Chi mi ha seguito in questi anni sa che non sono mai stato tra gli incantati ammiratori dell’AI Act. L’ho sempre definito – con una punta di realistica amarezza – il Benjamin Button della regolamentazione europea: nato vecchio, in parte superato, in parte inadeguato (basti pensare alla classificazione dei chatbot come “a rischio lieve”) e inevitabilmente in ritardo rispetto all’occupazione silenziosa e quotidiana che l’intelligenza artificiale ha messo in atto nelle nostre vite. Un testo che, per come è stato concepito, sembrava voler imbrigliare un’onda con una rete di carta.
Normative
Giù le mani dall’AI Act
Secondo quanto confermato dalla vicepresidente della Commissione europea, Henna Virkkunen, Bruxelles starebbe valutando la possibilità di rinviare alcune parti del Regolamento, quelle più complesse da implementare. Non è chiaro se per difficoltà tecniche reali o per le crescenti pressioni delle lobby. Il rischio è che la legge venga svuotata di efficacia
Componente del Garante per la protezione dei dati personali

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