Il lavoro ibrido oggi è comunemente accettato come la normalità: costituisce per molti versi il punto di equilibrio ideale fra le esigenze aziendali e i nuovi bisogni di equilibrio fra lavoro e vita privata di dipendenti e collaboratori. Perché questo possa essere realmente efficace e produttivo è necessario ripensare anche la dotazione hardware per soddisfare le esigenze di potenza di calcolo, sicurezza e collaborazione. Gli AI pc sono la risposta ideale a questi bisogni, grazie alla possibilità che offrono di ripensare i processi, la collaborazione e, in generale, ogni aspetto del lavoro quotidiano grazie a strumenti più efficaci e intelligenti.
Non si tratta di una semplice sensazione: il lavoro ibrido cresce, anche se a diverse velocità, in tutta Europa. Crescita che è destinata a continuare nei prossimi anni. Dotare oggi i propri collaboratori di AI PC è un investimento potenziale sulla produttività e sull’accesso a strumenti più efficaci. Scopriamo perché con Giampaolo Parravicini, category manager digital & managed di HP Italy, che ci spiega come l’AI sia già oggi un compagno di lavoro, anche e soprattutto con modalità di miglioramento dell’esperienza utente.
Indice degli argomenti:
Come l’intelligenza artificiale rivoluziona il personal computing
La diffusione dell’intelligenza artificiale è una delle più grandi spinte innovative della storia dell’informatica, paragonabile per numeri e impatto a quella del Cloud o a quella dei dispositivi mobili. Una rivoluzione che si concretizza principalmente in due direzioni.
Dal punto di vista dell’hardware, vediamo nascere prodotti nuovi, di cui gli AI PC sono un importante esempio, in cui il paradigma dell’elaborazione è ripensato con l’introduzione delle NPU, Neural Processing Unit, ovvero processori dedicati alle elaborazioni AI. In termini più generali, la potenza di calcolo torna ad essere un parametro importante, dopo anni in cui la decentralizzazione verso il Cloud l’aveva, almeno in parte, marginalizzata. Nello stesso tempo la nascita di nuove categorie di hardware ha anche un impatto positivo sull’efficienza energetica: le NPU sono pensate per soddisfare con il minor consumo possibile la richiesta di potenza di calcolo dell’IA, notoriamente elevata. In futuro la combinazione della ricerca in questo senso e di modelli di elaborazione sempre più efficienti permetteranno di stabilizzare verso il basso la richiesta energetica.
“La NPU è ottimizzata per gestire anche tutti gli aspetti gestione che oggi sono già affidati all’Intelligenza artificiale. Per esempio, durante una call può gestire logo in sovraimpressione, sfocatura, e zoom automatico, che tutti siamo abituati a utilizzare, in modo più efficiente. Il tema non è, in realtà, mitigare i consumi propri dell’AI, ma sfruttare in modo più efficiente energeticamente cose che usiamo già. In parole povere, un chip ottimizzato consumerà di meno per fare le cose che siamo già abituati a fare” spiega Parravicini, che continua spiegando che, inevitabilmente, l’aggiunta continua di funzionalità costringe i computer a consumare di più.
“Con le NPU posso ridurre di molto i consumi – continua – Si tratta anche di una protezione per il futuro, che arriva a coprire anche aspetti molto pratici: ne può beneficiare anche la durata della batteria che viene gestita meglio grazie a una nuova tecnologia”.
La user experience
Ma è dal punto di vista della user experience che possiamo notare i cambiamenti più importanti, con l’Intelligenza Artificiale che si affianca, in alcuni casi anche in modo trasparente, alle attività degli utenti. Al momento il ruolo centrale, e più evidente, è ancora ricoperto dagli assistenti digitali come Microsoft Copilot, che intervengono in modo reattivo alle richieste degli utenti, ma molto si sta muovendo anche in altre direzioni.
Gli agenti basati su intelligenza artificiale e in generale il fenomeno dell’Agentic AI saranno la prossima tappa di questo sviluppo, in cui l’automazione sarà a tutti gli effetti democratizzata. Già oggi, per esempio, l’intelligenza artificiale, soprattutto nei contesti aziendali, può intervenire positivamente sulla personalizzazione, attraverso il progressivo apprendimento e la possibilità di trasferire rapidamente impostazioni e preferenze su nuovi dispositivi.
“L’approccio di HP si può riassumere con il concetto di intelligenza amplificata: l’umano è sempre al centro degli strumenti avanzati, secondo la logica del personal companion – racconta Parravicini – L’idea è di non chiedere aiuto al dispositivo perché sia lui a svolgere i compiti, ma di trovare nel dispositivo un alleato che supporti, rendendola più agile, efficace e veloce, la gestione e l’organizzazione”.
Citiamo per esempi i campi in cui gli AI pc già oggi offrono funzioni di miglioramento dell’esperienza completamente trasparenti, per esempio con strumenti che permettono di ridurre il rumore di fondo durante call e videochiamate, o di offrire in tempo reale trascrizioni, appunti e traduzioni delle conversazioni.
Le innovazioni di HP per l’hybrid work con AI
Parravicini spiega così il punto di vista di HP: “Mettiamo sempre grande attenzione alla User Experience. Per semplificare, possiamo dire che oggi viviamo in un’epoca in cui a priori non devo decidere dove lavorerò. E se fino ad ora l’utente doveva adattarsi all’ambiente in cui lavorava, oggi HP lo supporta indipendentemente dal luogo in cui si trova, attraverso soluzioni su macchina oppure a bordo macchina come accessori o come software, che gli permettono di lavorare efficacemente ovunque si trova”.
