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Meta ha tentato di sottrarre talenti a OpenAI con offerte da 100 mln di dollari



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Lo ha rivelato Sam Altman, CEO di OpenAI: l’azienda di Zuckerberg ha tentato di assumere ricercatori di AI (anche di Google) con proposte milionarie, ma non è riuscita a convincere i migliori talenti. Il confronto tra i due leader è destinato a intensificarsi

Pubblicato il 18 giu 2025



OpenAI Meta

Negli ultimi mesi, Mark Zuckerberg ha avviato una vera e propria campagna di reclutamento per rinforzare il team di Meta, in particolare il nuovo gruppo dedicato all’intelligenza artificiale superintelligente. Con l’obiettivo di arruolare ricercatori di alto calibro da laboratori concorrenti come OpenAI e Google DeepMind, Meta ha offerto pacchetti di compensazione che arrivano fino a 100 milioni di dollari. Le proposte, che comprendono bonus di benvenuto e stipendi annuali straordinari, hanno attirato l’attenzione di molti, ma non sono riuscite ad attrarre i talenti più rilevanti.

Sam Altman: OpenAI resiste alle offerte di Meta

Sam Altman, CEO di OpenAI, ha confermato queste voci in un podcast con suo fratello Jack Altman, reso noto il 17 giugno. Nonostante l’appeal delle offerte, Altman ha sottolineato che finora nessuno dei migliori ricercatori di OpenAI ha ceduto alla tentazione di Meta. “Siamo felici che, almeno fino ad ora, nessuno dei nostri migliori talenti abbia accettato le loro proposte,” ha dichiarato.

Secondo Altman, i ricercatori di OpenAI credono che la missione dell’azienda e la possibilità di raggiungere l’AGI (Artificial General Intelligence) siano una promessa migliore rispetto alle offerte economiche.

Meta non riesce a sottrarre i ricercatori di punta: alcuni nomi

Tra gli obiettivi di Meta c’erano Noam Brown, uno dei principali ricercatori di OpenAI, e Koray Kavukcuoglu, architetto dell’AI presso Google. Tuttavia, entrambe le operazioni di acquisizione sono fallite. Per Altman, il vero valore di OpenAI risiede nella sua cultura dell’innovazione, che permette di attrarre e mantenere i migliori talenti, a differenza di Meta, che secondo lui non ha avuto un grande successo nel campo dell’innovazione.

Il futuro dell’intelligenza artificiale: innovare o restare indietro?

Durante l’intervista, Altman ha espresso il suo rispetto per Meta, ma ha anche criticato le sue capacità di innovare. “Credo che Meta stia cercando di raggiungere il nostro livello, ma non basta inseguire, bisogna innovare per restare davanti,” ha detto il CEO di OpenAI. In effetti, la corsa per l’AGI e l’intelligenza artificiale sta accelerando, e Meta dovrà fare di più se vuole competere con realtà consolidate come OpenAI, Anthropic e Google DeepMind.

Meta: sfide e investimenti per colmare il divario

Meta sta investendo risorse significative per costruire il proprio laboratorio di intelligenza artificiale superintelligente. Recentemente, ha annunciato un investimento importante in Scale AI, la compagnia di Alexandr Wang. Nonostante questi sforzi, la strada per Meta è ancora lunga. In futuro, dovrà non solo reclutare nuovi talenti, ma anche affrontare le sfide poste dall’evoluzione di OpenAI, che si prepara a rilasciare un modello AI open source che potrebbe rendere ancora più difficile per Meta competere.

Social media e AI: la nuova frontiera della competizione

Infine, Altman ha accennato alla possibilità di un’applicazione di social media basata sull’intelligenza artificiale, che potrebbe entrare in concorrenza con le piattaforme esistenti, come quelle di Meta. OpenAI sta infatti sviluppando una propria rete sociale che sfrutta l’AI per creare feed personalizzati, mentre Meta sta testando un’app AI chiamata Meta AI. Ma i primi riscontri sugli utenti di quest’ultima non sono del tutto positivi, con alcuni che hanno confuso le chat private con il pubblico.

Conclusioni

La corsa per l’innovazione nell’intelligenza artificiale non è solo una questione di soldi. Mentre Meta cerca di attrarre i talenti con compensi stellari, OpenAI punta sulla cultura dell’innovazione come sua forza. Il confronto tra Sam Altman e Mark Zuckerberg si prospetta sempre più intenso, con il futuro dell’AI che si gioca non solo su chi recluta i migliori ricercatori, ma anche su chi sarà in grado di innovare per guidare la prossima generazione di tecnologie intelligenti.

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