Lo scorso novembre, Bradford G. Smith ha ricevuto un impianto cerebrale dall’azienda di Elon Musk, Neuralink. Il dispositivo, composto da sottili fili collegati a un computer grande quanto alcune monete impilate, è stato inserito nel suo cranio e gli consente di muovere un cursore sullo schermo usando soltanto il pensiero.
La scorsa settimana, Smith ha deciso di condividere pubblicamente la sua esperienza in un post su X.
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Quando è l’intelligenza artificiale a parlare (anche per te)
Il caso di Smith sta suscitando particolare interesse perché, oltre a comunicare attraverso l’impianto cerebrale, riceve assistenza da Grok, il chatbot AI sviluppato da Musk. Grok suggerisce risposte da postare su X e aiuta Smith a inserirsi nelle conversazioni.
L’intelligenza artificiale generativa accelera notevolmente la velocità con cui Smith può comunicare. Ma questa sinergia pone anche una questione cruciale: chi sta davvero parlando? Lui o il software di Musk? “C’è un compromesso tra velocità e accuratezza. La promessa dell’interfaccia cervello-computer è che, se combinata con l’intelligenza artificiale, può essere molto più veloce,” afferma Eran Klein, neurologo dell’Università di Washington esperto di etica dei dispositivi neurali.
La SLA, la fede, e il desiderio di vivere
Smith è un padre di tre figli, mormone, che ha scoperto di avere la SLA dopo un infortunio alla spalla durante una partita di dodgeball in chiesa. Col tempo ha perso la capacità di muoversi, tranne che con gli occhi, e di parlare. Quando i suoi polmoni hanno smesso di funzionare, ha scelto di vivere grazie a un tubo per la respirazione.
Nel 2024 ha iniziato una campagna mediatica per farsi includere nello studio clinico di Neuralink. Il giorno prima dell’intervento, lo stesso Musk è comparso sullo schermo di un cellulare per augurargli buona fortuna. Smith ha risposto con entusiasmo, scrivendo grazie a un dispositivo di tracciamento oculare.
Un chip nella testa, una piattaforma nell’ecosistema Musk
L’intervento non è stato solo chirurgico, ma l’inizio di un’assimilazione più ampia in un ecosistema tecnologico e mediatico: l’impianto Neuralink, l’AI Grok, la piattaforma X e perfino un alter ego sospetto di Musk, l’utente “Adrian Dittmann”.
Un utente ha chiesto se la risposta fosse stata scritta da un’intelligenza artificiale, notando la fluidità del linguaggio e l’uso del trattino lungo. Smith non ha risposto su X, ma ha confermato: “Ho chiesto a Grok di usare quel testo per fornire risposte complete alle domande. Sono io il responsabile dei contenuti, ma ho usato l’intelligenza artificiale per redigerli.”
Il confine tra uomo e macchina
Il caso di Smith sembra un esempio quasi surreale di co-marketing. Ha pubblicato su una piattaforma di Musk, usando un impianto di Musk, assistito da un’AI di Musk, rispondendo a un fan di Musk. Dove finisce Smith e inizia l’ecosistema Musk?
Questa è la domanda su cui si stanno concentrando molti esperti di neuroetica. Ciò che colpisce, comunque, è che Smith riesce davvero a muovere un cursore con la mente, a inviare messaggi a sua moglie e a rispondere a email, sebbene non voglia addentrarsi troppo nei dibattiti filosofici.
“Ero come Batman chiuso in una stanza buia”
Il tracciatore oculare che usava prima funzionava solo in ambienti chiusi e con poca luce: “Ero praticamente Batman chiuso in una stanza buia,” ha raccontato in un video. L’impianto, invece, gli consente di scrivere in ambienti luminosi e persino all’aperto, con maggiore velocità.
L’aiuto dell’intelligenza artificiale
Oltre a Grok, Smith usa altre tecnologie AI per comunicare meglio. Una startup chiamata ElevenLabs ha creato una voce sintetica che replica la sua voce originaria: “La mia amica mi ha chiesto idee per la sua ragazza che ama i cavalli. Ho scelto l’opzione che gli diceva, con la mia voce, di regalarle un mazzo di carote. Che idea creativa e divertente.”
Queste non sono davvero sue parole, ma sono funzionali: selezionare con il pensiero da un menu è molto più veloce che digitare ogni lettera.
Il futuro: un’AI personale per pensare come lui
Smith vuole spingersi oltre. Ha un’idea per creare un modello linguistico personale che risponda con il suo stile e le sue opinioni, addestrato sui suoi scritti.
Un progetto che sembra avvicinare ancora di più la frontiera della simbiosi uomo-macchina, dove la mente umana non si limita a essere tradotta in codice, ma lo diventa.