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OpenAI verso la ristrutturazione: intesa preliminare con Microsoft per lo sbarco in Borsa



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L’azienda di Sam Altman ha annunciato un accordo preliminare con Microsoft per trasformarsi in una società a scopo di lucro e aprire la strada a una futura IPO. L’intesa, definita un memorandum of understanding non vincolante, prevede che la non profit originaria mantenga una quota dal valore minimo di 100 miliardi di dollari. Restano da definire equity, governance e diritti tecnologici

Pubblicato il 12 set 2025



OpenAI struttura proprietaria

OpenAI e Microsoft hanno firmato un memorandum of understanding non vincolante, un segnale di avanzamento verso una struttura più adatta agli investitori. OpenAI ha dichiarato di voler assegnare alla propria controllante non profit una partecipazione azionaria dal valore minimo di 100 miliardi di dollari, mentre procede nelle trattative con Microsoft per ristrutturare la governance e favorire una futura quotazione.



OpenAI-Microsoft: una partnership complessa

Microsoft, investitore di lungo corso nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, da mesi è impegnata in trattative complesse con OpenAI riguardo a tecnologia, proprietà intellettuale e ricavi. Un accordo è considerato essenziale per consentire al gruppo guidato da Sam Altman di trasformare parte delle sue attività in società a scopo di lucro e spianare la strada a una IPO che potrebbe garantire ritorni miliardari a investitori come SoftBank e ai fondatori stessi.


La questione della ripartizione dell’equity

Uno dei nodi centrali riguarda la divisione delle quote tra Microsoft, gli altri finanziatori, i dipendenti e la fondazione non profit che mantiene il controllo. OpenAI ha dichiarato che la controllante deterrà almeno 100 miliardi di dollari di equity, corrispondenti a circa il 20-30% della nuova entità, secondo fonti vicine al dossier. L’intera società è valutata circa 500 miliardi di dollari.

Microsoft, invece, dovrebbe acquisire intorno al 30% del capitale, pari a circa 170 miliardi di dollari (secondo Reuters). Le due aziende hanno sottolineato di essere “lavorando attivamente per finalizzare i termini contrattuali in un accordo definitivo” dopo il memorandum preliminare che regola “la prossima fase della nostra partnership”.


Governance e diritti di sfruttamento

I dettagli dell’accordo definitivo non sono stati ancora resi pubblici. In particolare, sarà cruciale definire il livello di accesso di Microsoft alla proprietà intellettuale di OpenAI, la quota di ricavi spettante e l’eventuale esclusiva per l’hosting dei modelli di intelligenza artificiale sul cloud Azure. Le parti puntano a chiudere l’intesa entro fine anno.

“Insieme, continuiamo a concentrarci sulla fornitura dei migliori strumenti di intelligenza artificiale per tutti, sulla base del nostro impegno condiviso per la sicurezza”, hanno affermato congiuntamente i due gruppi.



Dalla missione etica alla spinta commerciale

Fondata nel 2015 come organizzazione senza scopo di lucro, OpenAI aveva l’obiettivo di sviluppare un’AI a beneficio dell’umanità. Ma con il lancio di ChatGPT nel 2022 e oltre 700 milioni di utenti settimanali, l’azienda è diventata un colosso commerciale alla ricerca costante di capitali.

Di fronte alle complessità della trasformazione, i piani originari sono stati ridimensionati: ora l’idea è di convertire solo una controllata in una public benefit corporation (PBC), mantenendo però il controllo ultimo alla non profit.

Il presidente Bret Taylor ha dichiarato che tali piani “ci consentirebbe inoltre di raccogliere il capitale necessario per realizzare la nostra missione e garantire che, con la crescita della PBC di OpenAI, aumentino anche le risorse dell’organizzazione no profit, consentendoci di raggiungere livelli storici di impatto sulla comunità”.

Microsoft OpenAI

Le sfide legali e regolatorie

Microsoft ha investito 1 miliardo di dollari nel 2019, seguito da ulteriori 12 miliardi, ottenendo un’influenza decisiva sulla traiettoria di OpenAI. Ma la ristrutturazione incontra ostacoli: Elon Musk ha avviato un’azione legale per bloccarla, mentre i procuratori generali del Delaware e della California hanno espresso “serious concerns” dopo i decessi di alcuni utenti di chatbot, chiedendo maggiori garanzie di sicurezza.

Possibile spostamento fuori dalla California

Fonti giornalistiche segnalano che internamente si sta valutando la possibilità che OpenAI traslochi la propria sede operativa fuori dallo stato della California per evitare pressioni normative o legali incrementate.

Gruppi di ex-dipendenti, esperti di AI e organizzazioni no profit hanno fatto lettera congiunta advocacy ai procuratori generali chiedendo che la ristrutturazione non cancelli le responsabilità etiche di OpenAI. Alcuni ritengono che i piani attuali possano non bastare per preservare trasparenza, controlli sulla sicurezza e beneficio pubblico.

Ma Taylor ha assicurato: “Siamo pienamente impegnati ad affrontare le preoccupazioni dei procuratori generali”.

Il destino di OpenAI

La vicenda OpenAI-Microsoft non è solo una questione di valutazioni da capogiro o di quote di equity spartite tra big tech e fondazioni. È il simbolo di un passaggio d’epoca: l’intelligenza artificiale nata per “beneficiare l’umanità” che si piega, inevitabilmente, alle logiche del capitale e di Wall Street. La domanda, ora, non è più se OpenAI riuscirà a quotarsi, ma se nel percorso riuscirà a mantenere la promessa di sicurezza e impatto sociale che l’ha resa diversa. In altre parole: riuscirà l’azienda che ha portato ChatGPT nelle mani di 700 milioni di utenti a diventare pubblica senza perdere l’anima?

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