Jensen Huang, amministratore delegato di Nvidia – oggi l’azienda di maggior valore al mondo – lancia un avvertimento chiaro che suona come una profezia: “La Cina vincerà la corsa all’intelligenza artificiale”.
Le sue parole, pronunciate al Future of AI Summit del Financial Times, segnano una delle dichiarazioni più dirette rilasciate finora dal leader del colosso dei chip.
Indice degli argomenti:
Le regole che frenano l’Occidente
Huang ha criticato la tendenza occidentale al “cinismo” e alla burocrazia. “Abbiamo bisogno di più ottimismo”, ha detto, sottolineando come le nuove normative statunitensi sull’AI rischino di frammentarsi in “50 nuove regolamentazioni” diverse a seconda degli Stati.
Una complessità che, secondo il CEO, soffoca la competitività rispetto alla Cina.
Energia a basso costo e incentivi cinesi
Mentre negli Stati Uniti i limiti alla vendita dei chip Nvidia restano in vigore, Pechino ha scelto la strada opposta: più libertà e costi energetici ridotti per i data center. “L’energia è gratuita”, ha affermato Huang.
Secondo il Financial Times, la Cina ha aumentato i sussidi per alimentare i grandi data center di giganti come ByteDance, Alibaba e Tencent.
Pechino accelera, Washington chiude
Il governo statunitense, guidato da Donald Trump, ha confermato il divieto di vendere i chip più avanzati di Nvidia – come i modelli Blackwell – al mercato cinese. “I più avanzati li terremo solo per gli Stati Uniti”, ha dichiarato il presidente a CBS.
Nonostante qualche apertura per versioni “ridotte” dei chip, la regolamentazione resta incerta.
La sfida DeepSeek e la paura di Silicon Valley
Le preoccupazioni di Washington si sono intensificate dopo il caso DeepSeek, il piccolo laboratorio cinese che a gennaio 2025 ha sorpreso la comunità tecnologica con un modello linguistico di altissimo livello.
Da allora, in Silicon Valley si discute se colossi come OpenAI e Anthropic possano mantenere il loro vantaggio tecnico, o se la “flessibilità cinese” stia ormai colmando il divario.