Un esempio interessante deriva da una delle funzionalità più avanzate di Poly Camera che polarizza automaticamente lo schermo quando rileva che l’utente è in viaggio per aumentare la privacy ed evitare che altri possano leggere.
“In alcuni degli ultimi modelli abbiamo implementato una videocamera che permette di riconoscere se qualcuno sta guardando lo schermo da dietro le nostre spalle e di oscurare di conseguenza quello che viene mostrato” spiega Parravicini.
L’idea, insomma, è di rendere disponibili una serie di funzionalità avanzate indipendentemente dal software. Come spiega Parravicini: “A molti di noi è accaduto di dover fare una call o una chiamata da un bar o comunque da un luogo affollato: gli AI pc di HP permettono, attraverso cuffie auricolari compatibili con Poly, di utilizzare una funzionalità di noise reduction intelligente indipendente dal software”. In questo modo non è necessario affidarsi all’applicativo di riunione, magari di terze parti, le cui funzionalità non garantirebbero la stessa qualità o richiederebbero un grande uso di risorse di calcolo e la conseguente riduzione dell’autonomia.
Per spiegare meglio il livello di attenzione che HP dedica all’esperienza utente, Parravicini racconta una funzionalità che a prima vista può sembrare una curiosità, ma che invece ha risvolti pratici molto interessanti. “Attraverso la tecnologia Smart Sense HP ha messo a punto un algoritmo in grado di capire se l’utente sta lavorando con il pc sulle ginocchia e, quando succede, ottimizza la gestione delle prestazioni per mitigare il posizionamento non ottimale e ridurre il surriscaldamento”.
Non si tratta, spiega, esclusivamente di comfort: prevenire il surriscaldamento riduce il rischio di danneggiamenti a lungo termine e preserva l’autonomia. “Anche questo sistema è basato su un algoritmo di intelligenza artificiale, non generativa ma deterministica. L’aspetto interessante è che tutto avviene in modo automatico: l’utente è facilitato sia dal punto di vista del comfort, sia dal punto di vista della durabilità del dispositivo, senza che debba fare nulla” conclude Parravicini.
Le sfide dell’AI nel settore informatico: sicurezza e prestazioni
I numerosi vantaggi offerti dall’adozione dell’Intelligenza Artificiale in generale, tuttavia, non sono esenti da sfide, in particolare, per quanto riguarda la sicurezza e le prestazioni.
Dal punto di vista della sicurezza, al di là degli aspetti legati in modo generale al moltiplicarsi degli attacchi e delle criticità, bisogna considerare nuove modalità di tutela dei dati aziendali. Per esempio, quando si utilizzano modelli di AI di terze parti, si genera una nuova e ulteriore circolazione di dati potenzialmente sensibili. Inoltre, molti assistenti AI rendono la conoscenza aziendale più accessibile, e questo solleva nuovi dubbi e nuovi interrogativi sulle best practice per la gestione di permessi e privilegi, in modo arginare il rischio che gli utenti accedano per errore a informazioni che non gli competono attraverso gli strumenti AI aziendali.
“Attraverso HP Wolf Security possiamo incrementare, sempre in modo trasparente per l’utente, il livello di sicurezza, e adeguarlo ai diversi contesti: l’isolamento preventivo dà all’utente un relativo grado di libertà anche per effettuare operazioni critiche, per esempio collegarsi a una rete libera o leggere dati da una chiavetta USB, senza peggiorare la user experience” conclude Parravicini.
Per quanto riguarda le prestazioni, l’aspetto oggi più critico delle modalità di fornitura as a service a consumo è legato ai costi: non è un mistero che l’AI sia particolarmente energivora e la spesa rischia di esplodere molto facilmente. Il consumo energetico di strumenti locali come gli AI pc rimane un tema aperto, ma si tratta di un costo decisamente meno impattante rispetto a costi di elaborazione offerti dai fornitori terzi.
Migliorare l’efficienza energetica e la privacy con l’AI
Abbiamo già visto come le soluzioni per una migliore efficienza energetica siano già disponibili sul mercato sotto forma di NPU, unità di calcolo dedicate e ottimizzate per i processi legati all’Intelligenza artificiale, e non è difficile immaginare un futuro in cui la loro efficienza sarà ancora più elevata.
Inoltre, anche dal punto di vista della sicurezza stanno nascendo soluzioni ai based sempre più evolute, capaci di affiancarsi o sostituire i tradizionali strumenti di protezione, con funzionalità che vanno dall’identificazione più rapida ed efficace di potenziali minacce fino ai controlli intelligenti sulle abitudini dell’utente e capaci di avviare procedure automatiche o assistite di mitigazione in caso di anomalie.
Gli AI pc HP e l’intelligenza amplificata
L’intelligenza artificiale, insomma, ha molto più da offrire rispetto alla generazione di risposte e agli assistenti personali. Con l’idea di intelligenza amplificata, HP sta creando un ecosistema di funzionalità e servizi capaci di assistere gli utenti soprattutto nei compiti quotidiani, e di rendere l’esperienza di lavoro sempre più indipendente dalle condizioni esterne, informatiche o fisiche. “Avere la stessa esperienza ovunque è la base per una buona produttività e, soprattutto, per fare sì che l’innovazione sia davvero un alleata per le persone” conclude Parravicini.
Articolo realizzato in collaborazione con HP Italy