Gli editori associati alla Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG) hanno depositato un reclamo formale presso l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), nel suo ruolo di Coordinatore nazionale dei Servizi Digitali, contro il nuovo servizio AI Overviews di Google.
Secondo la nota tecnica, Google – con l’introduzione di AI Overviews in Italia, e più recentemente della funzione “AI Mode” – violerebbe disposizioni essenziali del Digital Services Act (DSA), compromettendo visibilità, traffico e ricavi delle testate giornalistiche
“A mio parere il reclamo ha un valore istruttorio e preparatorio, oltre che di pressione politica”, commenta l’avvocato Alfredo Esposito, specializzato in copyright. “Agcom ha infatti il potere di aprire un’istruttoria nazionale raccogliendo prove, come ad esempio dati sul traffico e testimonianze degli editori italiani, costruendo un dossier probatorio che potrebbe rivelarsi utile qualora la Commissione europea decidesse di aprire un procedimento formale contro Google. In secondo luogo, e questo è forse l’aspetto più rilevante, Agcom può coordinare l’azione con gli altri regolatori nazionali”, aggiunge.
Il termine “traffic killer” è stato scelto dagli editori per indicare il disincentivo al click sugli articoli originali: Google fornisce all’utente una risposta sintetica generata dall’AI, anziché proporre il link alle fonti, erodendo così il flusso di utenti verso i siti d’informazione.
I rischi paventati includono perdita di introiti pubblicitari, minore diversità mediatica e potenziale proliferazione della disinformazione: quando le risposte AI non rimandano alle fonti, si riduce la trasparenza del processo informativo.
“La sfida principale rimane quella di intraprendere un’attività istruttoria adeguata e coordinata. In particolare, il reclamo riguarda un prestatore di servizi intermediari, Google, con sede principale nell’UE in Irlanda”, è il commento di Sofia Sesana, avvocato presso lo studio legale Gallotto. “Pertanto, il coordinatore italiano, ovvero l’Autorità che ha ricevuto il reclamo, qualora lo ritenga ammissibile, deve trasmetterlo al coordinatore per i servizi digitali del paese in cui il prestatore è stabilito. Ad ogni modo, l’Autorità italiana non risulterebbe esclusa dal procedimento, essa potrà essere consultata dall’Autorità irlandese come autorità interessata, così da far valere le doglianze della FIEG che vengono comunque trasmesse da Agcom con parere motivato”.
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Coordinamento europeo: la battaglia va oltre i confini nazionali
Questa iniziativa italiana si inserisce in un più vasto movimento europeo. L’European Newspaper Publishers’ Association (ENPA) sta promuovendo azioni analoghe presso i Coordinatori nazionali dei servizi digitali in diversi Paesi dell’Unione, con l’obiettivo di convincere la Commissione europea ad aprire un procedimento formale ai sensi del DSA. “È ragionevole presupporre che se cinque o sei autorità nazionali segnalano contemporaneamente lo stesso problema alla Commissione, la pressione politica e istituzionale aumenta considerevolmente, rendendo molto più probabile un intervento a livello europeo”, aggiunge l’avvocato Esposito.
In particolare, un gruppo di editori indipendenti ha già presentato una denuncia antitrust contro Google presso la Commissione Europea, sostenendo che AI Overviews rappresenti un abuso della posizione dominante nel mercato della ricerca online.
Il reclamo europeo sottolinea che gli editori non hanno la possibilità di “opt-out” – ovvero di escludere i propri contenuti dall’uso da parte di Google per generare i riassunti AI – senza essere penalizzati nella visibilità dei risultati tradizionali.
In Germania, recentemente, un’alleanza di media e ONG ha depositato un reclamo simile presso l’Autorità federale delle reti (Bundesnetzagentur), segnalando che le risposte sintetiche AI colpiscono la frequenza con cui i siti vengono visitati.
“In ogni caso, essendo Google una piattaforma di grandi dimensioni (VLOP), essa è comunque sottoposta alla supervisione diretta della Commissione europea, la quale potrebbe intervenire in via autonoma”, aggiunge l’avvocato Sesana. “In tal senso, le associazioni di categoria auspicano un’istruttoria europea, con il coinvolgimento della Commissione, un risultato che avrebbe potuto essere raggiunto anche mediante un reclamo diretto a quest’ultima, vista la sua competenza diretta sulle grandi piattaforme. L’auspicio di coordinamento delle attività istruttorie non è dovuto solo alla presenza nazionale ed europea degli organismi competenti per la ricezione delle segnalazioni, ma anche alle conseguenze delle presunte violazioni che si intersecano inevitabilmente con altre normative, come avviene tra il DSA e la disciplina antitrust, che regola la concorrenza nel mercato. A tale proposito, è importante sottolineare che le Autorità nazionali e la Commissione Europea devono collaborare per garantire un’applicazione coerente delle normative. È bene sottolineare, ancora a livello procedura, che gli editori potrebbero decidere di chiedere misure cautelari, per evitare di dover attendere gli esiti della denuncia e i conseguenti risvolti, sebbene tale decisione dipenda dall’evoluzione dell’istruttoria”, fa notare Sesana.
Le critiche alla strategia di Google e la difesa dell’azienda
I critici sostengono che l’integrazione di AI Overviews nella ricerca Google renda superflui i clic verso le fonti originali, alterando profondamente il modello economico del giornalismo digitale.
Studi citati negli stessi reclami indicano cali fino all’80% nei click verso i domini delle testate, dopo l’introduzione della funzione AI Overviews.
Google, da parte sua, replica affermando che le sue novità stimolano nuove domande e nuove occasioni di scoperta dei contenuti e che molti affermazioni sull’impatto del traffico sarebbero basate su dati incompleti o metodologie errate.
