ANALISI

AI e ROI: la sfida dei CEO per integrare l’intelligenza artificiale nel core business



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Secondo l’IBM CEO Study 2025, i leader d’impresa stanno cercando di armonizzare l’adozione delle nuove tecnologie con una trasformazione organizzativa di lungo periodo. Tra le difficoltà nel bilanciare risultati immediati e innovazione sostenibile, riflettori puntati su dati integrati, nuove competenze e flessibilità per affrontare l’incertezza e costruire la crescita futura

Pubblicato il 12 giu 2025



Integrare l'intelligenza artificiale

Nel 2025, per un CEO non è più sufficiente adottare tecnologie innovative: è necessario integrare l’intelligenza artificiale in modo strutturale all’interno del proprio modello di business.

È questo il messaggio chiave che emerge dall’IBM CEO Study 2025, un’indagine globale condotta su oltre 2mila amministratori delegati di 33 Paesi e 24 settori, che fa luce sulle scelte strategiche e sulle tensioni che oggi attraversano il mondo della leadership aziendale.

Lo studio mostra come l’AI non sia più percepita semplicemente come una leva di efficienza o un’opzione tecnologica, ma come una piattaforma strategica per affrontare le sfide dell’incertezza e della trasformazione.

Tuttavia, solo il 25% delle iniziative AI ha finora prodotto il ritorno sull’investimento atteso, e appena il 16% ha avuto un impatto trasversale sull’organizzazione.

Questi dati evidenziano una verità scomoda: implementare l’AI è facile, ma integrare l’intelligenza artificiale nel cuore delle strategie aziendali richiede tempo, visione e governance.

Integrare l’intelligenza artificiale, tra ritorno immediato e visione di lungo periodo

I CEO si trovano oggi a dover gestire una complessa tensione: bilanciare le aspettative di ROI a breve termine con la necessità di innovare in modo lungimirante.

Secondo il report, due terzi degli intervistati (65%) stanno focalizzando i loro sforzi su casi d’uso dell’AI che offrano ritorni misurabili, e il 68% dispone di metriche strutturate per valutare il ritorno sugli investimenti. In Italia, il dato è ancora più alto: il 70% delle aziende adotta una logica di ROI per guidare l’adozione.

Questo trend, tuttavia, rischia di trasformarsi in un freno se non accompagnato da una visione sistemica. “I leader che non approfitteranno di questi strumenti per evolversi stanno praticamente optando per non competere in futuro”, afferma Gary Cohn, vicepresidente di IBM.

In altri termini, non è più sostenibile un’adozione dell’AI scollegata dalla strategia d’impresa.

Integrare l’intelligenza artificiale nei flussi aziendali

Uno degli ostacoli principali segnalati dai CEO è la mancanza di coerenza tecnologica interna: il 56% degli italiani dichiara che l’accelerazione degli investimenti IT ha portato a sistemi disomogenei. Questo limita la capacità dell’organizzazione di integrare l’intelligenza artificiale nei processi decisionali, operativi e collaborativi.

Per superare questo scoglio, il 68% degli executive indica nella creazione di un’architettura dati integrata a livello enterprise il prerequisito essenziale per una collaborazione efficace tra funzioni aziendali. Il 72% (66% in Italia) riconosce che i dati rappresentano la chiave per sbloccare il pieno potenziale dell’AI generativa.

La vera sfida, quindi, non è semplicemente adottare nuovi algoritmi, ma riorganizzare l’impresa in funzione dei dati e dell’AI, portando questi elementi al centro dei flussi decisionali.

Nuove competenze, nuova leadership per integrare l’intelligenza artificiale

Per integrare l’intelligenza artificiale in azienda, serve una trasformazione culturale che parte dall’alto. Il 69% dei CEO intervistati associa il successo aziendale alla presenza di una leadership distribuita, capace di leggere la strategia e di agire in autonomia. E il 67% sottolinea l’importanza di avere le competenze giuste nei ruoli chiave, con incentivi adeguati.

Nel prossimo triennio, il 31% della forza lavoro globale avrà bisogno di formazione o riqualificazione, mentre il 65% delle aziende prevede di colmare il gap di competenze attraverso l’automazione. In Italia, la percentuale sale al 71%, segno di una forte propensione a usare l’AI come leva di supporto alle persone, più che come sostituto.

In parallelo, sta nascendo un’intera generazione di ruoli legati all’AI: il 54% dei CEO, infatti, dichiara di aver assunto figure professionali che un anno fa non esistevano. Integrare l’intelligenza artificiale, dunque, significa anche ripensare l’organizzazione del lavoro, il disegno delle responsabilità e i percorsi di carriera.

Flessibilità e coraggio: le chiavi per governare l’incertezza

In un contesto segnato da instabilità geopolitica, cambiamento climatico e disruption settoriali, i CEO sanno che la velocità di adattamento è diventata un vantaggio competitivo. Tuttavia, solo il 37% degli intervistati afferma che è meglio “essere veloci e sbagliare” piuttosto che “fare la cosa giusta ma troppo lentamente”.

Il 59% ammette che di fronte a eventi imprevisti fatica a bilanciare le risorse tra le attività operative e gli investimenti in innovazione. Eppure, il 67% (70% in Italia) è convinto che serva una maggiore flessibilità di budget per cogliere al volo le opportunità digitali, anche a costo di accettare un certo grado di rischio.

Secondo Tiziana Tornaghi, general manager di IBM Consulting Italia, “le organizzazioni che continuano a innovare, soprattutto nei periodi di incertezza, ne usciranno più forti e saranno meglio posizionate per capitalizzare sulle nuove opportunità”.

La nuova agenda dei CEO per integrare l’Intelligenza artificiale

L’IBM CEO Study 2025 traccia quindi il profilo di una leadership che non può più permettersi di ragionare per compartimenti stagni. Il messaggio è chiaro: per integrare l’intelligenza artificiale in azienda serve una strategia coerente, interfunzionale e flessibile. Non è una questione solo tecnologica, ma di capacità di visione, orchestrazione dei talenti e trasformazione culturale.

Il 77% dei CEO prevede che, entro il 2027, gli investimenti in AI porteranno a un’espansione su larga scala. Ma questo traguardo sarà raggiungibile solo da chi avrà avuto il coraggio di investire con metodo, anche quando i ritorni non erano immediati. È una sfida di equilibrio e leadership, non di adozione tecnologica.

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