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Il costo nascosto del “workslop” generato dall’AI: produttività in calo e fiducia erosa



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Le aziende stanno investendo massicciamente negli strumenti di intelligenza artificiale generativa, ma i ritorni restano modesti. Una delle cause è il cosiddetto “workslop”: contenuti che appaiono raffinati ma mancano di sostanza, trasferendo il carico cognitivo ai colleghi. Un paradosso: più AI nei processi, più attività, ma nessun impatto concreto. Perché?

Pubblicato il 25 set 2025



workslop AI

Nonostante l’adozione dell’intelligenza artificiale generativa sia raddoppiata dal 2023, il 95% delle organizzazioni non registra ritorni misurabili sugli investimenti, secondo un report del MIT Media Lab. Il paradosso è evidente: più AI nei processi, più attività, ma nessun impatto concreto. Perché?


La nascita del “workslop”

La risposta potrebbe risiedere nel “workslop”, abbreviazione di work sloppy output. È il lavoro prodotto dall’AI che sembra ben fatto ma manca della sostanza necessaria per far avanzare realmente un compito. Come accade già sui social intasati da “slop” – cioè contenuti scadenti generati dall’AI – anche negli uffici si moltiplicano report, slide e testi che devono essere corretti, riscritti o reinterpretati dai colleghi.


Un finto risparmio che genera più lavoro

Secondo BetterUp Labs e Stanford Social Media Lab, il 41% dei lavoratori ha già sperimentato il workslop. Ogni episodio comporta quasi due ore di lavoro aggiuntivo e un costo stimato di 186 dollari al mese per dipendente. In un’azienda da 10mila persone, la perdita supera i 9 milioni di dollari l’anno.


Il lato umano: frustrazione e sfiducia

Ricevere workslop non è solo un costo economico: mina anche le relazioni. Il 53% dei lavoratori si dichiara infastidito, il 38% confuso e il 22% addirittura offeso. Ancora più grave, quasi la metà degli intervistati percepisce chi invia workslop come meno creativo, competente e affidabile. In un contesto aziendale, questo logora fiducia e collaborazione.


Una “workslop tax” invisibile

Diversamente dal semplice demandare a una macchina – come accade con Google – il workslop trasferisce il carico cognitivo da chi produce a chi riceve. In pratica, è un outsourcing mentale verso i colleghi. Le conseguenze non sono solo perdite di tempo, ma anche tensioni gerarchiche e il rischio di un declino generale nella qualità del lavoro.


Cosa possono fare i leader

Gli esperti indicano tre linee guida:

  • Evitare imperativi indiscriminati. Dire “usiamo l’AI ovunque” porta a un utilizzo superficiale. Serve chiarezza su quando e come impiegarla.
  • Promuovere una mentalità da “pilota”. Chi combina autonomia e ottimismo sfrutta l’AI per potenziare la creatività, non per scansare il lavoro.
  • Rafforzare la collaborazione. L’AI va integrata come strumento collaborativo, non come scorciatoia che scarica compiti sugli altri.

Dal lavoro pigro al lavoro intelligente

Il workslop è facile da produrre, ma costoso da gestire. Ciò che sembra un trucco per risparmiare tempo diventa una trappola per colleghi e organizzazioni. La sfida per i leader è chiara: stabilire regole, dare l’esempio e usare l’AI con scopo e intenzione. Solo così la tecnologia potrà essere leva di produttività e non ostacolo.


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