato dal 50%) e, fondamentale, la possibilità di dotare i lavoratori di strumenti migliori grazie all’automazione delle attività ripetitive (48%).

La situazione in Italia

Concentrando l’analisi sull’Italia, l’aumento di produttività abilitato dall’intelligenza artificiale è particolarmente evidente in specifici settori industriali:

  • Logistica: risulta in testa con un impressionante 75% di senior leader che segnala incrementi significativi nell’efficienza operativa.
  • Automotive e trasporti: segue con un notevole 67%.
  • Energia e servizi pubblici e manifatturiero: entrambi registrano un 60% di senior leader che segnala miglioramenti.
  • Informatica e software: registra un 57% di leader che riporta aumenti di efficienza.

In tutti questi ambiti cruciali per l’economia italiana, oltre la metà dei senior leader attesta incrementi significativi dell’efficienza operativa grazie all’AI.

La disparità nell’adozione: grandi imprese vs. PMI e settore pubblico

Nonostante i risultati positivi a livello generale in EMEA e in Italia, i benefici derivanti dall’AI non sono distribuiti in modo uniforme tra le diverse tipologie di organizzazioni. Il report evidenzia una chiara disparità, in particolare tra le grandi aziende del settore privato e le Piccole e Medie Imprese (PMI) e il settore pubblico.

Le grandi imprese sono in prima linea nell’adozione e nella realizzazione dei benefici, con il 72% delle aziende intervistate che ha dichiarato un aumento della produttività grazie all’AI.

Al contrario, le PMI riportano lo stesso risultato solo nel 55% dei casi. Questo posiziona le piccole e medie imprese in ritardo nella traduzione dell’AI in benefici di produttività rispetto alle loro controparti più grandi.

Anche le organizzazioni del settore pubblico si trovano nelle fasi iniziali del processo di conversione del potenziale dell’AI in valore operativo. Ad oggi, soltanto il 55% delle organizzazioni del settore pubblico ha dichiarato di aver ottenuto miglioramenti significativi di produttività.

L’AI come alleato dei lavoratori: più tempo per l’innovazione

L’intelligenza artificiale è vista da quasi la metà di tutti i senior leader intervistati (48%) come un importante alleato a supporto delle attività dei lavoratori. Il valore principale percepito non è la sostituzione, ma la liberazione del tempo dei dipendenti dalle mansioni ripetitive e a basso valore.

Il tempo risparmiato, reso disponibile dall’AI, viene reindirizzato verso attività che richiedono maggiore complessità cognitiva e creatività. A livello generale, i leader indicano che i dipendenti possono dedicarsi maggiormente a:

  • sviluppo di nuove idee (38%)
  • processo decisionale strategico e la pianificazione (36%)
  • attività creative (33%).

In Italia, i 200 leader le cui organizzazioni stanno già utilizzando attivamente strumenti di AI hanno fornito dati ancora più dettagliati sui benefici interni. Oltre la metà dei leader italiani (51%) afferma che, grazie all’AI, i dipendenti possono investire una maggiore quantità di tempo nel miglioramento dei processi operativi.

Altri benefici significativi per i lavoratori italiani includono:

  • analisi avanzata dei dati (36%)
  • lavoro creativo (29%)
  • iniziative di engagement dei dipendenti (28%)
  • collaborazione interfunzionale (27%).

Inoltre, i leader italiani segnalano che l’adozione dell’AI favorisce una maggiore focalizzazione sull’innovazione (26%), sulla pianificazione strategica (25%) e sull’attenzione verso la sostenibilità (24%). Quasi uno su cinque leader italiani (circa il 20%) evidenzia anche relazioni più solide con i clienti e maggiori opportunità di sviluppo professionale per i dipendenti grazie all’AI.

In sintesi, l’AI sta consentendo ai professionisti italiani di avere “più tempo per innovare, collaborare e crescere”, come ha osservato Alessandro La Volpe.

Le priorità strategiche: apertura, interoperabilità e governance etica

Il report IBM non si concentra solo sui risultati attuali, ma anche sulle priorità che le organizzazioni devono stabilire per garantire un successo a lungo termine e un’adozione etica e responsabile dell’AI. Lo studio ha chiaramente evidenziato che apertura, interoperabilità e libertà di scelta sono priorità trasversali a tutte le organizzazioni intervistate.

La trasparenza dei sistemi e dei modelli di intelligenza artificiale è considerata fondamentale dall’85% degli intervistati. Questa richiesta è strettamente legata alla necessità di adottare tecnologie che siano etiche e responsabili.

Parallelamente, l’interoperabilità è ritenuta essenziale dall’84% dei leader. L’obiettivo è integrare in modo fluido i nuovi strumenti di AI con gli ecosistemi e i sistemi IT esistenti, massimizzando l’efficienza complessiva e l’adattabilità dell’infrastruttura tecnologica aziendale.

Infine, un ulteriore 85% degli intervistati pone grande valore sulla possibilità di scegliere e adattare soluzioni o fornitori di AI in base alle specifiche esigenze d’uso. Questa enfasi sulla scelta e sull’adattabilità sottolinea una forte esigenza da parte delle aziende di evitare l’utilizzo di “scatole nere” (sistemi opachi) e di situazioni di lock-in tecnologico, mantenendo la flessibilità strategica.

