In una lettera aperta indirizzata alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, i CEO di 44 tra le principali aziende europee hanno sollecitato una pausa di due anni nell’implementazione dell’AI Act, la normativa europea sull’intelligenza artificiale. Tra i firmatari figurano nomi di spicco come Airbus, BNP Paribas, Carrefour e Philips. La lettera sottolinea che le attuali incertezze normative e la complessità delle regolazioni rischiano di compromettere la competitività dell’Europa nel settore tecnologico globale .
Indice degli argomenti:
Le preoccupazioni delle aziende europee sull’AI Act
Le aziende firmatarie evidenziano che l’AI Act, pur essendo una delle normative più avanzate al mondo, presenta sfide significative. In particolare, la mancanza di linee guida chiare e la complessità delle regole potrebbero ostacolare l’innovazione e l’investimento nel settore dell’intelligenza artificiale. Le aziende temono che le piccole imprese europee possano essere svantaggiate rispetto ai grandi colossi tecnologici statunitensi e cinesi, che dispongono di risorse maggiori per navigare in un panorama normativo complesso .
Ritardi e incertezze normative
Un elemento centrale delle preoccupazioni riguarda il Codice di condotta, uno strumento previsto dall’AI Act per guidare le aziende nell’adempimento delle nuove normative. Originariamente previsto per maggio 2025, la pubblicazione del Codice è stata ritardata e potrebbe essere disponibile solo alla fine dell’anno, lasciando le aziende senza riferimenti chiari per la conformità .
Le implicazioni globali dell’AI Act
La richiesta di sospensione dell’AI Act non proviene solo dalle aziende europee. Anche i principali attori tecnologici statunitensi, come Google e Meta, hanno espresso preoccupazioni simili, sottolineando la necessità di un quadro normativo più chiaro e uniforme. Questa situazione solleva interrogativi sulla capacità dell’Europa di mantenere la sua leadership nel settore tecnologico globale se le normative non saranno adattate alle esigenze del mercato e dell’innovazione.
AI Act, prospettive future
La Commissione Europea ha dichiarato di essere impegnata a finalizzare il Codice di Condotta entro la scadenza di agosto 2025, ma non ha ancora preso una decisione definitiva sulla richiesta di sospensione. Il dibattito in corso riflette la tensione tra la necessità di regolamentare l’intelligenza artificiale per garantire la sicurezza e la protezione dei diritti fondamentali e l’urgenza di non ostacolare l’innovazione e la competitività nel settore tecnologico.
Conclusioni
La richiesta di una pausa nell’implementazione dell’AI Act evidenzia la necessità di un equilibrio tra regolamentazione e innovazione. Mentre l’Europa si sforza di stabilire un quadro normativo esemplare per l’intelligenza artificiale, è essenziale che le normative siano chiare, praticabili e in grado di sostenere la competitività delle imprese europee nel panorama tecnologico globale.
Come ha avuto modo di scrivere in un articolo pubblicato su Ai4business lo scorso 16 giugno Agostino Ghiglia, Componente del Garante per la protezione dei dati personali, “Se l’AI Act sarà smontato pezzo dopo pezzo o subirà semplicemente ulteriori ritardi nei suoi già eterni (per l’era digitale) tempi di applicazione, prima ancora di entrare in vigore, non sarà solo un fallimento giuridico. Sarà il segnale, chiaro e amaro, che l’Europa ha rinunciato – ancora una volta – ad avere una voce autonoma nel mondo digitale”.





