ACIN, nel cuore di Milano un centro di innovazione internazionale per le aziende

ACIN è l’acronimo di Accenture Customer Innovation Network, compie un anno, ed è il centro dove si sta sviluppando un ecosistema dell’innovazione che riunisce attorno a sé professionisti internazionali, aziende che hanno voglia di esplorare e sperimentare le nuove tecnologie e centri universitari e di ricerca

Pubblicato il 29 Giu 2018

Acin Accenture

ACIN è l’acronimo di Accenture Customer Innovation Network, compie un anno, ed è il centro dove si sta sviluppando un ecosistema dell’innovazione che riunisce attorno a sé professionisti internazionali, aziende che hanno voglia di esplorare e sperimentare le nuove tecnologie e centri universitari e di ricerca. Facciamo il punto in occasione della visita in Italia di Sander van’t Noordende, Group Chief Executive Accenture Products incontrato insieme ad Angelo d’Imporzano, responsabile della divisione Products di Accenture per la Regione ICEG (Italia, Europa Centrale e Grecia)

Chiamarlo centro di Open Innovation sarebbe riduttivo perché ACIN, acronimo di Accenture Customer Innovation Network, è molto di più, è una “Open Innovation Architecture” dove il termine architettura non deve far pensare solo alla tecnologia ma all’architettura del pensiero, all’idea del sistema come movimento culturale, formativo, sperimentale e progettuale che dà vita all’innovazione partendo dall’intelletto fino alla creazione di prodotti e servizi tangibili, profittevoli, con un valore di mercato e per il mercato.

Ed è proprio l’innovazione a fare da fìl rouge ad un interessante incontro nel cuore di ACIN che ci ha portato a conoscere Sander van’t Noordende, Group Chief Executive Accenture Products, incontrato in occasione di una sua visita in Italia insieme ad Angelo d’Imporzano, responsabile della divisione Products di Accenture per la Regione ICEG (Italia, Europa Centrale e Grecia).

«Tutti noi siamo consumatori di tecnologie, dagli smartphone fino all’Intelligenza Artificiale (che usiamo nel quotidiano, pensiamo solo agli assistenti vocali, senza nemmeno accorgercene) – esordisce van’t Noordende -. Il mondo ci sta offrendo infinite possibilità di innovazione che però dev’essere colta in modo responsabile verso i propri clienti, verso gli utenti dei propri prodotti e servizi, verso le persone. La customer experience oggi è ciò che costringe un’azienda ad “andare avanti”, innovare. Se non lo si fa in modo rapido si rischia di diventare irrilevanti: non innovare potrebbe anche non comportare la morte del business (ma il condizionale è d’obbligo) ma si rischia l’emarginazione per via della perdita di rilevanza. Ed è un rischio che riguarda tutti, dai retailer alle banche, dalle aziende del manufacturing a quelle dell’healthcare…».

«Come Accenture cerchiamo di aiutare le aziende ad innovare il proprio business – prosegue van’t Noordende – ed il centro innovation di Milano aiuta a “toccare con mano” le potenzialità delle tecnologie… fa vedere come il cliente, per esempio, può disegnarsi le sue scarpe in un negozio, esattamente quello che ho fatto io proprio qui nel centro ordinando un paio di scarpe su misura per me».

Durante il nostro incontro, van’t Noordende chiama in causa anche Uber, Amazon, Tesla come “fenomeni” di una consumerizzazione così spinta da impattare profondamente sulla capacità di competizione delle aziende, sempre più determinata dalla capacità (e volontà) di innovazione. «Il successo di Uber (o meglio, il fenomeno della cosiddetta uberizzazione) deriva dall’experience, da quell’esperienza “memorabile” che fa la differenza sulle decisioni di acquisto; è questo che ha cambiato esigenze delle persone che vogliono rivivere la stessa esperienza anche su altri servizi, dal travel al servizio bancario», è il monito del manager di Accenture.

