L’assenza di Elon Musk – appena insediatosi alla Casa Bianca al seguito del neopresidente Donald Trump – alla presentazione del progetto Stargate, finanziato congiuntamente da OpenAI, Oracle e Softbank, avrebbe dovuto far suonare un campanello d’allarme. E l’allarme è scattato il giorno seguente, quando OpenAI ha scritto su X – il social network di proprietà di Musk – che avrebbe “iniziato a impiegare 100 miliardi di dollari immediatamente”. Musk ha subito risposto: “In realtà non hanno i soldi”, e ha proseguito con un’altra battuta: “SoftBank ha ben meno di 10 miliardi di dollari garantiti. Lo so per certo”.
Le parole di Musk rappresentano una “rottura” con l’amministrazione Trump
Musk – il cui patrimonio netto è di circa 430 miliardi di dollari, quasi pari al mega investimento promesso da Stargate – twitta ogni giorno con una frequenza impressionante su una serie di argomenti, di solito per esaltare le proprie aziende e il presidente Trump. Pur considerando la sua elevata propensione a postare, i suoi tweet in cui dichiara che Stargate non è altro che aria fritta rappresentano una imprevista rottura con la Casa Bianca, dove è diventato uno dei consiglieri più vicini di Trump.
In sostanza, la sera successiva all’annuncio, Musk ha dichiarato che Stargate è una farsa finanziaria. La partnership è finalizzata alla costruzione di centri dati e infrastrutture informatiche essenziali per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Sebbene l’investimento sia notevole, alcune stime avevano già indicato che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale sarebbe costato tantissimo (1.000 mld di dollari).
Trump non ha ancora risposto alle bordate di Musk, che invece è andato oltre, ri-twittando l’immagine di una pipa da crack con un tweet di accompagnamento: “Immagine trapelata dello strumento di ricerca usato da OpenAI per arrivare alla cifra di 500 miliardi di dollari per Stargate”. In pratica, il capo di X ha trascorso gran parte del pomeriggio di mercoledì 22 gennaio a sparare su Stargate.
La risposta di Sam Altman
Dal canto suo, Altman ha tentato di trovare un tono conciliante, almeno nella sua prima risposta: “Rispetto sinceramente i suoi risultati e penso che lei sia l’imprenditore più stimolante del nostro tempo”. Poi il suo tono si è fatto più sprezzante, di fronte all’osservazione di Musk su Softbank: “Sbagliato, come sicuramente saprai. Vuoi venire a visitare il primo sito già avviato? è una grande cosa per il Paese. Mi rendo conto che ciò che è ottimo per il Paese non è sempre ottimale per le tue aziende, ma nel tuo nuovo ruolo spero che metterai al primo posto 🇺🇸“.



L’amministratore delegato di Microsoft, Satya Nadella, durante un’intervista alla CNBC, ha affermato: “Tutto quello che so è che sono a posto con i miei 80 miliardi di dollari. Spenderò 80 miliardi di dollari per costruire Azure”, riferendosi al prodotto di cloud computing di Microsoft.
A differenza di Musk e Altman, Nadella non si è seduto accanto a Trump durante l’insediamento del presidente, lunedì 20 gennaio, anche se la sua azienda ha donato 1 milione di dollari al comitato inaugurale.
L’astio tra Musk e Altman ha origini lontane. Musk, infatti, ha co-fondato OpenAI con Altman nel 2015, ma in seguito se n’è separato. Nel marzo 2024, ha citato in giudizio l’azienda per il suo piano di transizione verso un modello a scopo di lucro, ritirando la causa a luglio per poi citare nuovamente in giudizio OpenAI ad agosto, sostenendo un “inganno di proporzioni shakespeariane”. Sempre nel 2024 ha fondato una propria azienda rivale, xAI, che sta costruendo un grande centro dati a Memphis.
Gli altri due dirigenti della società coinvolte in Stargate, Larry Ellison di Oracle e Son di SoftBank, finora non hanno espresso commenti.
L’inizio di un’età dell’oro
“Questo è l’inizio di un’età dell’oro”, ha affermato Son nel corso della presentazione del progetto Stargate alla Casa Bianca, riprendendo le parole pronunciate da Trump nel suo discorso di insediamento. “Non saremmo in grado di farlo senza di lei, signor presidente”, ha commentato Altman.
Curtis Yarvin, blogger neoreazionario e campione del movimento Dark Enlightenment che ha un seguito di culto in alcuni circoli della costa occidentale, ha sostenuto che la democrazia è finita e ha invocato un tipo di tecno-monarchia più autoritaria.
Il “primo amico” di Trump, Elon Musk, si è già autodefinito il tecnoking di Tesla. Ma, circondato dai suoi cortigiani nerd, potrebbe essere Trump a emergere come il tecnoking dell’America.
Trump ha chiarito di voler riaffermare l’egemonia degli Stati Uniti nella tecnologia rispetto alla Cina, in particolare nell’AI. Ha già revocato l’ordine esecutivo del suo predecessore Joe Biden sulla sicurezza dell’AI. Sembra inoltre intenzionato a deregolamentare le criptovalute e a invertire l’agenda antitrust dell’amministrazione Biden per dare ancora più libertà alle Big Tech. Le quali, fiutando profitti e nuove opportunità nei settori della difesa, del nucleare e dello spazio, hanno subito applaudito le mosse di Trump.
Alcuni importanti investitori di venture capital della Silicon Valley, guidati da Marc Andreessen, hanno messo in guardia dai pericoli che le grandi aziende possono correre armando il governo per schiacciare le start-up e soffocare l’innovazione. Hanno promosso le virtù della Little Tech, che secondo loro è sempre stata “l’avanguardia della supremazia tecnologica americana”.
Il vicepresidente JD Vance, ex investitore di capitale di rischio, ha sostenuto in passato gli interventi dell’antitrust per promuovere la concorrenza, opponendosi a “questa strana idea che qualcosa non possa essere tirannico se avviene attraverso il funzionamento di un libero mercato”.