Superare rischi e complessità: gli ostacoli alla scalabilità

Nonostante i chiari progressi verso un ROI crescente, la strada per l’adozione su larga scala dell’AI è ancora costellata di ostacoli, principalmente legati alla gestione del rischio e alla complessità tecnica.

Il principale ostacolo identificato dai senior leader (citato dal 66% degli intervistati) alla scalabilità dei progetti pilota di successo è rappresentato dai timori su sicurezza, privacy ed etica. Questi timori includono il rischio potenziale di violazioni dei dati e preoccupazioni relative all’affidabilità generale dei sistemi di AI.

A breve distanza, con il 65% delle citazioni da parte dei senior leader, si posizionano le sfide relative alla complessità IT. In particolare, l’integrazione dell’intelligenza artificiale con i sistemi legacy (sistemi IT più datati o preesistenti) costituisce una barriera significativa per la diffusione su vasta scala.

Cinque priorità per accelerare il ROI dell’intelligenza artificiale

Per aiutare le organizzazioni a superare gli ostacoli citati e accelerare il ritorno sull’investimento dell’intelligenza artificiale, il report IBM delinea cinque priorità strategiche e operative:

  1. Stabilire un modello operativo efficace per l’AI: è fondamentale che l’organizzazione adotti un approccio comune e universalmente compreso per la trasformazione abilitata dall’AI. Questo approccio, combinato con una chiara ownership (titolarità e responsabilità) dei progetti, è essenziale per poter raggiungere gli obiettivi di ROI attesi.
  2. Coltivare l’alfabetizzazione dell’AI e una cultura dell’innovazione: l’istruzione e la conoscenza sull’AI devono essere diffuse a tutti i livelli, dal consiglio di amministrazione a ogni singolo team e funzione aziendale. Nei prossimi anni, gli strumenti di AI saranno sempre più integrati in ogni interazione. La diffusione della conoscenza su come e perché utilizzare tali strumenti aiuterà l’organizzazione ad adattarsi e a prosperare man mano che le capacità dell’AI continueranno a evolversi.
  3. Prendere confidenza con l’incertezza e i rapidi cambiamenti: le aziende stanno entrando nell’era dell’intelligenza artificiale in ogni settore, con strumenti di AI integrati ovunque: nei motori di ricerca, nei dispositivi di interazione e nelle interazioni con le aziende. Avere successo in questo contesto dinamico richiede lo sviluppo di una cultura che sappia abbracciare il cambiamento e l’incertezza, favorendo al contempo un’innovazione che sia rapida e mirata.
  4. Comprendere i rischi legati all’implementazione dell’AI: come per qualsiasi tecnologia potente, l’AI deve essere applicata con estrema cautela e con una comprensione dettagliata dei rischi potenziali, siano essi normativi, reputazionali o operativi. Per mitigare tali pericoli, le aziende dovrebbero adottare solidi strumenti e processi di governance dell’AI, volti a monitorare e ridurre i rischi come i pregiudizi indesiderati e la condivisione non autorizzata dei dati.
  5. Istituire un “AI Board” interaziendale per mitigare il rischio: la creazione di un Comitato per l’AI (AI Board) è fondamentale. Il ruolo primario di questo Board è quello di definire i principi etici e la propensione al rischio dell’organizzazione, oltre a valutare attentamente tutti i casi d’uso dell’AI prima che vengano implementati in produzione. Questo organo decisionale, combinato con una maggiore alfabetizzazione sull’AI, conferirà alle singole business unit l’autonomia necessaria per agire in sicurezza e responsabilità.

Metodologia della ricerca

Lo studio “The Race for ROI” si basa su un sondaggio condotto da IBM in collaborazione con Censuswide nel settembre 2025. La ricerca ha coinvolto oltre 3.500 leader aziendali, tutti di età pari o superiore a 25 anni. I mercati coperti hanno incluso: Regno Unito, Germania, Francia, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita (con 500 intervistati ciascuno) e Spagna, Italia, Polonia, Svezia e Paesi Bassi (con 200 intervistati ciascuno).

Gli intervistati provengono da organizzazioni che al momento della ricerca utilizzavano attivamente strumenti di intelligenza artificiale, rappresentando vari settori chiave, tra cui servizi finanziari, settore pubblico, retail, telecomunicazioni ed energia. Per garantire che le risposte fossero uniformemente rappresentative, sono state fissate quote che assicurassero una ripartizione equilibrata delle risposte basata sulla dimensione delle organizzazioni in termini di numero di dipendenti. Le categorie di dimensione aziendale utilizzate per la ripartizione includevano: meno di 250 dipendenti, tra 250 e 1.000 dipendenti, tra 1.001 e 5.000 dipendenti, e infine, oltre 5.000 dipendenti.

Conclusioni

In sintesi, la ricerca IBM conferma che l’intelligenza artificiale è già un fattore strategico fondamentale per le imprese dell’area EMEA, generando un aumento significativo della produttività e spingendo la trasformazione dei modelli di business. Le aziende che stanno ottenendo i maggiori benefici stanno ripensando i propri modelli operativi, guidate da un’AI che deve essere trasparente, flessibile e adeguatamente governata. Nonostante le sfide legate alla complessità IT e ai rischi etici, l’impegno verso sistemi aperti e una governance solida garantirà che l’AI continui ad abilitare crescita e innovazione nei diversi settori in futuro.

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