L’azienda ha inoltre sostenuto che non copia testualmente i contenuti e che ottiene consensi attraverso meccanismi già previsti, rivendicando l’innovazione come valore aggiunto per gli utenti.
Implicazioni per la regolamentazione AI e il DSA
Il caso dei reclami contro Google tocca un tema cruciale: la capacità delle norme digitali europee di bilanciare l’innovazione delle piattaforme con la tutela dell’ecosistema informativo. Il DSA, entrato in vigore nel 2022, stabilisce nuovi obblighi per le piattaforme digitali, inclusi trasparenza, responsabilità e meccanismi di reclamo per soggetti terzi.
Tuttavia, come hanno evidenziato vari studiosi, nel DSA e nell’AI Act residuano “gap regolatori” in materia di audit esterni, accesso ai modelli e dati per soggetti indipendenti e vigilanza condivisa.
L’esito dell’istruttoria che Agcom potrebbe aprire su Google – qualora ritenesse fondato il reclamo FIEG – potrebbe rivelarsi una cartina di tornasole per la capacità dell’Italia di dare attuazione concreta alle norme UE nel settore dell’intelligenza artificiale applicata all’informazione. “Agcom non può ovviamente sanzionare direttamente Google, competenza che spetta esclusivamente alla Commissione europea per le violazioni del DSA e, più specificamente per condotte di self-preferencing, del Digital Markets Act”, commenta Esposito.
“Per quanto riguarda il merito della segnalazione presentata dalla FIEG, al momento non sono state rese pubbliche le disposizioni normative che si ritengono violate. Tuttavia, in base a quanto contestato, le accuse potrebbero essere riconducibili a una violazione degli obblighi di trasparenza da parte di Google, che è tenuta a rendere noti i criteri con cui i contenuti vengono presentati agli utenti, compreso l’algoritmo utilizzato e il ranking dei risultati”, precisa l’avvocato Sesana. “Inoltre, il DSA prevede la protezione diretta degli editori, i quali, in quanto destinatari del servizio digitale, sono tutelati contro qualsiasi pratica che possa alterare il mercato e la concorrenza, generando potenziali danni economici. In quanto piattaforma di grandi dimensioni, Google è obbligata dal DSA a valutare preventivamente i rischi sistemici legati alla sua attività. Una volta identificati i rischi, essa è tenuta ad adottare misure per mitigarli. Tra i rischi accertabili, vi sono certamente quelli legati alla pluralità delle fonti di informazione, alla perdita di visibilità dei contenuti per gli editori e, di conseguenza, alla riduzione dei loro introiti”, conclude.
Prossimi scenari e ostacoli da superare
Molto dipenderà dall’intervento della Commissione europea: se porterà avanti un’istruttoria formale mediante la struttura di vigilanza centrale per il DSA o se impiegherà invece autorità nazionali come Agcom per guidare l’azione regolatoria.
Cosa potrebbe fare Agcom? Di quali strumenti dispone? “Primo, può emettere raccomandazioni e diffide pubbliche che, pur non avendo valore sanzionatorio immediato, possono mettere Google sotto pressione”, spiega Esposito. “Un rimedio blando ma che potrebbe essere importante da un punto di vista simbolico. Secondo, come anticipavo prima, può attivare il meccanismo di cooperazione tra autorità nazionali previsto dal DSA. Se Agcom ritiene che vi sia una violazione sistemica che impatta più Stati membri, può infatti chiedere formalmente alla Commissione di aprire un procedimento. A quel punto si innescano le procedure sanzionatorie vere e proprie. Terzo, sebbene si tratti di un’ipotesi altamente improbabile, Agcom potrebbe adottare misure provvisorie d’urgenza qualora sussista un rischio di danno grave e la necessità di un intervento immediato. Sono poteri straordinari, utilizzati raramente e solitamente in contesti in cui il periculum in mora relativo a danni gravi e imminenti è evidente. In linea teorica, Agcom potrebbe notificare la Commissione europea e ordinare a Google di sospendere o modificare AI Overview in Italia in attesa della decisione definitiva. Personalmente ne dubito fortemente, ma rientra tra le varie ipotesi”, chiosa l’avvocato.
Sul fronte giudiziario, Google potrebbe impugnare eventuali provvedimenti restrittivi, sostenendo che le sue attività sono compatibili con il DSA e che le accuse si basano su analisi statistiche discutibili.
“Il caso AI Overviews rappresenta un nuovo terreno di tensione tra le grandi piattaforme tecnologiche e il sistema dell’informazione tradizionale”, sottolinea l’avvocato Silvano Lorusso dello studio legale BLB. “L’iniziativa della Fieg evidenzia come l’adozione di strumenti di intelligenza artificiale integrati ai consueti strumenti di ricerca online stia rapidamente ridefinendo gli equilibri tra produttori di contenuti e intermediari digitali. Al centro della questione non c’è solo la tutela economica degli editori, ma anche la qualità e la pluralità dell’informazione a disposizione dei cittadini. Si tratta, dunque, di una sfida regolatoria cruciale, piuttosto complicata per l’Europa. Occorre, pur mantenendo la indispensabile garanzia di libertà di iniziativa economica, tenere sempre in primo piano il bilanciamento tra innovazione e diritti, garantendo che l’uso dell’IA non comprometta la trasparenza, la concorrenza e la diversità del panorama informativo”.
Conclusioni
La vicenda che vede opposta la FIEG a Google è destinata ad aprire un dibattito pubblico più ampio sul ruolo che le piattaforme digitali e le tecnologie AI devono avere in un ecosistema informativo pluralista e democratico: come garantire che l’intelligenza artificiale non diventi un filtro incontrollato tra utente e giornalismo?






