Scenari

Microsoft sfida Trump per proteggere il cloud in Europa



Indirizzo copiato

Annunciati cinque nuovi “impegni digitali” nei confronti dell’Europa, tra i quali la promessa di opporsi, anche legalmente, a qualunque ordine governativo che imponga l’interruzione dei servizi cloud ai clienti europei. La mossa del colosso hi-tech mira a rassicurare governi e aziende europee, sempre più preoccupati per la sovranità digitale e la sicurezza tecnologica

Pubblicato il 2 mag 2025



Microsoft

Microsoft è pronta a portare in tribunale il governo degli Stati Uniti, se necessario, pur di proteggere l’accesso dei clienti europei ai propri servizi cloud. L’annuncio, arrivato dal presidente e chief legal officer Brad Smith, segna una svolta significativa nella strategia del colosso tecnologico, sempre più attento a rafforzare la propria posizione nel Vecchio Continente in un clima di crescente tensione geopolitica.

La dichiarazione arriva in risposta allo shock provocato tra i leader europei dalla decisione di Donald Trump, durante la sua presidenza, di sospendere temporaneamente il supporto militare e di intelligence all’Ucraina. Il gesto ha alimentato dubbi sulla solidità dell’alleanza transatlantica e ha fatto emergere il timore che in futuro un presidente USA possa usare la leva tecnologica – e il controllo sulle infrastrutture cloud – come strumento di pressione politica sull’Unione Europea.


Cinque impegni per l’Europa: governance locale e indipendenza giuridica

Per affrontare queste preoccupazioni, Microsoft ha annunciato cinque nuovi “impegni digitali” nei confronti dell’Europa. Tra questi spicca la promessa di opporsi, anche legalmente, a qualunque ordine governativo che imponga l’interruzione dei servizi cloud ai clienti europei. L’azienda ha inoltre assicurato che i suoi servizi cloud nel continente saranno supervisionati da un consiglio di amministrazione europeo e opereranno sotto la legislazione europea.

Nel dettaglio, i contratti stipulati con clienti europei conterranno una clausola giuridica che obbliga Microsoft a contestare ogni ordine da parte di governi extraeuropei che minacci l’operatività dei data center europei. “Abbiamo una lunga storia di azioni legali contro diverse amministrazioni, quando necessario”, ha ricordato Smith in un’intervista al Financial Times.


Un’espansione da decine di miliardi: investimenti in 16 Paesi

A rafforzare l’impegno, Microsoft ha anche annunciato un piano di espansione delle proprie infrastrutture digitali in Europa. L’azienda aumenterà del 40% la capacità dei propri data center nel continente nei prossimi due anni, operando in 16 Paesi. L’investimento stimato, secondo quanto dichiarato da Smith, ammonta a “decine di miliardi di dollari” l’anno, smentendo le voci su un presunto rallentamento degli investimenti.

La mossa rappresenta anche una risposta concreta ai crescenti richiami europei alla “sovranità tecnologica”, con pressioni politiche e regolamentari per escludere le Big Tech americane da alcuni appalti pubblici e garantire un controllo europeo sui dati e le infrastrutture critiche.


Geopolitica digitale e fiducia: l’Europa resta centrale per Microsoft

Secondo Smith, la decisione di rendere pubblici questi impegni è dettata dalla necessità di trasmettere stabilità e affidabilità in un momento di turbolenza geopolitica. “Dobbiamo essere una fonte di stabilità digitale durante un periodo di volatilità geopolitica”, ha spiegato.

Il mercato europeo rappresenta oltre un quarto del fatturato globale di Microsoft, rendendo il mantenimento della fiducia tra i governi e le aziende del continente un elemento essenziale per la strategia dell’azienda. “È indispensabile per noi sostenere la fiducia nei confronti della nostra tecnologia”, ha affermato Smith.


Il timore delle politiche di Trump e l’effetto boomerang sui rapporti USA-Europa

Nonostante Smith ritenga “improbabile” una sospensione dei servizi tecnologici americani verso l’Europa, ha riconosciuto l’esistenza di un “forte consenso a Washington” a favore della continuità del flusso tecnologico transatlantico. Tuttavia, l’esperienza recente con l’Ucraina ha alimentato nei governi europei una crescente diffidenza e la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento, anche nel campo della cybersecurity.

L’annuncio di Microsoft arriva in un momento delicato, segnato da una crescente polarizzazione politica negli Stati Uniti. In tale scenario, la decisione dell’azienda di opporsi apertamente a potenziali ordini governativi rappresenta non solo una dichiarazione d’intenti, ma un atto politico in difesa della cooperazione digitale transatlantica.


Conclusioni: una sfida che va oltre il cloud

Con questa mossa, Microsoft diventa la prima big tech americana a rispondere in modo proattivo alle crescenti richieste europee di autonomia tecnologica e garanzie giuridiche. È un segnale forte che potrebbe aprire la strada ad altri attori del settore, obbligati a scegliere se seguire l’esempio di Redmond o rischiare di perdere terreno in uno dei mercati più regolamentati e politicamente sensibili del mondo.


Articoli correlati

Articolo 1 di 4