Innovare richiede un cambio di mindset e il giusto mix di tecnologie

Il tema dell’innovazione non può però essere affrontato tralasciando gli aspetti legati ai processi di business e al cambiamento culturale, di mindset. «Innanzitutto, serve una forte leadership aziendale, sono i business leader a dover guidare cambiamento – fa presente van’t Noordende -. In secondo luogo, bisogna capire qual è il ruolo (come azienda) nel proprio mercato di riferimento; infine, serve una nuova vista sulle tecnologie e al tempo stesso sul customer (cosa vuole il mercato, cosa vuole l’utente da un brand o da un servizio/prodotto, a che bisogno risponde e in che modo)».

Volgendo lo sguardo proprio sulle tecnologie, innovare oggi significa anche trovare la giusta combinazione di tecnologie: «non sarà una sola tecnologia ad aiutare le aziende nei vari percorsi di innovazione, ma una combinazione di esse, dall’Intelligenza Artificiale all’IoT – Internet of Things, dagli Analytics alla Blockchain, una combinazione che permetterà di “personalizzare” il proprio percorso, cioè di avere le tecnologie corrette per le proprie specifiche esigenze», è il pensiero di van’t Noordende il quale, nella video intervista che abbiamo registrato a margine del nostro incontro, si spinge anche verso esempi concreti come quelli che toccano oggi il mercato dell’Automotive con l’arrivo delle connected cars.

 

ACIN, un anno di innovazione e crescita

È con Angelo d’Imporzano che facciamo invece “il punto” su ACIN, a un anno dalla sua apertura nel cuore del Digital District di Milano, in piazza Gae Aulenti.

«ACIN vuole essere un punto di riferimento sull’innovazione digitale in Italia e in Europa, ma non solo», esordisce d’Imporzano. «ACIN non è solo un centro di innovazione ma anche un hub, un facilitatore strategico per la raccolta e la distribuzione di best practice; è popolato da aziende che vengono a condividere know-how e capire come fare innovazione. Infine, è anche un Think Tank, un centro di divulgazione del cambiamento dei business model delle aziende che fanno innovazione nel mondo».

«La tecnologia sta ridefinendo le barriere di ingresso nelle aziende, quindi serve “combinare” gli stimoli tecnologici per verificare quale può essere l’effetto esponenziale all’interno delle aziende», sottolinea d’Imporzano. «Ma ciascuna impresa e organizzazione deve trovare il proprio effetto esponenziale!».

Il centro è nato con una focalizzazione su Retail e Gdo, ma il tratto distintivo che lega il consumatore al prodotto/servizio e quindi al brand/azienda è ormai trasversale. «In un anno – racconta d’Imporzano – abbiamo avuto circa 550 incontri e attività di co-creazione o co-design con aziende clienti, sia italiane sia europee ma anche asiatiche (queste ultime interessate soprattutto al settore Fashion). Uno degli esempi più significativi riguarda il progetto Uwell sviluppato con Sanofi: una nuova piattaforma per potersi connettere con i consumatori. Siamo partiti dalla concezione di una idea fino alla validazione del progetto, anche dal punto di vista business e tecnologico creando una piattaforma non solo di servizi ma anche di ingaggio/relazione sui temi dello “star bene” (non solo cura, quindi, ma anche prevenzione, benessere)».

ACIN, ci tiene a ricordare d’Imporzano anche nella nostra video intervista, «è un hub che collega la capacità di innovazione di Accenture nel mondo (è un aggregatore di esperienze e competenze di tutto il mondo). Chicago, Bangalore e Singapore sono le altre città dove ci sono centri simili. Inoltre, è un centro che rappresenta il simbolo “fisico” di un network, di un ecosistema che ingloba anche partner tecnologici come i big player ma anche startup e venture capitalist».

ACIN, in questo senso, è la sede naturale dove implementare, attraverso progetti reali, la visione e la filosofia di Accenture. Il mix di talenti e di tecnologie innovative che anima le attività del centro offre a qualsiasi organizzazione la possibilità di sperimentare e toccare con mano gli effetti della “disruption digitale”. In ACIN un team di esperti è in grado di affiancare passo dopo passo le aziende nella ricerca delle soluzioni migliori per abilitare nuovi modelli e nuovi processi.

Per maggiori informazioni sul centro: https://www.accenture.com/it-it/accenture-customer-innovation-network-milano

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